Nei primi anni di vita molti bambini possono avere, sia nella vita quotidiana, sia a tavola, degli atteggiamenti oppositivi e “capricciosi”, reagendo negativamente all’introduzione di nuovi cibi nell’alimentazione quotidiana. A volte il capriccio è scatenato da problemi apparentemente banali (tipo volere un particolare cibo e se non lo ottiene…scatta il capriccio).
Dallo svezzamento in poi il bambino va incontro a nuove abitudini alimentari e scopre nuovi gusti; il genitore decide le regole per un’educazione alimentare corretta (cosa, quando e dove si mangia) influenzando, per gli anni successivi, il rapporto del figlio con il cibo anche attraverso il suo comportamento.
Il bambino, all’inizio, viene in contatto con sapori e odori che, in alcuni casi, accetta subito, altre volte, dopo vari tentativi.
E’ compito del genitore fornire al bambino una corretta alimentazione, offrendogli alimenti sani per crescere, cercando di assecondare le sue preferenze e i suoi gusti e, nel frattempo, sottoporgli anche alimenti che almeno inizialmente non desidera mangiare.
Può succedere che in questa fase alcuni bimbi rifiutino il cibo e facciano capricci che possono sorprendere per la loro violenza, a volte si tratta di vere crisi di collera, davanti alla quale papà e mamma non sanno come reagire.
E’ utile sapere che atteggiamenti di questo tipo sono frequenti e non sono avvisaglie, o il preludio, di un futuro carattere intrattabile, e non sempre sono la conseguenza di errori educativi, ma fanno parte dell’accrescimento del bambino.
Il bambino, intorno ai 2 anni, acquisisce maggiore autonomia e può cercare di manifestare, attraverso il capriccio, varie richieste e pressioni per determinati alimenti e/o comportamenti alimentari, come ad esempio, pretendere la TV o i giochi durante il pasto.
A novembre pubblicherò un nuovo libro su questo argomento. Intanto, potete approfondirlo qui:
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La tavola è un luogo perfetto, anche se non l’unico, per questi “scontri di potere” dove il bambino può manifestare la propria autonomia e, i suoi atteggiamenti oppositivi, spesso, mettono in discussione le regole stabilite dall’adulto, facendo leva sulla preoccupazione che un genitore può avere per il corretto nutrimento del proprio figlio. Ai capricci dei bambini a tavola, i genitori debbono essere pronti a rispondere, cercando, prima di tutto, di capire le motivazioni che li hanno determinati e cercando di agire di comune intesa.
Quando il bambino non riesce a raggiungere un obiettivo, o è costretto a fare qualcosa che non vuole, o gli si nega qualcosa che desidera, può reagire con un’esplosione di rabbia che è la manifestazione della sua angoscia nel riscontrare, contrariamente a ciò che desiderava, la propria incapacità a ottenere quello che desiderava.
È molto probabile che, a questo punto, emergano capricci e rifiuti ostinati e che nell’interazione genitore-figlio si stabilisca un vero e proprio “braccio di ferro all’ultimo boccone“. Il bambino impara prestissimo a sostenere la sfida con i grandi a tavola. Inoltre, se manca la sensazione del piacere durante l’alimentazione, emerge una serie di difficoltà ad autoregolarsi nelle dosi e nella qualità del cibo, con il rischio che nel corso dello sviluppo tutto ciò possa trasformarsi in un disturbo del comportamento alimentare.
Se i capricci a tavola o in altri momenti della giornata sono trascurati o sono affrontati in modo inadeguato o con tentativi disfunzionali reiterati, nel tempo, si possono trasformare in un problema persistente. Con danni a tutta la famiglia e, soprattutto, al bambino.
E’ questo che dobbiamo comprendere. A volte esplodono improvvisamente per una cosa banalissima ma dietro, spesso c’è dell’altro e sta ai genitori, magari aiutati dal pediatra e/o da un pedagogista, capirlo.
I capricci si svolgono sempre su due piani:
I piani impliciti più frequenti sono:
Non è facile, ma sapendolo, si hanno più possibilità di reagire in modo adeguato
Può essere utile interrompere il contatto, per un breve tempo. Ma una cosa, fra tutte, è fondamentale: mai mettersi al livello del bambino. Mai. Anche quando è esasperato, il genitore deve ricordarsi di essere su un altro piano. Non è mai il caso di mettersi a litigare col bambino. La relazione tra adulto e bambino non è paritaria. L’adulto ha dei compiti educativi.
Le regole standard che un genitore cerca di stabilire a tavola – e che il bambino può mettere in discussione con i capricci – sono descritte in altre parti del libro in via di uscita sulla alimentazione (oltre a non guardare Tv o videogiochi):
Per far rispettare queste poche e fondamentali regole l’adulto non deve far altro che armarsi di molta pazienza e guidare dolcemente il comportamento del bimbo.
Quindi:
Per approfondimenti, leggi questo articolo anche sul mio blog