Delitto di Garlasco: al via l’incidente probatorio, ci sarà una nuova verità?
A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la Procura di Pavia riapre il caso con un maxi incidente probatorio. Nuove analisi su DNA, impronte e reperti mai esaminati potrebbero cambiare la storia giudiziaria. Andrea Sempio al centro delle indagini.

Delitto di Garlasco
Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata senza vita nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. L’omicidio, che ha scosso l’Italia, ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, a 16 anni di carcere. Ma oggi, a quasi due decenni di distanza, l’inchiesta si riapre con un incidente probatorio che potrebbe cambiare le carte in tavola. Unico indagato è Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi. Oggi, martedì 17 giugno, nella Questura di Milano, sono iniziate le analisi su reperti biologici e impronte, con l’obiettivo di rispondere a sei quesiti in 90 giorni, sebbene i tempi potrebbero allungarsi.
Avvio delle operazioni peritali
Le attività tecniche sono iniziate alle 10:30 nella Questura di Milano, sotto la supervisione dei periti nominati dal Gip di Pavia, Daniela Garlaschelli: la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani. Presenti anche i consulenti delle parti, tra cui Luciano Garofano, ex comandante del RIS e difensore di Sempio, e Marzio Capra, genetista della famiglia Poggi. “Iniziamo le operazioni peritali. Oggi valuteremo la catena di custodia e credo apriremo i reperti e stabiliremo un calendario di analisi”, ha dichiarato Giada Bocellari, avvocato di Alberto Stasi, mostrando un cauto ottimismo: “C’è ottimismo, insomma. Credo che i reperti siano stati conservati come dovevano essere conservati”.
Il DNA sotto i riflettori
Un elemento centrale dell’incidente probatorio è il DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Durante il processo d’appello bis a Stasi, il genetista Francesco De Stefano aveva definito questo materiale “non idoneo ad alcuna attribuzione”, un’opinione condivisa da Garofano: “Sia il professor De Stefano, sia il professor Giardina e mi unisco anch’io a definire quel DNA maschile parziale non idoneo ad alcuna attribuzione. Lo stesso dottor Ricci ha confermato che quel DNA potrebbe essere comune a tanti uomini che non fanno parte della banca dati con la quale hanno fatto il calcolo biostatistico”. Tuttavia, la Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleoni, ritiene che nuove tecniche possano collegare quel DNA a Andrea Sempio, confrontandolo con campioni prelevati da una tazzina, un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua.
Impronte e nuove tracce
Le indagini si concentrano anche su impronte repertate nella villetta. Tra queste, l’impronta 97F, una traccia ematica sul muro della scala che conduce alla tavernetta, potrebbe essere stata lasciata dalla mano sinistra di una persona. Un’altra traccia, la papillare 33, attribuita a Sempio, esiste solo in fotografia, poiché l’intonaco originale è stato perso o distrutto. Inoltre, una nuova impronta ematica è stata individuata sul primo gradino della scala interna grazie a una ricostruzione 3D della scena del crimine, suggerendo la possibile presenza di più persone. La traccia 10, rilevata sulla porta d’ingresso, non appartiene né a Sempio né a Stasi, alimentando l’ipotesi di un terzo soggetto.

Reperti mai analizzati
L’incidente probatorio esaminerà oggetti raccolti nella villetta e mai studiati in profondità: un vasetto di Fruttolo, un brick di tè freddo, una scatola di cereali, un cucchiaino, un piattino di plastica, una confezione di biscotti e un frammento di tappetino da bagno con un’orma insanguinata. Questi saranno confrontati con i profili genetici di Sempio, Stasi, della famiglia Poggi, delle cugine Paola e Stefania Cappa, degli amici di Marco Poggi e degli investigatori presenti sulla scena. “Ci aspettiamo dei dati importanti, che però dovranno essere messi a confronto con quelli emersi nel processo a carico di Alberto Stasi”, ha sottolineato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, avvertendo che eventuali tracce dovranno essere contestualizzate: “Qualcosa potrà emergere semplicemente se una persona ha toccato quegli oggetti, poi andrà contestualizzato, identificato e valutato se potrà avere un’attinenza con la scena del crimine che a mio avviso non ha”.
La catena di custodia sotto esame
Prima di procedere con le analisi, i periti stanno verificando la catena di custodia dei reperti, ritirati il 12 giugno dall’Unità di Medicina Legale di Pavia e dal Comando dei Carabinieri di Milano. La corretta conservazione è fondamentale per garantire l’affidabilità delle prove. “Lo stato di conservazione e la catena di custodia dei reperti sono assolutamente importanti”, ha ribadito Luciano Garofano, aggiungendo: “Le tecniche del DNA sono molto sensibili. Dipende dallo stato dei reperti e se le sostanze organiche che presumibilmente sono presenti non abbiano alterato lo stato di conservazione del DNA. Si può dire solo dopo campionature e analisi”. La difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, insiste sulla necessità di chiarire eventuali contaminazioni.
Un’indagine complessa e dibattuta
La nuova inchiesta, che ipotizza un omicidio in concorso, si basa su una rilettura dell’autopsia del 2007, che suggerisce l’uso di più armi: una punta acuminata e un oggetto contundente, forse un martello, mai ritrovato. La Procura di Pavia, con i pm Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, sta esplorando ogni pista, ma la difesa di Sempio contesta l’approccio investigativo. “Diciamo che se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa, poi che ci sia effettivamente qualcosa questo è un altro discorso. Chiaramente lo vedremo, sono passati anche 18 anni”, ha dichiarato Giada Bocellari, evidenziando le difficoltà legate al tempo trascorso. Nel frattempo, Garofano mantiene la fiducia nella sentenza che ha condannato Stasi: “Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria, credo nella sentenza definitiva e non mi aspetto risultati eclatanti dall’incidente probatorio”.
Verso una possibile svolta
Con un termine di 90 giorni per completare le analisi, salvo proroghe, l’incidente probatorio potrebbe confermare o smentire le accuse contro Andrea Sempio, mettere in discussione la condanna di Alberto Stasi o rafforzare le conclusioni delle indagini precedenti. Il caso di Garlasco rimane uno dei più complessi della cronaca italiana, con 3.181 menzioni nei media secondo Mediamonitor.it, di cui 3.121 riferite a Chiara Poggi, 2.943 a Sempio e 2.518 a Stasi. Gli esiti delle analisi, attesi entro il 24 ottobre 2025, saranno determinanti per stabilire se nuove verità emergeranno da questa vicenda.