Delitto di Garlasco, incidente probatorio: i dubbi sui reperti del 2007

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A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco torna sotto i riflettori con un maxi incidente probatorio. Le prime analisi escludono sangue nell’impronta 10, mentre l’intonaco della traccia 33 è scomparso.

Delitto di Garlasco

Delitto di Garlasco

A Milano, nella sede della Polizia Scientifica, è iniziato ieri, 17 giugno, il maxi incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, per fare luce sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. A 18 anni dal delitto che ha sconvolto l’Italia, le nuove indagini si concentrano su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, indagato per omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Le prime analisi, tuttavia, hanno sollevato più interrogativi che certezze, con reperti degradati e tracce mancanti che complicano il lavoro degli inquirenti.

Un caso che non trova pace

Il delitto di Garlasco, uno dei gialli giudiziari più intricati della cronaca italiana, continua a dividere l’opinione pubblica. Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata senza vita nella villetta di famiglia, in un lago di sangue ai piedi delle scale che conducevano al seminterrato. Alberto Stasi, allora suo fidanzato, è stato ritenuto colpevole dopo un lungo iter processuale, ma nuove evidenze hanno spinto la Procura di Pavia a riaprire il caso, puntando i riflettori su Andrea Sempio. L’incidente probatorio, iniziato ieri, rappresenta un momento decisivo per verificare l’utilizzabilità dei reperti raccolti 18 anni fa e per confrontare le tracce genetiche con i profili di Sempio, Stasi e altre persone vicine alla vittima.

L’impronta 10: nessuna traccia di sangue

Uno dei punti centrali delle analisi è il contatto papillare numero 10, un’impronta rinvenuta sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta dei Poggi. Gli inquirenti ipotizzano che possa essere stata lasciata da una “mano sporca” dell’assassino, forse macchiata di sangue. Tuttavia, il test OBTI, specifico per individuare sangue umano, ha dato esito negativo. “Nessuna traccia ematica è stata rilevata nelle 18 impronte analizzate, tra cui la numero 10, su cui sono stati effettuati 24 campionamenti di DNA”, hanno riferito fonti vicine agli accertamenti. Un secondo test sarà necessario per confermare l’assenza di materiale biologico, ma il risultato preliminare rappresenta un ostacolo per la Procura, che aveva attribuito grande rilevanza a questa traccia. Una consulenza dattiloscopica recente ha già escluso che l’impronta appartenga a Sempio o Stasi, alimentando l’ipotesi di un terzo soggetto sulla scena del crimine.

Alberto Stasi e Chiara Poggi.
Alberto Stasi e Chiara Poggi.

L’intonaco scomparso della traccia 33

Un altro colpo di scena è emerso con la scoperta che manca il reperto legato all’impronta palmare numero 33, trovata nel 2007 sul muro delle scale vicino al corpo di Chiara. Attribuita dalla Procura a Sempio grazie a una nuova analisi dattiloscopica che ha identificato 15 punti di corrispondenza, questa traccia era considerata un elemento chiave. Tuttavia, l’intonaco grattato dal muro dai carabinieri del RIS di Parma non è più disponibile. “Tra i reperti manca il campione in cui dovrebbe essere stato conservato l’intonaco legato all’impronta 33”, hanno riferito fonti presenti agli accertamenti. Inoltre, le “fascette paradesive” utilizzate per raccogliere le impronte si sono rivelate pellicole di acetilato, materiali che si degradano facilmente nel tempo, rendendo improbabile un’analisi genetica affidabile.

La spazzatura di Chiara: analisi rinviate

Le analisi sulla spazzatura trovata nella cucina della villetta, che include residui dell’ultima colazione di Chiara (come vasetti di Fruttolo, un brick di tè freddo e incarti di biscotti), sono state posticipate a giovedì 19 giugno a causa della mancanza del verbale di sequestro, recuperato solo successivamente. “Dalla spazzatura potrà emergere semplicemente se una persona ha toccato quegli oggetti, poi andrà contestualizzata”, ha dichiarato un consulente presente in Questura, sottolineando la necessità di cautela nell’interpretazione dei risultati. Gli esperti temono che le tracce genetiche, dopo 18 anni, possano essere degradate o contaminate, riducendo la loro attendibilità.

Le posizioni delle parti in causa

Il confronto tra i periti è stato serrato, con posizioni divergenti tra le parti coinvolte. La Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, ritiene che le tracce genetiche possano consolidare l’accusa contro Sempio, mentre la difesa dell’indagato, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, è convinta che non emergeranno novità significative. “Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria e nella sentenza definitiva che ha condannato Alberto Stasi”, ha dichiarato Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma e consulente di Sempio, prima di entrare in Questura. La difesa di Stasi, con l’avvocato Giada Bocellari, mostra un cauto ottimismo: “Valuteremo la catena di custodia e lo stato di conservazione dei reperti. C’è ottimismo, i risultati saranno ottenuti insieme”. La famiglia Poggi, rappresentata dai consulenti Marzio Capra e Dario Redaelli, resta scettica sull’ipotesi di più soggetti sulla scena del delitto, definendola “ridicola”.

L’ipotesi di più assassini

Le nuove indagini ipotizzano uno scenario diverso da quello che ha portato alla condanna di Stasi: un omicidio compiuto da più persone, con Chiara che potrebbe essersi difesa, lasciando tracce genetiche sotto le unghie. Un secondo profilo DNA, definito “ignoto 2”, è stato trovato anni fa ma non è stato possibile analizzarlo all’epoca. L’incidente probatorio mira a verificare l’utilizzabilità di queste tracce e a confrontarle con i profili di Sempio, Stasi, delle gemelle Cappa (cugine di Chiara), di Marco Panzarasa e di altri amici della vittima. Tuttavia, l’assenza di reperti chiave e la degradazione di quelli superstiti rappresentano una sfida per gli inquirenti.

Le altre tracce: la strisciata 97F

Tra le suggestioni emerse, spicca la traccia 97F, una strisciata di sangue trovata a sinistra sulle scale, inizialmente definita un’impronta ma giudicata “inutile” per un’attribuzione. “La traccia 97F ha certamente toccato la maglietta del pigiama di Chiara, ma non è classificabile”, ha spiegato Marco Radaelli, consulente della famiglia Poggi.

Cosa aspettarsi da giovedì

Giovedì 19 giugno, i periti procederanno con l’analisi della spazzatura e di altri reperti, tra cui un tappetino macchiato di sangue, un cucchiaino e i tamponi prelevati sulla vittima. L’obiettivo è estrarre tracce genetiche utili, ma lo stato di conservazione dei materiali resta un’incognita. “Tutti i risultati andranno interpretati con cautela, perché potremmo evidenziare tracce di persone che hanno frequentato quell’ambiente senza avere nulla a che fare con l’indagine”, ha avvertito Garofano. Gli esiti delle analisi, attesi entro ottobre o novembre, potrebbero ridefinire la storia del caso Garlasco o confermare la condanna di Stasi.