Makka ha ucciso il padre violento per salvare la madre: l’atroce confessione

di Redazione


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Una ragazza di 19 anni, Makka, ha confessato di aver ucciso il padre Akhyad Sulaev, 50enne ex campione di karate in Cecenia, colpendolo con un coltello da cucina. Il fatto è avvenuto venerdì scorso nell’appartamento della famiglia a Nizza Monferrato, in provincia di Asti.

La difesa estrema

La giovane, studentessa modello al terzo anno del liceo scientifico Pellati e cameriera la sera in un ristorante, ha raccontato di essere intervenuta per difendere la madre dall’ennesima violenta aggressione del padre. “Papà mi ha inseguita e presa a pugni. Era esperto di karate e arti marziali, sapeva dove colpirmi senza lasciare lividi evidenti. Ma ci ha sempre picchiate, io e mamma” ha dichiarato Makka.

La furia omicida

Quando l’uomo ha ricominciato a malmenare la moglie, Makka ha afferrato un coltello e l’ha colpito all’addome e alla schiena. Sulaev è morto poco dopo per le ferite riportate, nonostante i soccorsi del 118. La ragazza è rimasta sotto shock fino all’arrivo dei carabinieri, ai quali ha poi confessato tutto. “Non volevo ucciderlo. Mi sono solo difesa” ha detto tra le lacrime Makka agli inquirenti. La 19enne non ce la faceva più a sopportare le continue violenze e i soprusi del padre, ormai disoccupato, che voleva imporre anche il licenziamento della moglie dal ristorante dove lavorava. Dopo essere stato allontanato dal locale, l’uomo ha sfogato la sua rabbia sulla famiglia.

Un inferno familiare nascosto

Secondo la ricostruzione dell’avvocato difensore Massimiliano Sfolcini, Makka e la madre subivano da tempo le angherie del 50enne, che controllava ogni loro movimento e non tollerava l’indipendenza economica della moglie. Nessuno però era mai venuto a conoscenza del dramma familiare: Makka frequentava la scuola con ottimi voti e nessun compagno o insegnante aveva notato i lividi sul suo corpo. “Makka non ha mai denunciato il padre, come pure sua madre. Nessuno ha mai visto le violenze che subiva, eccetto l’unica amica a cui si è confidata e che ora verrà sentita dagli inquirenti” ha spiegato l’avvocato Sfolcini. La ragazza non ce la faceva più a sopportare quella vita di terrore e ha reagito istintivamente per difendere se stessa e la madre dalla furia del genitore violento. Ora Makka si trova in una struttura protetta, arrestata con l’accusa di omicidio. La sua unica speranza è che la magistratura riconosca la legittima difesa e la disperazione di una ragazza costretta a difendersi da un padre padrone e aggressivo.

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