Addio a Biagio Conte, Palermo piange il suo “angelo dei poveri”

di Manuela Zanni


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Palermo ( e non solo) dice addio  Biagio Conte. Fratello Biagio, come tutti lo chiamavano e come ancora continueranno a fare anche se non lo vedremo più camminare in strada con la sua croce e battersi per i più deboli ai quali ha dedicato tutta la sua vita.

Addio all’angelo dei poveri

Biagio viveva per gli altri, per gli ultimi. Li ha tolti dalla strada e ha dato loro una casa. Li ha abbracciati uno ad uno e ha fatto capire loro che erano preziosi agli occhi di Dio. Ha fatto vedere la luce dopo tanto buio restituendo loro la dignità di esseri umani. Nessuno potrà mai dimenticare la grandezza di un uomo che ha fatto dell’umiltà la sua forza e della povertà la sua ricchezza. Così Fratello Biagio ha messo in pratica ogni giorno l’ amore verso il prossimo e verso il Padre che ci ha insegnato Gesù con queste parole: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Chi era Biagio Conte

Biagio Conte nasce a Palermo il 16 settembre 1963 da una famiglia benestante. Figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi entrare nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. A 16 anni abbandona la scuola media e inizia a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma una profonda crisi spirituale lo spinge ad allontanarsi dalla famiglia quando lui ha 20 anni. Va a stabilirsi a Firenze e nel maggio 1990 decide di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano. Successivamente fa un viaggio a piedi verso la città di Assisi. Il viaggio viene reso noto alle cronache per gli appelli della famiglia d’origine alla trasmissione Rai Chi l’ha visto?, ma Biagio risponde in diretta informando del suo cammino. Poi torna a Palermo per salutare i familiari, con l’intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, lo stato di miseria in cui trova la sua città, però, lo induce a cambiare idea.

La nascita della Missione speranza e carità

Inizialmente porta conforto ai senzatetto della stazione centrale di Palermo che vivono nei vagoni e agli angoli della città. Per loro si batte con proteste e digiuni e ottiene l’utilizzo di alcuni locali in via Archirafi, all’interno dei quali fonda nel 1993 la “Missione di speranza e carità”. La struttura nasce per coloro che la società emargina e lascia indietro chiamandoli barboni, alcolisti, vagabondi, stranieri. Biagio Conte li chiamava fratelli e sorelle. Il vecchio disinfettatoio comunale oggi è una casa che accoglie tante persone. Successivamente nasce dall’ex istituto Santa Caterina in via Garibaldi la comunità femminile. Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame che dura dieci giorni. La Regione decide di finanziare l’ampliamento della missione di via Decollati e nell’ex caserma aeronautica, chiusa da 40 anni, nasce “La cittadella del povero e della speranza”, una nuova struttura per accogliere i tanti profughi che arrivano da lontano e sbarcano sulle coste della Sicilia.

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L’insegnamento di Biagio Conte

Il sorriso di Biagio Conte era contagioso, la sua luce abbagliante. Non si poteva rimanere indifferenti a quel carisma e a quello spirito che avvolgeva tutti. Ognuno aveva un compito alla Missione e nelle altre strutture. Ciascuno metteva a servizio degli altri le proprie capacità e chi per anni aveva vissuto in strada annientando la propria persona e dimenticando chi fosse e cosa sapesse fare, riscopriva di essere ancora un bravo falegname o muratore o elettricista. Altri cucinavano, guidavano il furgone o si occupavano del giardino. Questo ha insegnato fratello Biagio a tutti, la dignità del lavoro, la bellezza della condivisione, la possibilità di riscatto e l’importanza della speranza. Ora mentre tutti piangono, da qualche angolo di cielo fratello Biagio starà chiedendo a Dio di benedirci tutti e ci starà salutando alla sua maniera: “Pace e speranza a voi tutti fratelli e sorelle”.

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