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Secondamento dopo il parto, in cosa consiste e come affrontarlo
Si parla molto spesso di secondamento dopo il parto, ma spesso non si capisce bene cosa si intenda esattamente. In pratica parliamo di quella fase immediatamente successiva al parto in cui avviene l’espulsione della placenta. Nulla di insolito o preoccupante, ma chi è alla prima gravidanza vorrebbe sicuramente saperne di più e dovrebbe essere proprio il vostro ginecologo ad informarvi.
Il secondamento, dunque, è la fase successiva che segue la nascita del neonato e che può avere una durata variabile, anche se quasi mai dura più di mezzora. In breve è il momento in cui, immediatamente dopo il parto, bisogna che la placenta e gli annessi fetali vengano espulsi attraverso qualche spinta ulteriore dopo la nascita del bambino. Il problema è che molto spesso la partoriente da sola, spingendo, non riesce ad espellere placenta e cordone ombelicale, per cui diventa quasi necessario l’intervento dell’ostetrica che, tramite apposite manovre, aiuterà la partoriente in quest’ultima fase del parto. Può anche succedere, però, che l’espulsione avvenga in modo naturale, senza neppure accorgersene, ma di solito non è così, purtroppo. Nei casi più complicati in cui la neomamma, nonostante la collaborazione dell’ostetrica, non riesca a espellere la placenta si può anche somministrare ossitocina tramite un’iniezione direttamente sul cordone ombelicale.
In che modo dovremmo affrontare il secondamento? Senza alcuna ansia o preoccupazione, ma tenendo comunque conto che si tratta di una fase del parto, quella finale. Potrebbero esserci perdite di sangue a causa della rottura di qualche vaso e nei giorni successivi potrebbero presentarsi anche perdite ematiche di una certa importanza, un po’ come quelle del ciclo: per questo motivo tra le cose da mettere nella borsa dell’ospedale ci sono anche gli assorbenti post-parto, proprio perché non è raro che situazioni del genere possano verificarsi.
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