Bruce Willis, qual è la malattia che ha colpito l’attore?

di Alice Marchese


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Bruce Willis, coinvolto in alcuni incidenti sul set che avevano fatto preoccupare registi e colleghi, è affetto da afasia. Lo scrive il New York Post secondo cui l’attore, 67 anni, avrebbe sparato usando per errore una pistola carica con proiettili veri invece che a salve.

Bruce Willis e l’afasia

Lo scorso anno aveva manifestato segni di confusione chiedendosi cosa stesse facendo sul set. Sembrerebbe proprio che Willis avesse difficoltà a ricordare le battute durante le riprese e in alcune occasioni avrebbe anche sparato sulla battuta sbagliata.

La star di Pulp Fiction avrebbe anche fatto fatica a ricordare le parole durante le riprese e la produzione suggeriva con un apparecchio chiamato ‘earwig’, simile ad un auricolare.
Willis è stato costretto ad abbandonare le scene a causa della sua malattia. L’afasia è un disturbo che causa la perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio, ed è quindi costretto ad abbandonare la recitazione.

Che cos’è l’afasia

Una persona affetta da afasia non capisce quello che viene detto e non riesce a produrre frasi di senso compiuto tali da permettere la comunicazione. Non riesce a leggere, a scrivere, a fare i calcoli, perché la scrittura e le capacità aritmetiche sono connesse con la funzione del linguaggio.

Le cause

Spesso questo disturbo insorge dopo un ictus, un tema su cui aveva portato l’attenzione anche il giornalista Andrea Vianello proprio a seguito dell’ictus che lo aveva colpito. “Le malattie che più frequentemente provocano afasia – spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani (Fli) – sono quelle vascolari e i traumi cranici, ma anche tumori, malattie infettive o altro possono colpire le aree del linguaggio.

Quanti ne soffrono

Si calcola che in un anno circa 120.000 persone in Italia siano colpite da ictus, di queste circa 40.000 presentano dei disturbi del linguaggio in fase acuta. Almeno 15.000 presentano ancora degli importanti disturbi dopo un anno. Secondo i dati della Federazione Logopedisti Italiani, in Italia il numero di persone afasiche in seguito a malattie cerebrovascolari si aggira attorno a 150.000-200.000. Con un’incidenza annua di 2 nuovi casi per 1.000 abitanti per anno; a queste si devono aggiungere i soggetti affetti da afasia in seguito a traumi cranici o altre malattie. L’afasia rappresenta una delle conseguenze dell’ictus maggiormente disabilitanti con un impatto devastante sulle attività della vita quotidiana, sull’autonomia, sulle relazioni.

Una malattia ‘silenziosa’

L’afasia è più frequente di altre malattie molto più note, ma se ne parla poco. Lo riporta La Repubblica. “Questo silenzio è in parte spiegabile se si pensa che gli afasici sono colpiti proprio nella loro capacità di esprimersi e non sanno raccontare cos’è la loro malattia. Le persone afasiche scompaiono perché non sono più in grado di interagire normalmente con i propri familiari. Anche di reinserirsi nell’ambiente lavorativo. Spesso vengono esclusi o si auto-escludono dal proprio ambito sociale e rimangono isolate nella loro sofferenza”.

Come si può intervenire

L’afasia non è un disturbo statico e nei primi mesi dopo l’evento morboso si ha un certo recupero spontaneo. “Numerosi studi sperimentali hanno dimostrato che l’unico trattamento efficace, anche se molto raramente risolutivo, è il trattamento logopedico. Purché sufficientemente protratto e intenso. Una ricerca condotta sui servizi di riabilitazione in Italia ha purtroppo messo in evidenza il fatto che molto raramente il servizio offerto risponde alle richieste di intensità e durata necessarie ad ottenere un risultato significativo”.

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