Donna cerebralmente morta tenuta in vita per legge anti-aborto

di Redazione
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Adriana Smith, una madre e infermiera di 30 anni di Atlanta, è stata dichiarata cerebralmente morta il 19 febbraio scorso, dopo un’emergenza medica che ha rivelato coaguli di sangue nel suo cervello. All’epoca, Adriana era incinta di circa nove settimane del suo secondo figlio. La sua storia, riportata per la prima volta dalla stazione televisiva WXIA di Atlanta, ha acceso i riflettori su una controversa applicazione della legge anti-aborto della Georgia, nota come Living Infants Fairness and Equality (LIFE) Act. La famiglia di Adriana, guidata dalla madre April Newkirk, si trova intrappolata in un limbo emotivo e finanziario, senza il potere di decidere il destino della loro congiunta.

Il calvario di una famiglia

April Newkirk ha descritto la situazione come “una tortura”. “Vado in ospedale e vedo mia figlia respirare attraverso un ventilatore, ma lei non c’è più”, ha raccontato a WXIA. Adriana, che lascia un figlio di cinque anni, è attualmente a 21 settimane di gravidanza, e i medici prevedono di mantenerla in vita fino ad almeno 32 settimane, quando il feto potrebbe avere una possibilità realistica di sopravvivenza fuori dal grembo materno. Tuttavia, la famiglia è stata informata che il feto presenta accumulo di liquido nel cervello, sollevando gravi preoccupazioni sulla sua salute futura. “È incinta di mio nipote, ma potrebbe essere cieco, non riuscire a camminare o non sopravvivere dopo la nascita”, ha detto Newkirk, sottolineando il peso emotivo di questa incertezza.

La legge della Georgia e il concetto di “Personhood”

La Living Infants Fairness and Equality (LIFE) Act, entrata in vigore nel 2022 dopo la storica sentenza Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization che ha ribaltato Roe v. Wade, vieta gli aborti dopo la rilevazione dell’attività cardiaca fetale, generalmente intorno alla sesta settimana di gravidanza. La legge include eccezioni limitate, come nei casi di pericolo per la vita della madre, anomalie fetali o stupro e incesto documentati con un rapporto di polizia. Tuttavia, poiché Adriana è stata dichiarata cerebralmente morta, i medici non considerano la sua salute come un fattore rilevante, interpretando la legge come un obbligo a mantenere il supporto vitale per preservare la vita del feto. Questa interpretazione si basa sulla clausola di personhood della legge, che riconosce al feto i diritti legali come “membro della specie Homo sapiens”.

Caso al confine tra etica e legge

La situazione di Adriana Smith solleva complessi interrogativi etici e legali. Secondo Lois Shepherd, bioeticista e docente di diritto presso l’Università della Virginia, la legge della Georgia non richiede esplicitamente il mantenimento del supporto vitale in casi come questo. Tuttavia, l’incertezza giuridica post-Dobbs rende i medici cauti, temendo potenziali conseguenze legali. “Prima di Dobbs, un feto non aveva diritti”, ha spiegato Shepherd. “Ora, non sappiamo fino a che punto lo Stato possa imporre la continuazione del supporto vitale”. Un caso simile in Texas, oltre un decennio fa, si concluse con una sentenza che dichiarò l’ospedale in errore per aver mantenuto una donna cerebralmente morta in vita contro la volontà della famiglia, ma in Georgia la questione rimane aperta.

La posizione dell’ospedale e le reazioni politiche

Emory Healthcare, che gestisce l’ospedale dove Adriana è ricoverata, ha dichiarato di non poter commentare casi individuali a causa delle leggi sulla privacy, ma ha sottolineato che le sue decisioni si basano su “consenso di esperti clinici, letteratura medica e orientamenti legali” per rispettare le leggi sull’aborto della Georgia. Nel frattempo, la senatrice statale democratica Nabilah Islam Parkes ha inviato una lettera al procuratore generale della Georgia, Chris Carr, chiedendo chiarimenti sull’applicazione della legge in questi casi. In risposta, l’ufficio di Carr ha dichiarato che il LIFE Act non obbliga a mantenere una donna cerebralmente morta in supporto vitale, poiché la rimozione del supporto non sarebbe considerata un’azione volta a “terminare una gravidanza”. Tuttavia, il senatore repubblicano Ed Setzler, sponsor della legge, ha difeso la decisione dell’ospedale, definendola “del tutto appropriata” per proteggere la vita del feto.

Il dolore di una comunità e il dibattito nazionale

La storia di Adriana Smith non è un caso isolato. Nel 2024, un’inchiesta di ProPublica ha rivelato la morte di due donne georgiane, Amber Thurman e Candi Miller, a causa di complicazioni legate a restrizioni sull’aborto, eventi che hanno alimentato il dibattito nazionale durante la campagna presidenziale. Monica Simpson, direttrice esecutiva di SisterSong, un’organizzazione per la giustizia riproduttiva e principale querelante in una causa contro la legge della Georgia, ha definito la situazione di Adriana “problematica”. “La sua famiglia meritava il diritto di prendere decisioni sulla sua assistenza medica”, ha dichiarato Simpson. “Invece, hanno subito oltre 90 giorni di ri-traumatizzazione, costi medici elevati e la crudeltà di non poter trovare una soluzione per iniziare il processo di guarigione”.

Futuro incerto

Oltre al peso emotivo, la famiglia di Adriana affronta anche un crescente fardello finanziario. “Ogni giorno che passa, ci sono più costi, più traumi, più domande”, ha detto Newkirk, evidenziando l’impatto economico del mantenimento del supporto vitale. La famiglia, che include il figlio di sette anni di Adriana, è ora costretta a navigare in una situazione che descrive come disumana, senza la possibilità di fare scelte autonome.

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