L’uso delle perizie sui minori nelle separazioni e divorzi: i pro e i contro

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Nei casi di separazione e divorzio dei coniugi, l’ordinamento giuridico italiano prevede che l’affidamento dei figli sia disciplinato nell’esclusivo interesse dei figli.

In tali procedimenti, qualora i genitori riescano a trovare un accordo sulle modalità di affido, sui modi e l’esercizio della potestà, sui ruoli e i compiti da svolgere, il Giudice  raramente mette in discussione tali modalità che incidono sull’esercizio della potestà genitoriale, salvo i casi in cui tali accordi risultino pregiudizievoli per l’interesse dei minori.

Non sempre però i genitori riescono a trovare un accordo sull’affidamento dei figli che, purtroppo, si trovano a dover assistere a discussioni piuttosto accese dovute al conflitto astioso e irrazionale dei genitori, dove si scontrano emotività e risentimenti che, necessariamente, si ripercuotono sui figli con conseguenze devastanti sul piano emotivo e psicologico.

In tali casi, nel corso del procedimento di separazione o divorzio giudiziale, il Giudice, ai sensi dell’art. 191 c.p.c., ha facoltà di avvalersi di uno o più esperti, spesso psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, dotati di cognizioni scientifiche particolari, chiamati ad esprimere una valutazione sulla condizione psico-fisica del minore, nonché sull’idoneità genitoriale di ciascun coniuge e a fornire un parere sulla migliore ipotesi di affidamento per il minore, che lo aiuti ad affrontare l’iter della separazione (o divorzio) che può durare anche anni.

La consulenza tecnica sui minori è pertanto una fase molto delicata nella quale la capacità del professionista incaricato ricopre un ruolo determinante. Infatti, spesso si innesca un meccanismo per cui il bambino si attribuisce la responsabilità per ciò che riguarda il procedimento in corso. Generalmente i colloqui con il minore avvengono prima solamente con lo psicologo, spesso con l’ausilio di disegni e giochi in luoghi accoglienti che ne favoriscano la serenità, e successivamente insieme all’uno e all’altro genitore per comprendere le relazioni interpersonali del minore oltre che con i genitori anche con altri membri della famiglia.

Le parti possono, a loro volta, avvalersi dell’ausilio di consulenti (sempre scelti fra le categorie degli psicologi o psichiatri) che presenzieranno a tutti gli incontri fissati  dal Consulente Tecnico d’Ufficio e collaboreranno/contesteranno la redazione della perizia finale. Lo psicologo nell’espletare la CTU concorderà i tempi e la metodologia con i consulenti tecnici di parte e di ogni seduta verrà redatto un verbale, mentre l’avvocato dei genitori non dovrà avere contatti con il minore. L’audizione del minore, quando necessaria è sempre molto protetta. Capita spesso però che i racconti dei bambini siano inattendibili perché frutto di fantasia o, soprattutto nei casi di forte conflitto, di manipolazione da parte dei genitori e pertanto il CTU ha bisogno di ricorrere alla somministrazione dei test (sia sui minori che sugli adulti) per approfondire alcune aree di personalità del soggetto.

Con riferimento proprio alla credibilità dei racconti dei minori, disposizioni normative nazionali, tra cui la Legge n. 54 dell’anno 2006, e le numerose Convenzioni internazionali prevedono che l’audizione dei minori al di sotto dei dodici anni sia consentita solo dopo aver valutato la loro capacità di discernimento intesa come capacità di elaborare autonomamente concetti e idee, di avere opinioni proprie e di comprendere gli eventi. Obiettivo delle perizie è pertanto contribuire a individuare il migliore interesse psicologico per il minore, focalizzando l’attenzione sulle principali cause di conflitto parentale e dei possibili effetti sullo sviluppo psico-sociale sui figli, indentificando anche le risorse potenziali al fine di offrire un sostegno alla famiglia, considerato che il Tribunale si baserà proprio sulle considerazioni degli esperti per trarre le proprie conclusioni ed emettere una decisione con riferimento all’affidamento dei figli e alle modalità di permanenza con il genitore non collocatario.

Spesso però tali perizie vengono espletate in contesti molto difficili in cui la conflittualità tra i genitori ostacolano le indagini che, necessariamente, saranno carenti o non del tutto rappresentative della situazione familiare in cui il minore vive. Al di là dell’attendibilità del risultato, che è incontestata; l’esperienza mi ha insegnato che molto spesso durante il tempo della perizia i genitori mettono in atto dei comportamenti di plagio ancora più accentuati di quelli normalmente utilizzati nelle prime fasi di una separazione ed addossano ai figli il peso di una responsabilità che non compete loro. Pertanto, se è pur vero che i professionistiche si occupano della redazione della perizia si attivano fortemente per evitare tutto ciò, è altrettanto vero che nessuno può evitare le “manipolazioni” che avvengono all’interno delle pareti domestiche. Pertanto, ancora oggi l’opportunità dell’utilizzo delle perizie sui minori è oggetto di forte dibattito tra avvocati, psicologi e giuristi che contrappongono l’effettiva utilità delle perizie alle ripercussioni che le stesse avranno su individui ancora da formarsi.

Barbara Armanini, avvocato, socia dal 1995 di avviato studio legale milanese, da quindici anni si occupa prevalentemente di diritto di famiglia con particolare attenzione, oltre all’aspetto prettamente legale, a quello emotivo – familiare dei propri assistiti, avendo partecipato a diversi seminari di formazione sia giuridica che di conoscenza umana. L’esperienza maturata in entrambi i settori le permette di poter operare nel campo giuridico con le necessarie attenzioni e rispetto per le problematiche emotive emozionali così strettamente legate alle controversie familiari.

Studio Legale Bevilacqua, Armanini & Associati – Associazione Professionale
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