Padre uccide il figlio per punire l’ex moglie

di Redazione
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Martedì 22 aprile, poco prima delle 17:00, la quiete della frazione di Oltra, un piccolo villaggio di montagna nel comune di Lamon, in provincia di Belluno, è stata spezzata da urla e spari. In una modesta abitazione, i corpi senza vita di Vladislav Gaio, 49 anni, e del figlio Riccardo Gaio, 17 anni, sono stati trovati dai carabinieri e dai soccorritori del Suem 118. La scena, descritta come “impressionante”, ha confermato l’ipotesi di un omicidio-suicidio che ha lasciato la comunità sotto shock. A dare l’allarme è stata la figlia minorenne della coppia, una ragazzina di 13 anni, che ha scoperto i corpi al rientro a casa.

La dinamica del delitto

Le indagini, coordinate dalla Procura di Belluno sotto la guida dei pubblici ministeri Claudio Fabris e Roberta Gallego, hanno ricostruito una dinamica agghiacciante. Vladislav Gaio, dopo una lite furiosa, avrebbe preso un coltello dalla cucina e colpito il figlio Riccardo con diversi fendenti all’addome. Non contento, avrebbe poi utilizzato una pistola da macellazione, un’arma in libera vendita usata per l’abbattimento degli animali, sparando due colpi alla testa del ragazzo. Infine, l’uomo ha rivolto l’arma contro di sé, togliendosi la vita con un colpo alla testa. Il medico legale Antonello Cirnelli ha eseguito i primi accertamenti sui corpi, e la Procura ha disposto autopsie per chiarire ogni dettaglio medico-legale, fondamentali per confermare la sequenza degli eventi.

Un movente radicato nelle tensioni familiari

Dietro il gesto estremo di Vladislav Gaio si nasconde una storia di conflitti familiari e rancori mai sopiti. Secondo quanto emerso, l’uomo aveva un rapporto teso con l’ex moglie, Miriam Tommasini, madre di Riccardo e della figlia minore. Sebbene separati da circa due anni, i due continuavano a vivere nella stessa casa, probabilmente per ragioni economiche, una convivenza che alimentava continue discussioni. Poche ore prima della tragedia, intorno alle 14:00 di martedì, Miriam aveva denunciato Vladislav ai carabinieri per atteggiamenti persecutori. La notizia della denuncia, forse comunicata dalla stessa Miriam, avrebbe scatenato la furia dell’uomo, che ha interpretato il gesto come un affronto insopportabile.

Riccardo, descritto come un ragazzo sensibile e legato alla madre, avrebbe preso le sue difese durante la lite, un atto di protezione che avrebbe fatto precipitare la situazione. “È stata una vendetta contro l’ex moglie,” hanno riferito fonti investigative ai quotidiani locali, sottolineando come Vladislav abbia voluto “portarle via per sempre l’amato primogenito”. La dinamica, quindi, suggerisce un’escalation di violenza culminata in un gesto premeditato, con l’uomo che ha agito in assenza di altri familiari, cogliendo il momento in cui era solo con il figlio.

Una famiglia segnata dal disagio

La famiglia Gaio, residente a Oltra da 13 anni, era composta da Vladislav, Miriam, Riccardo, la figlia minore di 13 anni e l’anziana madre di Vladislav. Di origine polacca, Vladislav era nato e cresciuto nelle montagne bellunesi. In passato aveva lavorato come uomo immagine in discoteche e insegnante di arti marziali, ma da tempo era privo di un’occupazione stabile, con l’ultimo impiego terminato a marzo 2025 presso la ditta Metalba di Bassano del Grappa. Miriam, al contrario, aveva un lavoro stabile, un elemento che, secondo i vicini, contribuiva alle tensioni in casa.

Riccardo, studente presso un istituto superiore a Fiera di Primiero, aveva abbandonato gli studi dopo disaccordi familiari, iniziando di recente a lavorare. La preside dell’istituto, Maria Prodi, ha ricordato il ragazzo con affetto: “In tanti gli hanno voluto bene e ora non potranno più accompagnarlo nel cammino della crescita”. La famiglia, secondo i residenti, viveva in relativo isolamento, senza episodi eclatanti noti alla comunità, ma con segnali di disagio che emergevano nei litigi frequenti.

Il trauma della figlia minore

La scoperta dei corpi da parte della figlia di 13 anni ha aggiunto un ulteriore strato di tragedia. La ragazzina, rientrata a casa intorno alle 17:30, si è trovata di fronte a una scena che, nelle parole del sindaco Loris Maccagnan, “la segnerà per sempre.” Miriam e la figlia sono state immediatamente portate in ospedale, sotto osservazione per un forte stato di shock. La madre ha collaborato con i carabinieri, fornendo dettagli sulle dinamiche familiari e sulla denuncia presentata poche ore prima. Gli inquirenti hanno mantenuto il massimo riserbo sul contenuto della denuncia, ma non escludono che Vladislav esercitasse forme di violenza psicologica o fisica su moglie e figli.

Lutto cittadino e indagini in corso

Il sindaco di Lamon, Loris Maccagnan, ha annunciato il lutto cittadino in occasione dei funerali, un gesto di vicinanza alla famiglia e di rispetto per le vittime. “È una tragedia che lascia tutti attoniti,” ha dichiarato Maccagnan. “Siamo vicini alla famiglia e faremo il possibile per fornire supporto, anche psicologico, a chi è rimasto coinvolto indirettamente”. La comunità di Oltra, una trentina di residenti immersi nel silenzio delle montagne, fatica a elaborare l’accaduto. “Abbiamo sentito un forte rumore, dei colpi, e pensato che fosse accaduto qualcosa di terribile”, ha raccontato una vicina, che gestisce un bed and breakfast nelle vicinanze.

Le indagini, condotte dai carabinieri del comando provinciale di Belluno, guidati dal colonnello Enrico Pigozzo e dal comandante del Nucleo Investigativo Alessandro Starace, proseguono per chiarire ogni aspetto della vicenda. L’area dell’abitazione è stata posta sotto sequestro, e i rilievi sono ancora in corso. Le autopsie, affidate ad Antonello Cirnelli, saranno cruciali per confermare la dinamica e stabilire l’esatta cronologia dei fatti.

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