La forma più grave di molestia è il ricatto sessuale mentre le più diffuse sembrano le attenzioni sessuali non gradite come ad esempio le richieste insistenti. In ambienti tradizionalmente maschilisti sono molto frequenti le “molestie di genere”, quelle cioè che sottolineano le differenze tra maschio e femmina come ad esempio la distribuzione di materiale porno tra il gruppo, il fraseggio volgare, il vantarsi di prestazioni sessuali, il gesto osceno e la frase o il discorso ambiguo. Altre forme di molestia sessuale sono le telefonate oscene, l’esibizionismo non richiesto ed infine la ricerca del contatto fisico a bordo dei trasporti pubblici, al cinema, nell’ambiente lavorativo (la pacca sul sedere rientra tra questo genere), e anche in certi ambulatori medici, purtroppo.
Se per alcuni maschi la molestia sessuale rientra nell’esercizio del potere nel caso di dirigenti o imprenditori, l’atteggiamento del molestatore appare tipicamente sessista, di un sessismo più ostile che benevolo incentrato sull’idea frustra della donna oggetto. Se poi il molestatore agisce con l’intento di comunicare un qualcosa la modalità appare decisamente inappropriata caratterizzata da assenza di empatia ed espressione di una sessualità immatura. Se nelle forme più hard il molestatore rientra nei profili aggressivi e manipolativi, nelle forme meno gravi può essere visto come un disabile sociale, una persona con ridotte competenze sociali e assenza di abilità di approccio.
Solitamente le vittime di molestie appartengono alle categorie sociali più deboli dove la vulnerabilità personale è direttamente proporzionale al rischio della molestia. Tra le categorie sociali più a rischio sembra che i primi posti spettino alle divorziate, seguite a ruota dalle donne più giovani e neoassunte. Vittime diffuse, e purtroppo per la maggior parte silenti appartengono a gruppi di lavori specificatamente maschili. Inoltre tra le donne più a rischio di molestia sessuale sono le portatrici di handicap, le lesbiche e quelle appartenenti a minoranze etnico-sociali e linguistiche. Infine dieci suggerimenti di autodifesa: