Separazione o comunione dei beni, quali differenze?

di Danila


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Molti sposi non conoscono il significato di questa domanda e la sentono solo a cerimonia avvenuta, senza avere riflettuto prima su quali conseguenze possa avere la scelta dell’una o dell’altra “convenzione” prevista dalla legge, perché di convenzione si parla. Patti chiari …”amicizia” lunga.

Il “regime patrimoniale della famiglia” consiste in una serie di norme che regolano le proprietà di ciascuno dei due sposi o coniugi, come vogliate chiamarli ma sempre con riguardo alle proprie particolarità.

La comunione legale dei beni fu introdotta dalla Riforma del Diritto di Famiglia del 1975. Questa Riforma ribaltò drasticamente il sistema: fino alla riforma del ’75 il matrimonio era stato un evento che non influenzava i rapporti patrimoniali, nel senso che ciascun coniuge manteneva la titolarità e l’amministrazione dei propri beni, sia quelli che aveva, sia quelli acquistati durante il matrimonio. Con la Riforma, favorita dall’emancipazione femminile, il coniuge più debole – prevalentemente la moglie – poteva contare su una tutela legale che le riconosceva un ruolo attivo, seppure svolto con il lavoro domestico, nell’acquisizione della ricchezza ottenuta dal marito e nella conseguente legittima ridistribuzione. Cerchiamo di capire la differenza tra i due regimi patrimoniali.

SEPARAZIONE DEI BENI

I coniugi che scelgono questo regime mantengono separati i loro patrimoni personali.

In particolare:

  • Ciascuno dei due coniugi conserva la proprietà esclusiva dei beni acquistati prima del matrimonio;
  • Entrambi i coniugi sono obbligati a contribuire alle spese della famiglia, ognuno in proporzione alle sue possibilità economico – finanziarie

COMUNIONE DEI BENI

Se i coniugi non stipulano nessuna convenzione (accordo), automaticamente viene applicata la comunione dei beni o “comunione legale”. In questo regime patrimoniale i coniugi mettono in comune il loro patrimonio e ne sono proprietari in parti uguali.

Fanno parte del patrimonio comune:

  •  Tutti i beni acquistati insieme o separatamente dopo il matrimonio
  • I risparmi accantonati insieme o separatamente dopo il matrimonio
  • Le aziende costituitesi dopo il matrimonio e gestite da entrambi i coniugi
  • I debiti contratti da uno o da entrambi per la gestione della famiglia e il mantenimento dei figli
  • Le ipoteche o altri oneri che gravano sui beni acquistati

Sono esclusi dal patrimonio comune:

  • I beni posseduti da ciascun coniuge prima del matrimonio
  • I beni ricevuti dopo il matrimonio in donazione o in eredità
  • I beni ottenuti come risarcimento danni o a titolo di invalidità
  • I beni ad uso strettamente personale o gli strumenti necessari per l’esercizio della propria professione

COME SCEGLIERE?

Ma allora, tornando al quesito del titolo, che cosa conviene di più? Se la domanda è secca e precisa, non può che essere altrettanto la risposta, che va calibrata e quasi ritagliata a misura. E’ necessario considerare una serie di fattori come: l’entità delle risorse, le potenzialità dei coniugi, la loro attività lavorativa, tutte variabili che possono fare la differenza. Semplificando il problema, si può concludere che la comunione legale è consigliata se marito e moglie si trovano in una situazione di sostanziale parità economica e, preferibilmente, quando sono lavoratori dipendenti.

Meglio invece la separazione se anche un solo coniuge svolge una professione o un lavoro autonomo, per rendere impermeabili i beni dell’altro alle proprie vicende economiche, nel caso – per esempio – la sua impresa dovesse versare in situazioni di difficoltà.

Peraltro, in regime di separazione dei beni, se i coniugi vogliono acquistare insieme un bene, per esempio la casa, possono farlo. Basta che entrambi stipulino il rogito e così diventano comproprietari del bene, ciascuno per una quota, che non deve necessariamente essere di metà, ma può essere anche maggiore o minore.

Ragionando in modo pragmatico, non sempre l’approccio dei “due cuori e una capanna” è il più sicuro per una neo – coppia. Le norme che disciplinano la comunione legale dei beni hanno dato luogo a numerose difficoltà interpretative o è risultato difficile assemblarle con norme di altro settore, per esempio con quelle del diritto societario: con la separazione si tutelano le proprietà del coniuge non coinvolto nell’azienda di famiglia.

Nella prassi quotidiana, sono nate complicazioni ed interferenze, che non pendono a favore  dell’opzione della “comunione dei beni”, per i motivi sopra esposti. Si spera aver  quantomeno chiarito un poco il quadro.

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