Tutti lo davano per spacciato, invece Lucio Corsi con la sua voce ha infiammato l’Eurovision

di Romina Ferrante
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Sul palco dell’Eurovision Song Contest 2025, l’Italia ha trovato un nuovo simbolo di autenticità. Lucio Corsi, cantautore toscano dalla voce graffiante e dall’estetica vintage, ha conquistato l’Europa con una performance intensa, personale e decisamente fuori dagli standard del festival.

Con il brano “Volevo essere un duro”, Corsi ha portato in scena una visione musicale alternativa, evocando suggestioni anni ’70 tra rock, folk e cantautorato d’autore.

Il pubblico ha assistito a un’esibizione che è parsa più un manifesto culturale che una semplice gara canora. Non era lì per stupire con effetti speciali, ma per raccontare una storia, la sua.

Da outsider a finalista

Fino a pochi mesi fa, Lucio Corsi era considerato da molti un outsider: amato da una nicchia fedele, ma poco avvezzo ai grandi palcoscenici internazionali.

Eppure, dopo la sua apparizione a Sanremo 2025, qualcosa è cambiato. La sua voce, la sua poetica e il suo stile da “mosca bianca” hanno iniziato a catturare un pubblico sempre più vasto.

L’exploit all’Eurovision è stato il naturale proseguimento di questo percorso. Nonostante i dubbi iniziali e il timore che la sua proposta fosse troppo di rottura per il contesto della kermesse, Lucio ha conquistato il ticket per la finale di Basilea, facendo ricredere anche i più scettici.

La “diversità gentile” come cifra artistica

In un’edizione dell’Eurovision dominata da scenografie mastodontiche, sonorità elettroniche e coreografie spettacolari, Corsi ha scelto di andare controcorrente.

Ha suonato l’armonica dal vivo, rischiando anche la squalifica, come sottolineato da alcuni esperti del regolamento ESC. Ma quella “infrazione” è stata, in realtà, un atto di coraggio artistico.

“La mia musica nasce con il respiro della terra, non con i click,” ha dichiarato Corsi ai microfoni di Eurovision.tv. “Non volevo fare show, volevo essere vero”.

La sua “diversità gentile” – espressa attraverso il linguaggio musicale, il look retrò e un’attitudine aliena all’omologazione – è stata accolta come una ventata d’aria fresca. Una narrazione alternativa che ha riportato la musica d’autore al centro di una manifestazione troppo spesso dominata dallo spettacolo.

Il significato di “Volevo essere un duro”

Il brano scelto per l’Eurovision racconta la contraddizione tra l’aspirazione alla forza e la consapevolezza della fragilità. In “Volevo essere un duro”, Corsi canta con ironia e tenerezza l’impossibilità di aderire a certi stereotipi maschili. Il testo è un viaggio nell’identità, tra citazioni cinematografiche, ricordi adolescenziali e una malinconia tagliente.

“È una canzone che parla di fragilità mascherate,” ha raccontato Corsi a Fanpage.it. “Di tutti quei momenti in cui ci sforziamo di essere qualcosa che non siamo. Ho voluto portarli sul palco, senza filtri”.

Lucio Corsi

Un impatto internazionale sorprendente

Il responso del pubblico europeo è stato immediato. I social si sono accesi di commenti entusiasti, mentre la giuria tecnica ha premiato l’originalità e la coerenza dell’artista italiano. Numerosi commentatori internazionali, da Eurovisionworld.com a Tuttosport, hanno definito la sua performance una delle più “genuine” dell’intera competizione.

Anche se la competizione è ancora aperta, Lucio Corsi ha già vinto sul piano dell’impatto culturale. Ha dimostrato che si può emozionare anche senza effetti speciali. Che essere se stessi può ancora fare la differenza, anche sul palco più commerciale del mondo.

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