Paralimpiadi di Tokyo, le fantastiche Tre conquistano il podio

di Alice Marchese


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Alle Paralimpiadi di Tokyo le hanno chiamate “Le fantastiche Tre”. Tre ragazze, un sogno immenso e una tripletta azzurra nella finale dei 100 metri femminili categoria T63 alle Paralimpiadi di Tokyo. Si tratta di quegli atleti che competono con protesi a un arto.

Ambra Sabatini conquista l’oro paralimpico nei 100 metri T63 con il record del mondo di 14.11; argento per Martina Caironi (14.46), bronzo per Monica Contrafatto (14.73).

Le fantastiche tre alle Paralimpiadi di Tokyo

Vincere è un’emozione irripetibile, ma è ancora più speciale se si condivide il podio con qualcuno di speciale. L’Italia conquista le 69 medaglie a questi Giochi.

Ambra Sabatini ha conquistato la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 nella finale dei 100 metri femminili, categoria T63.

La diciannovenne originaria di Livorno e residente a Porto Ercole ha realizzato il record del mondo, percorrendo la distanza in 14″11 e dando il via a una strepitosa tripletta azzurra, destinata a restare negli annali della kermesse. Le tre vengono ritratte con un sorriso in volto indimenticabile.

L’incidente di Ambra Sabatini

Una passione incontrollabile, una forza della natura. Nonostante il terribile incidente, lei non si è persa d’animo. Il 5 giugno 2019 per lei è cambiato tutto. Quel giorno si stava recando in scooter insieme a suo papà agli allenamenti di atletica e un’auto proveniente dal senso opposto ha invaso la loro corsia mentre operava un sorpasso, colpendoli e sbalzandoli dalla moto.

La ragazza fu trasportata immediatamente presso l’ospedale “Careggi” di Firenze, dove subì l’amputazione della gamba sinistra sopra al ginocchio.
Il terrore più grande, quando si verifica un evento non previsto, è come la vita reagirà a questo cambiamento. Nonostante la paura, non vedeva l’ora di ripartire con più determinazione. In età giovanissima ha praticato volley e pattinaggio, poi, in un secondo momento, si è specializzata nel mezzofondo. Dopo l’amputazione e prima di avere la sua protesi si è dedicata al nuoto e al ciclismo.

Le parole di Ambra Sabatini

Dopo l’incidente prima di lanciarsi nella velocità si è dedicata al nuoto. “Ai normodotati vorrei dire che osservando persone come me non devono farsi abbattere dalle banalità della vita. A quelli che sono nelle mie stesse condizioni augurerei di provare le stesse sensazioni che sto provando io. Nuove prospettive di vita e nuove ambizioni nello sport, nello studio e nel lavoro. E a quelli che non fanno nulla vorrei dire che non sanno quante emozioni si perdono”.

Il fidanzato di Ambra Sabatini

A Tokyo si è presentata da sola, senza la sua famiglia e il suo preparatore e mentore Jacopo Boscarini.

Il suo cuore è impegnato. L’azzurra è felicemente fidanzata da un anno con un altro atleta, Alessandro Galatolo. Della loro vita di coppia non si conoscono particolari dettagli, se si esclude qualche selfie dolce che campeggia sui social media e che li ritrae insieme.

Chi è Martina Caironi

Martina Caironi ha vinto la medaglia d’argento nel 100 metri femminili alle Paralimpiadi nella categoria T63, riservata ad atleti che competono con protesi a un arto.

La capitana, 31 anni, è felicissima e incredula. Ha sempre sognato un traguardo del genere e adesso che l’ha raggiunto, le sembra impossible. Già l’altro ieri aveva conquistato un altro argento nel lungo. Doveva difendere i titoli di Londra 2012 e Rio 2016 e non ha deluso il pubblico.

Martina Caironi: la sua carriera alle Paralimpiadi

La sua carriera da atleta Paralimpica è brillante. Ai Giochi ha vinto due ori nei 100 metri piani a Londra 2012 e a Rio 2016. Ha conquistato tre argenti nel salto in lungo a Rio 2016 e a Tokyo 2020, nei 100 metri piani a Tokyo 2020. La bergamasca fa parte del Comitato Paralimpico delle Fiamme Gialle, è rappresentante degli atleti nel consiglio e nella giunta nazionale del Comitato Italiano Paralimpico e fa anche tanto volontariato.

Martina Caironi: l’incidente e le Paralimpiadi

Martina Caironi è nata nel 1989 ad Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo. Un incidente in motorino, all’età di 18 anni mentre rientrava a casa da una festa. Il fratello che era alla guida è rimasto illeso, mentre lei era in condizioni gravissime. I medici sono stati costretti ad amputarle la gamba sinistra, motivo per cui oggi corre con una protesi fissata al moncone.
La tragedia sta nel fatto che stava tornando a casa spensierata. Quel sorriso dipinto sul volto lo ha ritrovato.

L’impegno nel sociale di Martina Caironi

E’ portavoce dei diritti femminili. “Io sono una donna con disabilità e guardatemi bene, vi sembro debole? No, non lo sono. Io sono il segno che bisogna sempre reagire”. Lo ha detto giovedì scorso dopo la vittoria della medaglia nel salto in lungo.

Paralimpiadi, chi è Monica Contrafatto

La vita di Monica Contrafatto è stata stravolta il 24 marzo 2012. Caporal maggiore in servizi in Afghanistan, rimane ferita in un attacco e la gamba destra è amputata sopra al ginocchio per le ferite. Coraggiosa, determinata e con un passato alle spalle davvero complesso.

Per il suo comportamento riceve la Medaglia al valore dell’esercito. E’ la prima donna a riceverlo. Diventa Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica perché dopo essere rimasta ferita “con spiccato coraggio rifiutava le prime cure e incitava i propri commilitoni alla reazione”.

L’incidente di Martina Contrafatto

Originaria di Gela, Monica è rimasta colpita dalla vittoria di Martina Caironi sui 100 metri alla Paralimpiade di Londra 2012 e vedendo la sua gara in televisione e ha deciso di iniziare a correre. A dicembre dello stesso anno riceve la protesi, nel 2013 torna in servizio e comincia ad allenarsi. Ai Giochi di Rio 2016 Monica è di bronzo paralimpica nei 100 metri, sul podio con la Caironi.

Il suo mantra è: “Un atleta deve sempre dare il massimo anche nei giorni in cui non è in forma. Non deve mai dire: non ce la faccio, perché nulla è impossibile”. Non ha mai voluto nascondere le sue cicatrici (nell’attentato è rimasta ferita anche a una mano), per arrivare a Tokyo si è allenata quattro volte a settimana, tre volte in pista e una in palestra.

Ha raccontato la sua storia nel libro “Non sai quanto sei forte” e dopo il bronzo di Tokyo il suo pensiero è per l’Afghanistan: “Un Paese che mi ha tolto qualcosa e mi ha dato molto, sogno di tornarci”.

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