Adriano Celentano, cos’ha detto su Enrico Letta e Giorgia Meloni

di Manuela Zanni


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Adriano Celentano rivendica il suo essere “grillino” ma a sorpresa ammette di aver “tifato per Enrico Letta” alle elezioni politiche del 25 settembre e soprattutto di aver trovato l’atteggiamento con cui Giorgia Meloni ha accolto la vittoria “come una improvvisa ondata di violenta saggezza”.

Adriano Celentano si esprime sulle elezioni

Il Molleggiato ha affidato ai social il suo pensiero, come ormai fa da qualche tempo, dall’account in cui si definisce “L’Inesistente”: “Premetto che la mia è una sensazione. Quello che vi sto dicendo è solo il parere di un grillino, che pur continuando ad essere un grillino, nel corso di queste elezioni ha fortemente tifato per Enrico Letta”, confessa Adriano Celentano. “Per cui da come sono andate le cose non c’è tanto da ridere”, ha aggiunto.

Adriano Celentano

Adriano Celentano

Adriano Celentano:  “Giorgia Meloni? Violenta saggezza”

“Però”, sottolinea l’artista, “il fatto che Giorgia Meloni non abbia festeggiato la sua vittoria, non so perché, ma lo interpreto come un segno di grande democrazia, quasi come un’improvvisa ondata di violenta saggezza… Sarà forse questo il nuovo corso politico…? Imparare a elogiare anche gli avversari…?”, chiede concludendo. Un atteggiamento quello del Molleggiato che va in controtendenza rispetto a molti altri suoi colleghi che invece hanno attaccato la Meloni dall’inizio della campagna elettorale gridando al pericolo di un ritorno al fascismo.

 

La carriera  di Adriano Celentano

Il «grande Adriano» appartiene alla terra di mezzo: rivoluzionario ma anche conservatore, urlatore eppure melodico, «Molleggiato» e insieme mistico, fenomeno da 200 milioni di dischi venduti tra l’Italia e l’estero, record con il quale nessun artista dello Stivale può competere. Percorso da predestinato, il suo. Da ragazzo della periferia a Nordest di Milano, si diverte a imitare Jerry Lewis e vince qualche concorso. Lavora come apprendista orologiaio quando, un giorno, la madre gli regala un disco. In un certo senso sempre di orologi si parlava: era il 45 giri di Rock around the clock di Bill Haley. E fu una via di Damasco: da quel preciso momento Celentano unirà il rock and roll delle origini alla gestualità del Picchiatello ricavandone l’estetica (e talvolta pure la retorica) del Molleggiato. Formula che, il 18 maggio del ’57, al Palazzo del Ghiaccio di Milano gli vale la ribalta del «Primo festival del rock and roll e delle danze jazz», dove si fa notare eseguendo Ciao ti dirò con i Rock Boys. Fino ad aggiudicarsi un contratto discografico.

Adriano Celentano

Adriano Celentano

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Di lì a poco ci sarà l’esplosione de Il tuo bacio è come un rock (1959), l’apparizione come simbolo del nuovo che avanza ne La dolce vita di Federico Fellini (1960), la prima partecipazione, ai tempi del servizio militare, al Festival di Sanremo (1961) con 24mila baci, grazie a una speciale dispensa firmata nientemeno che dall’allora ministro della Difesa Giulio Andreotti. Comincia una specie di marcia trionfale tra l’ambientalismo de Il ragazzo della via Gluck, l’anti-progressismo di Tre passi avanti e Chi non lavora non fa l’amore con cui trionfa al Sanremo 1970, hit memorabili come La coppia più bella del mondo e Una carezza in un pugno, il grammelot anglofono di Prisencolinensinainciusol, il pop best seller di Soli, la serie I miei americani, il duetto Mina Celentano da tre milioni di copie.

Le idee politiche del Molleggiato

In tutti questi anni di musica, cinema e Tv è stato pure imprenditore: già nel 1961, per guadagnare piena autonomia a riparo dalle major, lancia Il Clan, prima vera casa discografica indipendente d’Italia, oggi gestita dalla moglie e partner artistica di una vita Claudia Mori. Celentano politico: sincero cattolico (non è raro vederlo a messa, la domenica mattina, nella sua Galbiate), fervente ecologista, no global prima dei no global. Acclamato dai disimpegnati di destra, piace ai progressisti, non dispiace ai moderati, poi fa arrabbiare tutti e raccoglie, arrabbiato a sua volta, l’abbraccio dell’amico Beppe Grillo nel Movimento Cinquestelle. Il  ragazzo della via Gluck, in questi 80 anni, è stato tante, persino troppe cose. Lui 30enne del 1968, troppo vecchio per stare con i giovani e troppo giovane per stare coi vecchi.

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