Come imparare a dire anche no e diventare più affermativi

Alcune persone, donne in particolare, hanno difficoltà ad esprimere ciò che pensano, ad esternare la propria opinione, a chiedere come anche a dire di “no” e confondono la disponibilità con l’essere servizievoli e il subire.  Tuttavia la nota positiva è che si può imparare a diventare più “affermative” oppure, recuperando un termine dell’ambito psicologico, più “assertive”.

In quale modo? Intanto partiamo dal presupposto che l‘assertività è un atteggiamento che necessita di un training per essere appreso, perché si tratta di modificare un modo di pensare, comportarsi, comunicare e relazionarsi.

In primis, iniziamo a concentrarsi e a prendere in considerazione anche noi stesse, i nostri bisogni, desideri, obiettivi e aspettative. Infatti un nucleo critico della persona passiva è proprio quello di contemplare troppo gli altri a sfavore di se stessa. Infatti se non siamo noi per prime a prenderci in considerazione e ad ascoltarci, come possiamo pretendere che lo possano fare gli altri?

Smettiamo di anteporre i bisogni altrui ai nostri, gli altri a noi: noi non siamo meno importanti e il non prenderci in considerazione, il rinunciare ai propri bisogni o peggio ancora il non ascoltarli, rischia di essere motivo di malessere e insoddisfazione, oltre che potenziale fattore per l’insorgenza di disturbi psichici.

Un atteggiamento assertivo implica anche correggere e modificare alcuni errori di ragionamento che lo determinano e lo mantengono:

  • Un atteggiamento esageratamente negativo e critico nei propri confronti: perché partire dal presupposto che quello che pensiamo, diciamo o facciamo noi sia sbagliato e criticabile; magari può essere apprezzato e valorizzato?
  • Il confronto con gli altri vissuto come un esame con giudizio negativo: il dialogo è l’occasione per confrontarsi e scambiare idee, non un esame in cui noi dobbiamo sempre risultare inappropriate o sbagliate;
  • Usare due metri e due misure diverse: gli altri risultano sempre migliori e legittimati anche a sbagliare o dire e compiere gesti che non concediamo a noi stesse;
  • Generalizzazione: spesso confondiamo la situazione specifica con la persona: ad esempio, dire di “no” ad una richiesta, non significa dire di no alla persona ma semplicemente a quello che ci viene chiesto in quel momento.

Su un piano pratico e comportamentale, si tratta di:

  • Iniziare a contemplare anche se stesse;
  • Cominciare ad esternare quello che si pensa, sensazioni, bisogni, richieste e a dire anche qualche no, magari partendo da ambienti sociali considerati tranquilli, fino poi a generalizzare questo comportamento a tutti i contesti sociali;
  • Focalizzare e rilevare risposte positive da parte degli altri, che possono costituire un rinforzo al proprio comportamento;
  • Considerare la possibilità di esprimersi e di emergere come l’occasione per farsi conoscere;
  • Vivere i rapporti e il dialogo con gli altri come occasione di confronto, conoscenza e arricchimento, non come un esame.

Articolo scritto da Dott.ssa Francesca Lemmipsicologo clinico e psicoterapeuta, esperta dello spazio della redazione di Donnaclick dedicato al benessere psicologico delle donne.