Maneskin, critiche al finto “matrimonio” per Rush: stella in declino?

di Manuela Zanni


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L’uscita del nuovo album Rush dei Maneskin ha ricevuto una recensione al vetriolo dalla rivista The Atlantic. Il nuovo disco della band romana  uscito lo scorso 20 gennaio non ha riscosso il solito consenso. Che la loro stella si avvii verso il declino?Scopriamo, di seguito, cosa è successo.

Il finto matrimonio per l’uscita del nuovo album

La trovata del finto matrimonio – “una pagliacciata” per molti – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E quello della popolarità dei Maneskin, gruppo italiano vincitore di Sanremo nel 2021 e dell‘Eurovision, rivelazione rock che ha conquistato anche gli Usa, annunciati anche quest’anno come super ospiti a Sanremo 2023, sta pericolosamente traboccando. Il giornalista statunitense Spencer Kornhaber, sulle pagine della nota rivista The Atlantic, pubblica una recensione al vetriolo di Rush!, il nuovo disco della band romana in uscita il 20 gennaio, domandandosi provocatoriamente: “Dovrebbero essere loro a salvare il Rock and Roll?”.

maneskin

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Una posizione controcorrente, quella del critico, che entra in netto contrasto con gran parte della stampa statunitense e in particolare col Los Angeles Times, secondo cui i Maneskin sono la rock band preferita dagli americani tanto da essere invitati  in salotti televisivi prestigiosi come quelli di Jimmy Fallon e Ellen DeGeneres o da aver collaborato con Iggy Pop all’apertura del concerto dei Rolling Stones a Las Vegas.

Le critiche al nuovo album Rush dei Maneskin

Ripercorrendo la carriera di Damiano, Victoria, Thomas e Ethan – iniziato in Italia col secondo posto a X Factor nel 2017 e proseguito a livello mondiale a partire dalla vittoria all’Eurovision Song Contest 2021 –, Kornhaber pone dubbi sull’ascesa della rock band in un’era dominata dall’hip-hop e dal pop elettronico: “La popolarità dei Maneskin è un colpo di fortuna o è un segno di un cambiamento più profondo nei gusti mainstream?”. «Questi ragazzi – si legge – fanno musica con ingredienti molto audaci, ma Rush!, il loro primo album per la maggior parte in inglese, dimostra con forza come in realtà il loro fascino non risieda nella musica”. Questo perché, prosegue il giornalista, le loro canzoni sono “chiaramente riciclate e sfacciatamente mediocri” e i loro testi appaiono come “timidi tentativi di scioccare e infastidire».

 

La ‘provocazione’ delle nozze con il rock

Fortemente criticato anche il matrimonio inscenato a Roma. I Maneskin si sono “sposati in nome del rock” a Palazzo Brancaccio in occasione dell’uscita del nuovo album Rush!. La cerimonia celebrata da Alessandro Michele (ex direttore creativo di Gucci), le promesse, i baci in bocca, il lancio del bouquet, la lunga lista di vip nostrani e non tra gli invitati, una provocazione che non è piaciuta a tutti. La band è stata travolta dalla valanga di critiche di chi ha trovato tutto troppo esagerato, blasfemo o troppo forzato, orientato esclusivamente a farsi pubblicità. «Che vi è successo mamma mia –  scrive una fan che, a sua volta criticata, si mette poi a discutere con altre ammiratrici della band – Non c’è bisogno di tutto questo per fare della buona musica».

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La critica di Uto Ughi ai Maneskin

In Italia l’apprezzamento per il gruppo è fortissimo anche se non mancano voci critiche. “I Maneskin sono un’offesa alla cultura e all’arte”, ha detto il celebre violinista Uto Ughi, in occasione della conferenza stampa per il centenario dell’Accademia Musicale Chigiana. Il musicista, 78 anni, direttore artistico degli eventi musicali speciali per le celebrazioni dello storico istituto senese, ha concluso: “Non ce l’ho particolarmente con i Maneskin; penso che ogni genere ha diritto di esistere, però quando fanno musica e non quando urlano e basta”.

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