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Varicella e gravidanza: cosa c’é da sapere
Tuttavia è importante trattare l’argomento varicella e gravidanza in quanto, a seconda dell’epoca della gestazione in cui è contratta, le conseguenze possono essere serie.
Le cifre
Secondo i dati a disposizione, la varicella colpisce circa una donna incinta su 10000, ovvero 40-50 donne all’anno nel nostro Paese. Il 17% circa trasmette la malattia al feto. La percentuale di anomalie congenite in seguito a varicella materna è del 7,4 %, circa il doppio di quelle della popolazione in generale.
I rischi
Nonostante fino a qualche decennio fa si pensasse il contrario, il virus dunque si trasmette al feto e raddoppia la possibilità di anomalie congenite: gravi lesioni cutanee cicatriziali, atrofia muscolare, ipoplasia delle dita, lesioni cerebrali tipo encefalite o atrofia cerebrale.
Il rischio di Sindrome da varicella congenita è maggiore se il contagio materno avviene nel primo trimestre, e decresce nel secondo trimestre, quando gli organi del feto sono ormai formati.
In epoche più avanzate della gravidanza il contagio fetale ha solitamente esito positivo, in quanto il feto, infettandosi dopo la madre, riceve gli anticorpi materni.
Una situazione critica si verifica, però, se il contagio materno avviene a 15-20 giorni dalla data del parto: se la madre manifesta la varicella nei cinque giorni precedenti, o nei due giorni successivi alla data del parto, il feto può infettarsi per via ematogena ma non ricevere gli anticorpi materni, che non sono ancora stati prodotti. In questo caso si può avere una forma molto grave di malattia per il neonato.
Prevenzione e cura
In fase di progettazione di una gravidanza, la futura mamma dovrebbe sottoporsi a analisi per la ricerca degli anticorpi contro il virus Varicella-Zoster e, se negativa, vaccinarsi.
Una donna negativa alla ricerca di anticorpi (soggetta, dunque, a ammalarsi di varicella in gravidanza), dovrebbe evitare il contatto con persone infette e porre particolare attenzione nel primo trimestre e nell’ultimo mese / mese e mezzo di gravidanza.
In caso di gravida che presenti i sintomi della varicella, o che sia stata a contatto con soggetti malati, bisogna rivolgersi subito al medico per valutare l’opportunità di curarsi con Acyclovir o immunoglobuline specifiche anche se non è dimostrato che queste possano evitare il contagio del feto.
L’interruzione di gravidanza non è consigliata di routine, come nel caso della rosolia, poiché sono più rare le complicanze.
La sorveglianza tramite ecografia è l’unico modo per valutare l’insorgenza di malformazioni fetali, anche se non sempre efficace.
In caso si sospetti un’infezione per via ematogena a ridosso della nascita, al neonato vengono somministrate gammaglobuline specifiche contro il virus della varicella. Poiché tale trattamento è maggiormente efficace se effettuato entro 72 ore dal contagio, è possibile che, se la madre manifesta i sintomi della varicella in prossimità del termine, il parto venga indotto ma, se possibile, la soluzione ottimale sarebbe quella di ritardare il parto di almeno 5 giorni, in modo che il feto riceva gli anticorpi prodotti dalla madre.
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