Chiara Poggi, periti incaricati per analizzare il DNA trovato sotto le unghie

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A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, nuove analisi sul DNA e perquisizioni riaccendono i riflettori sul caso di Garlasco. Le gemelle Cappa, mai indagate, tornano al centro dell’attenzione mediatica.

Chiara Poggi

Chiara Poggi

A Garlasco, piccolo comune in provincia di Pavia, l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, continua a tenere banco.

Oggi, 16 maggio, il Palazzo di Giustizia di Pavia ospita un’udienza cruciale per il nuovo filone d’inchiesta. La gip Daniela Garlaschelli conferirà gli incarichi ai periti incaricati di analizzare il DNA trovato sotto le unghie della vittima, un elemento che potrebbe rivelarsi decisivo. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’obiettivo è stabilire se tali tracce siano utilizzabili per una comparazione con l’unico indagato attuale, Andrea Sempio, e con altre evidenze raccolte nelle indagini condotte dai Carabinieri di Milano.

Le gemelle Cappa e il fotomontaggio

Al centro dell’attenzione mediatica, ancora una volta, ci sono Stefania e Paola Cappa, le cosiddette “gemelle K”, cugine di Chiara Poggi e mai indagate. Le due sorelle, oggi rispettivamente avvocata specializzata in diritto sportivo e professionista nel settore legale, sono tornate alla ribalta per un fotomontaggio realizzato all’indomani del delitto. La foto, che le ritrae vestite di rosso accanto a un’immagine sorridente di Chiara, fu lasciata davanti alla villetta di via Pascoli, a Garlasco, il 14 agosto 2007. In un verbale del 7 febbraio 2008, riportato da Il Giorno, Stefania Cappa ha chiarito le circostanze di quella scelta: “La mattina dopo l’omicidio di Chiara, fin dalle 7, davanti casa nostra c’erano numerosi giornalisti. I miei zii, Giuseppe e Rita Poggi, usavano la nostra abitazione come punto di appoggio. Dopo pranzo, in presenza di mia madre, ci chiesero di fornire una foto di Chiara, da sola o con noi, ma non con Alberto”.

Il fotomontaggio.

Una scelta per i media

La decisione di creare il fotomontaggio nacque dalla necessità di soddisfare le richieste dei media, senza violare le indicazioni della famiglia Poggi. “Le foto che avevamo di Chiara erano vecchie, relative alla cresima o scattate in costume a Loano. Così, abbiamo unito una foto di Chiara a una nostra e mostrato il risultato ai miei zii, che lo approvarono”, ha aggiunto Stefania Cappa nel verbale. La foto, apprezzata anche da Rita Poggi, madre di Chiara, fu portata davanti al cancello di via Pascoli, dove le gemelle furono travolte da giornalisti. “Siamo state riprese e intervistate da numerosi reporter”, ha concluso Stefania. Nonostante la loro estraneità al delitto, le gemelle hanno subito un’ondata di odio sui social, un fenomeno che si è riacceso con le nuove indagini, come riportato da La Provincia Pavese.

Il DNA al centro delle nuove indagini

L’udienza odierna si concentra sull’analisi del DNA repertato sotto le unghie di Chiara Poggi. A occuparsene saranno due esperti della Polizia Scientifica di Milano: il commissario capo Denise Albani, genetista, e il sovrintendente tecnico dattiloscopista Domenico Marchigiani. Il Corriere della Sera sottolinea che il compito di Albani sarà rivalutare i risultati presentati nel 2014 dal genetista Francesco De Stefano durante il processo d’appello bis. All’epoca, il profilo genetico emerso consentiva di identificare solo una linea genetica paterna, non una persona specifica. La gip Garlaschelli definirà il quesito di ricerca, mentre le parti restano divise sull’utilizzabilità delle tracce. Un esito positivo potrebbe portare a una comparazione con Andrea Sempio, indagato nel nuovo filone, e con altre evidenze raccolte.

Nuove tracce e perquisizioni

Le indagini, affidate al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, hanno riportato alla luce una sessantina di reperti depositati presso il Tribunale di Pavia e il RIS di Parma. Tra questi, spiccano tre impronte digitali non identificate, rinvenute su due cartoni di pizza consumati da Chiara e Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva nel 2015, la sera prima del delitto. Secondo La Stampa, le recenti perquisizioni a Garlasco, Voghera e Tromello hanno coinvolto Sempio e altri soggetti, riaccendendo l’interesse su scenari investigativi del passato.