Ho’oponopono, cos’è e come si pratica questa tecnica hawaiana

Le tecniche di meditazione che ci arrivano da altre culture riescono spesso a risanare corpo e mente. Sono espedienti molto utili quando vogliamo recuperare il controllo di noi stessi e al tempo stesso risanare vecchie ferite, lasciando alle spalle le esperienze vissute e guardando al nuovo con più ottimismo. Una di queste tecniche arriva dalle Hawaii e ha un nome lungo e complicato, Ho’oponopono: vediamo cos’è e come si pratica.

Ho’oponopono: cos’è?

È una tecnica che mette in luce la nostra mente come generatrice di fatti e circostanze che ci troviamo a vivere. È una modalità che ci invita a prenderci la responsabilità delle nostre azioni, smettendo di delegare la nostra sofferenza e la nostra gioia agli altri. Anche se a volte non ci sentiamo responsabili di determinate situazioni, per l’Ho’oponopono questo non è del tutto vero. Chiederci come siamo arrivati a permettere un determinato esito fa la differenza ed evita di ritrovarsi in modalità dannose per noi.

Ho’oponopono: come si pratica?

Questa sorta di profonda e lucida autocoscienza non è sempre automatica, anzi. Spesso ci ritroviamo ad assolvere noi stessi e a scaricare su un terzo la nostra insoddisfazione (dalla società al lavoro, dagli amici al partner). Per applicare questa tecnica, quindi, dobbiamo rompere i limiti che ci impone il nostro ego e attivare una sorta di preghiera interiore che ci permette di modificare la realtà che abbiamo intorno. Ho’oponopono infatti è simile all’atto di pregare, ritrovando una formula che ci rafforzi interiormente; una molto semplice consiste nel ripetere “mi spiace, ti amo”, rivolgendo queste parole a una Divinità o Dio che possa darci al contempo la forza di accettare e modificare lo stato delle cose, chiedendo “scusa” per aver permesso che certi eventi accadessero. La tecnica Ho’oponopono non può risolvere i problemi ma aiuta a guarire la mente, per poterla rendere più reattiva, umile e pronta e ad evitare che gli eventi nefasti si ripetano ancora. Si tratta di risvegliare il pensiero cosciente e renderlo parte integrante del nostro Io e della nostra quotidianità. Serve molto esercizio e l’umiltà di riconoscere i propri errori, dunque il percorso non sarà agevole finché non avremo messo da parte la vanità.