Bon Ton della separazione e del divorzio: come evitare cadute di stile

di francesca


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Purtroppo questa abitudine alberga anche in persone meno famose. Accade spesso che quanto succede tra coniugi venga narrato almeno alle famiglie d’origine, per arrivare spesso anche agli amici o perfino ai colleghi di lavoro.

In una società che vive di gossip, spesso ci si mette al centro del pettegolezzo, magari solo per sfogarsi, ignorando quanto possa essere negativa la pubblicizzazione della propria vita, soprattutto privata, e quanto invece la riservatezza ed il rispetto del coniuge siano valori che non devono (laddove sia possibile) venir meno nemmeno alla fine del rapporto.

Parlare male del partner demolendo completamente ogni sua caratteristica, porta chi ascolta a dubitare della capacità di valutare le persone di chi sparla.

Ma perché esporre la propria vita al vaglio dei giudizi altrui, visto che non ne possiamo trarre alcun vantaggio, come invece spesso accade per i vip?

Ecco quelle che a mio parere potrebbero essere le regole base di bon ton per coloro che stanno vivendo la fase della separazione o del divorzio.

Anzitutto la riservatezza, che non implica l’assoluto silenzio sulla propria nuova condizione, ma la comunicazione della stessa, possibilmente in modo congiunto da parte della coppia, con sobrietà, tenendo per sé i giudizi più aspri, a cominciare dalle persone più coinvolte, cioè i figli, e successivamente ai familiari e gli amici più stretti.

I figli difficilmente accettano a cuor leggero la scelta dei genitori di separarsi e vanno rassicurati sull’amore che si continuerà a provare per loro, e sulla possibilità che continueranno ad avere di frequentare entrambi i genitori.

Purtroppo la loro vita non potrà essere più la stessa: il solo fatto di non godere della contemporanea presenza di mamma e papà rappresenta un grande cambiamento; è necessario ascoltare molto le loro esigenze e dove ci si accorga di non essere capaci, può essere importante farsi aiutare da uno specialista.

In ogni caso, ciascun genitore dovrà evitare di parlare male dell’altro: piuttosto si potrà tacere, laddove non si è proprio nelle possibilità di dipingere l’altro costruttivamente.

Altra regola d’oro è quella di limitarsi ad informare garbatamente la propria famiglia d’origine, e gli amici che si frequentavano in coppia, senza però rendere partecipi tutti di ogni litigio o discussione, evitando di chiedere di prendere posizione o addirittura di togliere il saluto al proprio ex coniuge, magari dopo tanti anni di convivenza e di feste e vacanze trascorse insieme.

Non meno importante è la questione del ricorso al diritto penale per risolvere controversie di diritto di famiglia.

Ritengo che nell’ambito delle discussioni familiari si utilizzi troppo spesso impropriamente lo strumento della querela, che senz’altro è una forma di giusta protezione contro i reati realmente perpetrati, ma che qualche volta, nei casi più estremi, viene strumentalizzata per ottenere degli apparenti vantaggi.

Peraltro, la pratica di rivolgersi per ogni discussione al Giudice penale non genera i frutti che molti auspicano e se non si provano i fatti che si raccontano, ed il procedimento viene archiviato per insussistenza di condotte penalmente rilevanti, si può essere esposti, a propria volta, alla querela per diffamazione ed alla condanna al risarcimento del danno.

Da ultimo, il nostro codice civile, prevedendo la separazione per tre anni prima di poter accedere al divorzio, stabilisce che debba sopravvivere il principio solidaristico tra coniugi, che, per il diritto, si traduce essenzialmente nella contribuzione economica del più abbiente al più debole, e per la morale si traduce nel rispetto reciproco.

In fondo, rispettare il proprio passato, e quanti ne hanno fatto parte, è un modo per rispettare se stessi!

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