Massimo Troisi, biografia, carriera dell’attore napoletano

di Redazione


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Massimo Troisi

Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano (Napoli), il 19 febbraio del 1953. Muore a Roma, il 4 giugno del 1994, all’età di 41 anni. È ultimo di sei figli del ferroviere Alfredo Troisi e di Elena Andinolfi. Nel 1951 la famiglia si trasferisce a vivere insieme ai nonni materni, uno zio e una zia con i loro 5 nipoti. Già da neonato, Massimo riscuote successo nello spettacolo, diventando testimonial per il latte in polvere Mellin.

Affetto sin da bambino da febbre reumatica, sviluppa una grave degenerazione della valvola mitrale, complicata dallo scompenso cardiaco che gli sarebbe stato fatale in futuro.

Esordi

Nonostante i problemi di salute, scrive poesie e si dedica al teatro. Esordisce a 15 anni, nel teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna insieme ad alcuni amici d’infanzia, come Lello Arena, Nico Mucci e Valeria Pezza.

Nel febbraio del 1970 Troisi, insieme a Costantino Punzo, Peppe Borrelli e Lello Arena, mette in scena una farsa di Antonio Petito, “‘E spirete dint’ ‘a casa ‘e Pulcinella“. Massimo Troisi vede nella celebre maschera di Pulcinella una forza nuova, nascosta. Comincia a vestirne i panni in spettacoli domenicali, poi passa al proprio materiale.

Con gli amici del teatro, il gruppo Rh-Negativo, recita in diversi spettacoli. Nel 1976 si sottopone a un intervento alla valvola mitrale a Houston, negli Stati Uniti, con buon esito e riprende subito l’attività teatrale.

Alla fine degli anni Settanta il gruppo prende il nome di “La Smorfia” e vi rimangono solo Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo Decaro. Dal 1979 all’inizio degli Ottanta mette in scena molti sketch, approdando a “Luna Park”, il programma del sabato sera condotto da Pippo Baudo. Il trio si scioglie agli albori degli anni ’80.

Il cinema

Arriviamo così al momento del cinema: all’inizio, le proposte non allettarono Massimo Troisi. Nel 1981 il produttore Mauro Berardi era alla ricerca di volti nuovi e gli propose un ruolo da protagonista per un nuovo film di Luigi Magni. Sebbene quel progetto non vide mai la luce, Berardi voleva lavorare con Troisi, quindi gli offrì di scrivere, dirigere e interpretare un film tutto suo. Quel film è “Ricomincio da tre“.

Nel 1982, chiamato da Rai3 per la serie “Che fai… ridi?!“, Massimo costruisce il film “Morto Troisi, viva Troisi“, inscenando la sua morte prematura, costruendolo sulla falsariga di un documentario televisivo. Nello stesso anno è soggettista e attore, nei panni di se stesso del film “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, al fianco di Lello Arena.

L’anno seguente firma “Scusate il ritardo“, ricreando una serie di personaggi-tipo, come l’amico di Vincenzo, Tonino, interpretato da Arena. Esce invece nel 1984 “Non ci resta che piangere”, scritto, diretto e interpretato con l’amico Roberto Benigni: la pellicola narra le vicende di due amici che vengono catapultati, per uno strano scherzo del destino, nel lontano 1492.

Massimo Troisi e Roberto Benigni
Massimo Troisi e Roberto Benigni

La coppia Troisi-Benigni funziona talmente bene da essere accostata al duo Totò e Peppino come ripartizione dei caratteri: Benigni, tracotante ed esuberante va accostato al grande principe De Curtis, e Troisi, più mugugnone e titubante, a Peppino.

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Arriviamo così al 1986, che vede Massimo Troisi in un piccolo ruolo nel film “Hotel Colonial“, girato in Colombia. L’anno seguente interpreta e gira “Le vie del Signore sono infinite”. A causa di una crisi cardiaca rifiuta di interpretare un Pulcinella di Strawinskij in uno spettacolo teatrale diretto dal regista Roberto De Simone ma, nel triennio seguente, collabora come attore con Ettore Scola in tre film.

Nel 1988 gira “Splendor” (1988), cui segue “Che ora è” (1989), incentrato sui rapporti conflittuali tra padre e figlio, interpretati rispettivamente da Mastroianni e Troisi. L’inedita coppia si aggiudica ex aequo la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia e instaurò una profonda e sincera amicizia.

Anni Novanta

Massimo Troisi collabora nel 1990 per l’ultima volta con Ettore Scola nel film “Il viaggio di Capitan Fracassa“, che collega la commedia all’italiana alle antiche radici della commedia dell’arte, recitando il ruolo di Pulcinella. L’ultima regia firmata da Troisi, è per un film di cui è anche sceneggiatore e protagonista: “Pensavo fosse amore… invece era un calesse” del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri.

Nel 1993 Massimo subisce un nuovo intervento negli Stati Uniti, a 17 anni di distanza dal precedente, che tuttavia non gli apporta i miglioramenti che i medici gli avevano promesso. Il film seguente è uno dei massimi capolavori dell’attore, “Il postino“: per narrarne la storia bisogna fare un passo indietro al 1983.

L’ultimo film di Massimo Troisi e la morte

Durante le riprese di “Scusate il ritardo” il giornalista John Francis Lane, a nome del regista Michael Radford, incontra Troisi per proporgli il film “Another Time, Another Place – Una storia d’amore“, ma all’epoca non se la sente di girare all’estero. Più tardi, presa visione dell’ottimo lavoro del regista, gli confessa di aver perso una grande occasione.

I due diventano amici e si ripromettono di fare un film insieme. L’occasione arriva quando Nathalie Caldonazzo, ultima compagna di Troisi, gli regala il libro “Ardiente Paciencia” dello scrittore cileno Antonio Skármeta, edito in Italia con il titolo “Il postino di Neruda.

Dopo averlo letto, Troisi è entusiasta e ne acquista i diritti, ripromettendosi di realizzarne una versione cinematografica. Successivamente propone a Radford di dirigere le riprese. La sceneggiatura è scritta principalmente da Radford, Furio Scarpelli e Troisi. I tre si danno appuntamento a Los Angeles per ultimarla.

Troisi approfitta del suo soggiorno in America per spostarsi a Houston, nell’ospedale dove si è operato da ragazzo, per un controllo prima dell’inizio delle riprese. Il responso delle analisi lo coglie di sorpresa: apprende di doversi sottoporre con urgenza a un nuovo intervento chirurgico, perché entrambe le valvole al titanio si erano deteriorate.

Durante l’intervento ha un infarto, ma i medici riescono a tenerlo in vita. L’attore partenopeo rimane in ospedale un mese e mezzo e in questo periodo i medici gli consigliano come migliore soluzione il trapianto. Troisi decide di girare il film prima e le riprese cominciano nell’autunno del 1993 a Pantelleria, poi proseguirono a Salina e si concludono a Procida.

LEGGI ANCHE: Nathalie Caldonazzo su Massimo Troisi: “Fingeva di non avere quella malattia”.

Le condizioni di Troisi peggiorano giorno dopo giorno, al punto da costringerlo a farsi sostituire da una controfigura nelle scene più faticose. L’attore rivela di amare particolarmente questa pellicola, al punto da considerarla parte della sua stessa vita. Purtroppo non può assistere alla prima anteprima della pellicola: muore nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese, il 4 giugno 1994 a casa della sorella Anmamaria al Lido di Ostia, per un attacco cardiaco conseguente a febbri reumatiche.

Massimo Troisi è sepolto nel Cimitero di San Giorgio a Cremano, dove le sue spoglie riposano insieme a quelle della madre e del padre. “Il postino” ottiene un grande successo, sia in Italia che negli Stati Uniti e viene candidato a cinque Premi Oscar, ottenendo quello per la migliore colonna sonora, scritta da Luis Bacalov.

Foto di Gorup de Besanez – Own work, CC BY-SA 4.0.

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