Secondo Helen Fisher, docente di antropologia fisica all’Università del New Jersey, l’amore è una vera e propria dipendenza, anzi, per dirla come lei, una dipendenza positiva.
Ma perchè, esistono dipendenze positive e/o negative?
Sì. Ovvero, esistono dipendenze che, pur attivando gli stessi circuiti di gratificazione delle dipendenze vere e proprie (come quella dal gioco o dalle droghe, ad esempio), non fanno male così tanto male all’uomo come le precedenti.
Tra le dipendenze positive, infatti, pare proprio esserci, oltre a quella dal cibo, anche l’amore. Lo dimostrerebbe anche il fatto che gli esseri umani, quando sono innamorati, mostrano gli stessi sintomi della dipendenza:
Vediamoli uno per uno:
L’innamorato è totalmente concentrato sulla sua droga, ovvero la persona amata. Pensa in continuazione a lei/lui e ha sempre l’impulso di telefonarle, scriverle e cercarla. I soggetti più “intossicati” arrivano a distorcere la realtà, cambiando le loro abitudini e subendo modificazioni della personalità, proprio come nell’uso di droghe.
L’amante desidera intensamente l’unione emotiva e fisica con l’amato (dipendenza) e, come il drogato, che soffre perchè non può avere la sua droga quando ne è separato a causa dell’ansia da separazione,soffre se non ha accanto o “a portata di mano” la persona amata.
Quando è con la persona amata, l’innamorato si sente euforico e in stato di ebrezza. L’assuefazione fa si che la necessità di interazione debba aumentare sempre di più. L’innamorato vuole incontrare o contattare la persona amata con sempre più frequenza e minore distanza.
Se la storia finisce e uno degli amanti si sottrae all’altro, quest’ultimo soffre, provando gli stessi sintomi dell’astinenza da droga: crisi di pianto, letargia, ansia, insonnia, ipersonnia, perdita di appetito, bulimia…
Gli innamorati non hanno il controllo completo della situazione e dell’astinenza e a causa di questa sono “soggetti a ricadute” proprio come i tossicodipendenti.
Ma siamo proprio sicuri che tutte queste prove bastino a dimostrare che l’Amore, un sentimento su cui l’uomo si scervella da secoli, sia solo una dipendenza?
La risposta definitiva arriva dalle neuroscienze: la mente degli innamorati, se passata al vaglio della risonanza magnetica funzionale, attiva le stesse zone di gratificazione e in particolare i circuiti della dopamina, associati alla concentrazione, alla motivazione, all’estasi, alla disperazione, al desiderio, nello stesso modo che in qualsiasi altra dipendenza.
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