Il Tribunale della Libertà di Bologna ha deciso: Chiara Petrolini, accusata di omicidio e soppressione di cadavere di due neonati, resta agli arresti domiciliari con l’aggiunta del braccialetto elettronico.
Delitto di Garlasco, “sull’impronta 33 non c’è sangue”
Stampa articoloIl delitto di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco, continua a tenere banco nell’opinione pubblica italiana.
A 18 anni dall’omicidio, l’inchiesta riaperta dalla Procura di Pavia porta nuovi elementi al centro del dibattito giudiziario. Al centro delle ultime novità c’è l’impronta 33, una traccia palmare trovata sulla parete delle scale che conducono alla cantina dove fu rinvenuto il corpo senza vita della giovane. Questa impronta, attribuita dalla Procura ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, è al vaglio di un’intensa attività investigativa. Tuttavia, l’ex comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano, consulente della difesa di Sempio, ha avanzato considerazioni che potrebbero ridimensionare le ipotesi accusatorie.
L’impronta 33: una traccia controversa
L’impronta 33, rilevata nel 2007 mediante l’uso di ninidrina, un reagente chimico che evidenzia tracce latenti reagendo con gli amminoacidi, è stata recentemente attribuita ad Andrea Sempio grazie a una consulenza dattiloscopica disposta dalla Procura di Pavia. La traccia, trovata sulla parete destra delle scale che portano alla cantina, è stata analizzata dai consulenti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, che hanno identificato una corrispondenza con il palmo destro di Sempio sulla base di 15 minuzie dattiloscopiche. Tuttavia, Luciano Garofano, biologo ed ex comandante del Ris, ha offerto una prospettiva diversa. In un colloquio con i legali di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, Garofano ha sottolineato che l’impronta era già stata esaminata all’epoca del delitto e giudicata “non utile” per l’identificazione. “Le nuove tecnologie di cui si parla nella consulenza della Procura non sono altro che l’utilizzo di Photoshop, che esisteva già ai tempi”, ha dichiarato Garofano.
Nessuna traccia di sangue: una “certezza scientifica”
Un punto centrale delle indagini riguarda la possibile presenza di sangue nell’impronta 33. La Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, ha ipotizzato che la traccia potesse contenere materiale biologico utile per estrarre DNA e confermare un collegamento diretto con la scena del crimine. Tuttavia, Garofano ha smentito categoricamente questa ipotesi: “Non c’è sangue su quell’impronta, e questa è una certezza scientifica”. Secondo l’ex comandante, il colore rosato della traccia, visibile nelle immagini fotografiche alla base della consulenza della Procura, è dovuto esclusivamente alla reazione della ninidrina con gli amminoacidi presenti nel materiale organico, e non con l’emoglobina. “La ninidrina, in alcuni punti, appare più rossa perché reagisce con il materiale organico, ma non con il sangue”, ha precisato Garofano.
L’intonaco scomparso: un ostacolo per le indagini
Un altro elemento di discussione è l’intonaco prelevato dalla parete dove si trovava l’impronta 33. Secondo quanto riportato dalla Procura, parte della traccia fu asportata nel 2007 “grattando l’intonaco con un bisturi sterile” durante un accertamento tecnico irripetibile, come previsto dall’articolo 360 del codice di procedura penale. La Procura sta attualmente cercando negli archivi del Ris un involucro contenente questo materiale per effettuare nuove analisi biologiche alla ricerca di tracce di sangue o DNA. Tuttavia, Garofano ha espresso dubbi sulla disponibilità di questo reperto: “L’intonaco è stato consumato durante l’accertamento irripetibile dell’epoca. Almeno, così sembrerebbe”.
La difesa di Sempio: in attesa di documenti
I legali di Andrea Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, stanno preparando una consulenza dattiloscopica difensiva per rispondere alle conclusioni della Procura. Tuttavia, hanno presentato una richiesta urgente affinché la Procura di Pavia fornisca loro tutti i documenti e il materiale utilizzato nella recente consulenza. “Abbiamo bisogno di accedere a tutti i dati per poter elaborare una nostra relazione di parte”, ha dichiarato l’avvocata Taccia. La difesa sostiene che la presenza di tracce di Sempio nella villetta di via Pascoli non sia necessariamente incriminante, considerando che il 37enne frequentava regolarmente la casa dei Poggi. “Io frequentavo la casa, quindi tracce mie in giro immagino che ci siano. L’unica stanza che non ho mai frequentato era la camera da letto dei genitori”, ha ribadito Sempio, come riportato dai suoi legali.
Il contesto dell’inchiesta riaperta
La riapertura dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, avvenuta l’11 marzo 2025, è stata spinta da nuovi elementi emersi da una consulenza genetica presentata dalla difesa di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara Poggi condannato in via definitiva a 16 anni di carcere nel 2015. La consulenza, commissionata agli esperti Ugo Ricci e Lutz Roewer, ha suggerito che il DNA trovato sotto le unghie di Chiara potrebbe essere compatibile con quello di Sempio. Questo ha spinto la Procura, sotto la guida di Fabio Napoleone, insieme ai pm Valentina De Stefano e Stefano Civardi, a disporre un maxi incidente probatorio per analizzare non solo l’impronta 33, ma anche altri reperti mai esaminati in precedenza, come para-adesivi delle impronte e oggetti ritrovati nella villetta. L’incidente probatorio, in programma per il 17 giugno 2025, vedrà il confronto tra i consulenti della Procura, della difesa di Sempio e della famiglia Poggi, rappresentata dagli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna.