Detenuto riabbraccia il suo cane Zair dopo un anno: l’incontro in carcere è commovente

di Gaetano Ferraro


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Un gesto di umanità e comprensione, capace di regalare un momento di gioia e consolazione tra le fredde mura di un carcere. È quanto accaduto nei giorni scorsi nell’istituto penitenziario di Lecce, dove un detenuto che non riceveva visite da oltre un anno, ha potuto riabbracciare il suo cane, unico vero affetto durante la vita da senzatetto prima dell’arresto.

Il detenuto e il cane vivevano in simbiosi

L’uomo e Zair, questo il nome del quadrupede, vivevano in simbiosi, sempre insieme, prima che le manette li dividessero. Da quel momento il detenuto ha vissuto in solitudine la sua detenzione, senza nemmeno la consolazione di qualche visita, se non la speranza di poter rivedere il suo amico a quattro zampe. Speranza diventata realtà l’altro giorno, quando il cane è potuto entrare nel carcere salentino per riabbracciare il suo padrone. Un incontro durato due ore intense ed emozionanti, come racconta la direttrice dell’istituto Maria Teresa Susca: “È stato toccante per il detenuto e per tutto il personale, che si è impegnato per esaudire il suo desiderio”.

La richiesta accolta dal carcere

La richiesta dell’uomo è stata accolta con umanità dalla direzione del carcere, che ha autorizzato e organizzzato nei dettagli l’incontro, gestito in sicurezza in un’area verde della struttura. “Si sono spesi tutti per questo momento: dalla polizia penitenziaria al funzionario che segue il detenuto, fino al suo avvocato” spiega la direttrice.

La storia che commuove

Una storia che scalda il cuore, in un contesto come quello carcerario dove di solito predominano sofferenza e solitudine. Per chi non ha nessuno, infatti, il legame con un animale domestico può essere terapeutico e lenire le difficoltà detentive. “Per il detenuto è stata una consolazione rivedere il cane, che rappresenta il suo unico affetto” commenta la dottoressa Susca.

L’incontro emozionante tra il cane e il detenuto dopo un anno

L’incontro, il primo autorizzato dall’attuale direzione, potrebbe non restare un episodio isolato: “È stato complicato organizzarlo ma è un’esperienza che si può ripetere. Certo vanno fatti caso per caso, ma abbiamo dimostrato che gesti del genere sono possibili”. Un barlume di speranza in un mare di solitudine, un messaggio di umanità che viene dal mondo dell’esecuzione penale, troppo spesso dimenticato. Per un giorno il freddo del carcere ha lasciato spazio al calore di un abbraccio.

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