La fotosensibilizzazione cutanea è una manifestazione imprevista ed esagerata all’esposizione al sole, in particolare ai raggi UVA. I farmaci, i cosmetici o alcune sostanze naturali possono provocare questi disturbi sia se assunti per bocca sia se applicati direttamente sulla cute.
La risposta anomala della pelle all’esposizione solare può comprendere:
I disturbi si verificano solitamente nelle zone esposte al sole, compresi volto, collo, mani, avambracci ed area sotto il mento. Raramente, può accadere che la reazione cutanea venga scatenata anche nelle zone di pelle coperte dai vestiti.
La fotosensibilizzazione cutanea e le conseguenti reazioni allergiche alla luce solare, possono dipendere da diversi fattori interni o esterni all’organismo umano. Quando la causa scatenante non viene identificata, si parla di fotodermatite idiopatica.
In particolare, è abbastanza certo che possano provocare fotosensibilizzazione cutanea alcuni antibiotici come doxiciclina, sulfametossazolo e ciprofloxacina e altri farmaci quali:
Inoltre la fotosensibilizzazione cutanea può anche essere conseguente ad un difetto o ad uno squilibrio metabolico, come accade in chi è affetto da pellagra o da porfiria. Non ultimo, l’uso di alcuni cosmetici talvolta provoca reazioni esagerate al sole.
Cosa fare per combattere la fotosensibilizzazione cutanea? Semplicemente evitare il sole. In alcuni casi il dermatologo potrebbe suggerire di ricorrere ad un trattamento desensibilizzante attraverso la fototerapia, ossia un’esposizione controllata e periodica a dosi crescenti di raggi ultravioletti; il procedimento avviene in genere in ospedale o in centri attrezzati e prevede 3-5 sedute alla settimana per 4-6 settimane in primavera. Poiché i benefici di questo approccio vengono in genere persi in autunno, sarà eventualmente necessario ripetere il percorso ogni anno.