Rischi dell’interruzione volontaria di gravidanza: dove, quando e quanto costa

L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto inalienabile delle donne sancito dalla legge 194 e può essere effettuata entro 90 giorni dalla data dell’ultima mestruazione o successivamente solo in caso di grave pericolo per la donna o nei casi in cui il feto è affetto da malattie genetiche o malformazioni.

I rischi dell’interruzione volontaria di gravidanza sono legati in primis all’intervento stesso e successivamente ad un fattore psicologico individuale. Ecco quindi una guida sugli step da seguire.

L’aborto terapeutico inizia dalla visita medica dove il ginecologo, dopo aver constatato lo stato di gravidanza, rilascia un certificato attraverso il quale si invita la paziente a riflettere su tale decisione. Il tempo previsto dal legislatore è di 7 giorni.

Superato questo tempo, se la donna è decisa ad interrompere la gravidanza, potrà rivolgersi ad un centro medico autorizzato o ad un ospedale pubblico per porre fine alla gestazione. E’ bene sottolineare che esistono numerosi medici obiettori di coscienza che hanno il diritto di rifiutarsi di effettuare l’operazione.

Come avviene l’interruzione volontaria di gravidanza?

L’intervento medico viene effettuato in Day Hospital, per cui la paziente viene dimessa il giorno stesso, senza necessità di degenza, salvo casi eccezionali. L’intera procedura avviene in anestesia locale.

Quanto costà interrompere una gravidanza?

Interrompere una gravidanza, se fatto in strutture sanitarie pubbliche ed autorizzare, non comporta alcun costo per la paziente se non quello dei medicinali necessari per il post intervento. Chiaramente la situazione è diversa se ci si rivolge a cliniche private, e le tariffe cambiano da strutturaa struttura.

Ma nel caso in cui arrivi poi il momento di riprovarci, ecco cosa c’è da sapere sul concepimento dopo un aborto.