Flavio Insinna: “Il mio sogno? Lo sto già vivendo: sono un uomo fortunato”

di Walter Giannò


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Qual è il segreto dell’Eredità, il quiz show di Raiuno, giunto alla 22ª edizione? Anzi, quali sono? Sì, perché sono più di uno, come raccontato a DonnaClick da Flavio Insinna, il conduttore.

Cominciamo dal primo: “La gente da casa. Quella soprattutto che vive da sola, che ci scrive e dice: ‘Ci fate compagnia’. È una frase bellissima. Ed è fantastico sapere che, per un’ora, portiamo un sorriso nelle case, divertiamo, intratteniamo e, magari, suscitiamo qualche piccola curiosità con le domande, citando anche il titolo di un libro o di un film che poi qualcuno va a comprare o vedere”.

E il secondo: “Le persone che fanno questo programma: truccatori e truccatrici, parrucchieri, autori, la redazione che accoglie. E io sono una delle tanti voci”.

E il terzo: “Le persone che giocano e che portano storie, sorrisi e sogni. Vengono all’Eredità per sfidare se stessi o perché iscritti da altri: il marito dalla moglie; la moglie dal marito; l’amico dall’amica… E ogni concorrente porta con sé anche la sua famiglia, la rappresenta. Tutta gente che accogliamo nella migliore maniera possibile affinché si sentano a loro agio e giochino come se fossero a casa perché, in fondo, l’Eredità è un’enorme casa con un’unica famiglia”.

Flavio Insinna

Flavio Insinna

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L’amore per la Sicilia

Flavio Insinna è anche attore e nel 2023, sempre su Raiuno, sarà tra i protagonisti della fiction ‘La stoccata vincente‘, ispirata a Paolo Pizzo, pluricampione di scherma che, all’età di 13 anni, gli fu diagnosticato un tumore al cervello. Flavio è Piero, il papà di Paolo, che lo ha aiutato ad affrontare la battaglia durissima contro la malattia.

“La Stoccata vincente è una storia preziosissima. Parla di sport e di vita, soprattutto di un ragazzo che, da bambino, deve affrontare una malattia tremenda ma insieme a una famiglia meravigliosa che sempre lo ha sostenuto e sempre lo sosterrà. Un’occasione straordinaria che mi ha anche permesso di tornare in Sicilia per alcuni giorni”. Paolo Pizzo, infatti, è catanese di nascita e nell’Isola ci sono state le riprese soprattutto legate ai flashback della sua infanzia.

“Sì, perché per metà sono siciliano e, durante le riprese, ho potuto unire il lavoro alla vacanza – ha raccontato il 57enne – E tornare nella mia Sicilia è sempre un regalo. Ho anche avuto l’opportunità di incontrare qualche amico. Quelle giornate sono state meravigliose e non è scontato che lo siano”.

“Spero un giorno di potere tornare in Sicilia – ha proseguito Flavio – sembra un’ovvietà ma per me non lo è. Infatti, quando ho la possibilità di recarmi nell’Isola, sia per lavoro che per motivi personali, è sempre un regalo perché lì ci sono le radici della mia storia. Quand’ero bambino, in estate, andavo in Sicilia con tutta la famiglia. Oggi, da adulto, ci vengo da solo. E la prima telefonata è per mia sorella, a cui racconto le mie emozioni, come se fossimo di nuovo tutti lì insieme, ancora una volta”.

Flavio Insinna ha anche ricordato il giudice Paolo Borsellino – ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 – e una sua famosa frase: ‘A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato”‘. “Questo è il mio modo di vivere. Sì, vivo così. Si sbaglia, per carità, perché siamo essere umani. Siamo imperfetti ma cerco di vivere così…”.

I sogni di Flavio

A Flavio Insinna abbiamo anche chiesto: “Se si guarda bambino, quando come tutti aveva dei sogni professionali e privati, oggi, a 57 anni, può dire di averli realizzati? O le manca ancora qualcosa?”

E ci ha risposto così: “C’è stata una fase in cui sognavo di fare il medico come papà. Poi è andata come è andata. E il sogno è continuare a lavorare. Se me lo faranno ancora fare, non dipenderà solo da me. Che sia televisione, teatro, telefilm, radio… Il sogno è continuare a lavorare come ho sempre lavorato con grandissimo entusiasmo, con la passione di sempre, sentendomi ancora un bambino fortunatissimo che può giocare con il gioco che gli piace e che gli hanno regalato”.

E ancora: “Sì, sono una persona fortunatissima e il mio sogno è continuare a lavorare con persone fantastiche. Ad esempio con quelle che lavorano all’Eredità o quelle che ho incontrato sul set della Stoccata Vincente. E farlo con gioia ed entusiasmo. Tra l’altro, ho sempre scelto i lavori seguendo la passione e prediletto le storie che voglio raccontare. E questo è proprio di una persona fortunatissima. Per di più, se mi guardo indietro e salta fuori una foto di Don Matteo o di Affari tuoi o vedo un servizio che mi riguarda, mi chiedo: ‘Ma veramente? Sono riuscito a fare queste cose?'”.

“Però, se potessi tornare indietro, farei il medico come papà così mi farei passare la paura degli aghi. Ho il terrore delle punture…”.

“I fortunati devono aiutare chi non lo è”

A proposito di fortuna, proprio le persone come Flavio “devono aiutare gli altri: chi arriva in Italia e chi già ci vive. Sì, perché nel notro Paese ci sono, purtroppo, sei milioni di persone che vivono in una grandissima condizione di difficoltà e tante in uno stato di povertà assoluta. Ebbene, le persone fortunate come me devono aiutare: l’ho sempre fatto e lo continuerò a fare”.

Facciamo un pacco alla camorra

Facciamo un pacco alla camorra.

A proposito di aiuto, Flavio Insinna ha tenuto a raccontare a DonnaClick l’iniziativa ‘Un pacco alla camorra‘, promossa dalla cooperativa Al di là dei sogni. Si tratta di “un pacco-dono con prodotti di economia sociale come antidoto all’economia criminale e speculativa”, come si legge sulla pagina Facebook.

L’obiettivo è, per l’appunto, aiutare e mandare un messaggio di pace che “si costruisce nelle relazioni di fiducia pensandoci accolti e non possibile vittima di qualsivoglia sopruso. Nella concordia, anche verso noi stessi decifrando dolori o turbamenti passati e presenti, ci incontriamo realmente ed ognuno per il bene comune concede una parte di sé. Così, in questo processo di rinascita, la buona volontà si sostanzia di buone pratiche e queste si realizzano nella costruzione di comunità sane ed etiche”.

“Più pacchi vendiamo, più la fattoria andrà avanti”, ci ha detto Flavio. Ed è Natale, il miglior momento per regalare un pacco ricco di prodotti “di agricoltura sociale che insieme al buon gusto portano il concetto di Pace così come lo intendiamo, è guardare tutti nella stessa direzione, laddove c’è la mano che sostiene, dell’abbraccio che accoglie e della calma che aiuta”.

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