“Letture come una grammatica del cuore”: a ragionar d’amore con Sandra Figliuolo

di Alice Marchese


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Non è sempre facile ragionar d’amore.
È comune che a volte l’amore assuma le sembianze di un concetto stropicciato e macchiato da insicurezze, paure, slanci emotivi dettati unicamente dalla solitudine. Senza comprendere quanto sia di vitale importanza la leggerezza che un sentimento così potente conferisce; si può cadere nell’errore di scambiare un gesto per Amore.

Quando c’è, si muove davvero tutto, persino il nostro corpo. Ma bisogna prestare attenzione all’intensità di quelle movenze: è amore se accarezza, sostiene e conforta. Basta un gesto, compiuto con brutalità, per trasformarlo in un atto disarmante carico di cattiveria. E quella mano che ti ha fatto sentire a casa, di colpo ti caccia e ti strattona, ti priva della tua bellezza se non della tua persona, dilaniandola per sempre.

“Amare è desiderare il bene dell’altro, è volere la sua libertà e la sua piena realizzazione, anche al costo di perderlo. Amare è qualcosa di estremamente complesso, anche se – erroneamente – tutti pensano di amare e di sapere amare, confondendo emozioni intense, la paura di restare soli o il semplice senso di possesso con il più nobile dei sentimenti”.

Così la giornalista Sandra Figliuolo dà voce al suo pensiero, donandoci un preziosissimo punto di vista in merito sia alla tragica morte di Roberta Siragusa, sia all’idea di amore.

“L’amore richiede pazienza, gentilezza, tenerezza, comprensione, rispetto e attenzione, curiosità, cura e esercizio, proprio come l’arte; tutte attitudini che oggi sono considerate ridicole e fuori moda, troppo impegnative. Così molti pensano che basti tenere un pennello in mano per essere Michelangelo o distinguere i tasti bianchi dai neri su un pianoforte per essere Beethoven. Non sono in grado di ascoltarsi e di passare una giornata da soli, ma si convincono di capire e conoscere tutto dell’altro, che basti ripetere “ti amo” per amare davvero, che bastino i figli a unire chi non si è mai davvero sentito profondamente. Pensano che l’amore sia un gioco e che conti solo il loro personale divertimento, non quello dell’altro, che deve essere al loro servizio per appagarli, altrimenti piangono e urlano, sfasciano tutto, anche il “giocattolo”, proprio come bambini di 3 anni”.

Il binomio “amore-arte”, nonostante l’apparente semplicità, racchiude l’essenza del più nobile dei sentimenti; la bellezza sta nel rendere le proprie emozioni come un dipinto di cui non ci si stanca mai, perché si è ipnotizzati dalle sfumature che seppur diverse si sposano perfettamente tra loro.
Non c’è costrizione né colori vaghi e indefiniti: è una lunga scia che prosegue serenamente e incanta chiunque poggi il suo sguardo lì anche solo per un secondo.

“Ci sono uomini che ammazzano mogli e fidanzate che dicono di amare perdutamente. Sono tutti figli messi al mondo e cresciuti da donne. La prova che, oltre ad una questione di genere, qui c’è un immenso problema culturale, un’immaturità affettiva in un mondo che per i sentimenti non ha tempo.

“La madre di Pietro Morreale, il ragazzo che è accusato di aver ucciso la fidanzata, Roberta Siragusa, ha dichiarato ai carabinieri che dopo una violenta lite in cui suo figlio aveva anche picchiato la giovane, lei aveva ammesso di aver provocato la discussione e alzato per prima le mani e quindi la faccenda era stata risolta. Perché la colpa era della vittima, ovviamente, mica del “maschio straordinario” che lei da madre ha “educato”.

“Sempre a Caccamo abbiamo scoperto che tutti sapevano della violenza subita dalla ragazza, persino i suoi genitori. Ma nessuno è riuscito a fare nulla per fermarla. Era lì e evidentemente doveva far parte delle cose non si sa per quale assurdo motivo”.

La giornalista adesso focalizza l’attenzione sul drammatico evento che ha sconvolto Caccamo: lo scorso gennaio la diciassettenne Roberta Siragusa, il cui corpo è stato dilaniato, è stata trovata morta.
Il fulcro del problema ampiamente discusso su cui pone l’accento Sandra Figliuolo è che era noto che la giovane subisse violenze ma nessuno è riuscito a porre fine a tutto questo. La gravità sta nel ritenere colpevole qualcuno di aver provocato una reazione così abominevole.

“Leggiamo regolarmente ormai di donne che decidono di interrompere una relazione o di essere più indipendenti e che vengono punite per i loro desideri, massacrate perché seguono la spinta vitale che è propria di ogni individuo. Non è – come invocano orde di idioti sui social – con gli insulti, le pene capitali e i processi sommari che risolveremo il problema, ma con la cultura, appunto”.

Al posto di tanto blaterare, di odio insensato, inizierei con l’imporre a scuola la lettura e la comprensione de “Le notti bianche” di Dostoevskij: “Sia terso il tuo cielo, e luminoso e tranquillo il tuo dolce sorriso, sì, sia tu benedetta per l’attimo d’esultanza e di gioia che donasti a un altro cuore, solitario e riconoscente! Mio Dio! Un intero attimo d’esultanza! È forse poco, fosse anche in tutta la vita di un uomo?”, così dice l’innamorato di fronte a lei che lo lascia per un altro, per giunta stronzo”.

“Imporrei Il piccolo principe” di Saint-Exupéry, con tutte le sue piccole e folli virtù, che protegge un fiore assecondandone i capricci, si lascia addomesticare da una volpe e parla con delle rose. E imporrei lo studio, come fosse una grammatica del cuore, de “L’arte di amare” di Fromm, perché lì c’è proprio tutto per capire l’abisso che separa ciò che chiamiamo volgarmente “amore” da ciò che l’amore effettivamente è. Si apre con una citazione di Paracelso e già questa basterebbe, se compresa, a rendere migliori uomini, donne, amanti confusi e immaturi che alla parte più bella della vita rispondono con la morte:

“Colui che non sa niente, non ama niente.

Colui che non fa niente, non capisce niente.
Colui che non capisce niente è spregevole.
Ma colui che capisce, ama, vede, osserva…
La maggiore conoscenza
è congiunta indissolubilmente all’amore…
Chiunque creda che tutti i frutti
maturino contemporaneamente come le fragole,
non sa nulla dell’uva”.

Termina così il pensiero illuminante della giornalista Sandra Figliuolo.
Che sia la cultura a rivoluzionare le menti, a plasmare le nostre convinzioni rendendole più elastiche. Che ci renda più consapevoli così da dare le spalle all’indifferenza.
Che siano i libri ad aprire il cuore e a permetterci così di ragionar d’amore, dandogli la dignità che merita, grazie allo splendore che regala alle nostre vite.

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