Dal 1968 in poi molti opinionisti italiani, laici e radicali, si sono sempre battuti contro le restrizioni dei contenuti sessuali e pornografici nei mass media. Oggi, invece, in molti di loro si sta facendo strada un ripensamento per l’eccessiva diffusione della pornografia, che, attraverso subdoli link della rete internet, arriva nelle camerette di adolescenti; anzi addirittura in quelle dei pre-adolescenti e dei bambini. Questo allarma l’opinione pubblica e soprattutto i genitori. La pornografia è vero che si esprime nelle diverse forme d’arte, quando è, però, rappresentata con distacco e con disinteresse. Nel momento in cui intervengono, invece, alcuni soggetti che surrogano l’arte come business economico, allora la degenerazione è dietro l’angolo e, di conseguenza, la reazione non si fa attendere. Il divieto assoluto e il tabù della sessualità e della pornografia sono, secondo me, esistiti, ma nell’Italia pre-sessantottesca; oggi, invece, pur essendo ancora egemone la cultura catto-comunista, attraverso i rispettivi intellettuali sudditi ed organici, le giovani generazioni non si fanno influenzare né condizionare.
I professionisti del porno non sono, per fortuna non tutti, rispettati socialmente perché agiscono subdolamente, quando istigano alla pornografia soggetti non ancora pronti a consumarla, all’interno della società. Mi riferisco agli adolescenti; questi, per la maggior parte degli studiosi di psicologia evolutiva e sociale, pur avendo raggiunto la maturità fisica ed organica, ancora non sono pronti ad intraprendere, per la non raggiunta maturità psicologica, l’esperienza sessuale. La pornografia, pertanto, per tale età, non può esprimere sessualità ma solo aggressività.
Tali professionisti non sono, dunque, rispettati perché non riescono ad esprimere sul palcoscenico della vita sociale un ruolo trasparente e ben definito. Il ruolo è un’aspettativa bilaterale che ogni professionista svolge all’interno della società in cui vive. Chi, ad esempio, svolge il ruolo del genitore si deve comportare di conseguenza, giacché gli altri si aspettano tale comportamento. Diversamente si diventa devianti e, quindi, si è costretti ad entrare in conflitto con gli altri.
Il rispetto di un mestiere o di una professione viene, in qualche modo, acquisito attraverso la capacità di conquistare correttamente il centro della scena sociale. Gli omosessuali, ad esempio, insegnano. Si può non condividere l’omosessualità, ma gli omosessuali sono accettati ed alcuni anche apprezzati all’interno della società italiana.
Il lavoro non rappresenta, per ognuno di noi, soltanto una gratificazione differita, ma anche una soddisfazione immediata e diretta. Esso è, innanzitutto, svolto, per soddisfare i bisogni immediati, ma, nello stesso tempo, per gratificare l’affermazione personale e l’esigenza del successo nel lavoro stesso; ciò è importante, per promuovere nei lavoratori, evitando la ripetitività, la formazione di un carattere costruttivo e creativo. Quando ciò non avviene, allora il lavoratore si aliena e si percepisce non solo condizionato dal lavoro, che svolge, ma anche nei rapporti sociali che non riesce ad instaurare in maniera soddisfacente.
E il giudizio degli altri ci influenza nella scelta del lavoro che cerchiamo di fare?
L’uomo è influenzato dalla società in cui vive, perché s’incultura, attraverso il processo di socializzazione, direttamente ed indirettamente ai valori, alle norme e alle concezioni dell’ambiente in cui vive. Pertanto, il giudizio degli altri, commisurato alla consapevolezza di scelte autonome, ha certamente influenza sulle scelte del lavoro. E’ importante, però, che tali scelte siano compatibili, a livello personale, con le esigenze della propria realizzazione lavorativa e professionale.
Desidero fare una premessa, ovvero che la pornografia da un lato non è certamente educativa e chi la utilizza e la pratica, specialmente nella fase adolescenziale e, in ogni modo, prima della maggiore età, non può essere un modello; dall’altro lato, però, un suo uso moderato ed equilibrato da parte degli adolescenti soddisfa la curiosità e, fatto interessante, dà la possibilità, in tale fase particolare, di conoscere alcune informazioni elementari sul sesso e sulla sessualità, che non solo faranno loro acquisire l’impressione di non essere più bambini e di vergognarsi di tutto, ma di assumere comportamenti, che saranno utili nella vita adulta, più aperti verso l’altro sesso. Ciò premesso, per una madre, è, oggi, quasi scontato che un figlio-adolescente, utilizzando internet, si imbatti in qualche modo con la pornografia. Le informazioni e la comunicazione non sono più, attraverso internet, “una finestra sul mondo” ma rappresentano tutto ciò che accade nel mondo e che di prepotenza entra nelle camerette dei nostri figli. Un giorno spero che i pedagoghi suggeriranno alle famiglie di organizzare come studio camere aperte, dove ognuno, senza vietargli l’intimità dello solitudine, potrà utilizzare individualmente il proprio personal computer ed ogni altro strumento di comunicazione. Sarebbe interessante che ogni famiglia predisponga, dopo averlo discusso e condiviso al suo interno con tutti, un regolamento per l’uso domestico del personal computer e per la navigazione in Internet.Scoprire, poi, che un proprio figlio è un pornodivo è, a livello sociale, d’impaccio notevole, ma solo per il fatto che la pornografia non è accettata socialmente. A livello psicologico, anzi psicoanalitico, una tale situazione comporta, invece, a livello inconscio, una certa soddisfazione che, in seguito, farà sviluppare soprattutto in una madre l’accettazione dello status del figlio pornodivo.
L’amore dei genitori verso un figlio voluto e condiviso è incommensurabile. Esso, quando è autentico, non considera il passato del soggetto, cui è rivolto, ma solo il presente e il futuro. Diventa, allora, facile accettare qualcosa che inizialmente sembrava inaccettabile. L’amore incondizionato dei genitori fa, tuttavia, reagire i figli (particolarmente adolescenti) perché si sentono minacciati nella conquista della loro libertà personale ed autonomia. Anzi, nei rapporti con i genitori, il comportamento variabile degli adolescenti si rivela in modo caratteristico: alternativamente un figlio-adolescente prima li ama e poi li odia intensamente; da un lato, li denigra e, dall’altro, li esalta come eroi. Egli ha, in una parola, l’esigenza d’interrompere, per crescere autonomamente, i rapporti con i genitori, ma teme di intraprendere tale iniziativa, giacché si sente ancora impreparato ad affrontare i problemi della vita. Un figlio-adolscente è portato da un lato, a screditarli, e, dall’altro, a considerarli come punti di riferimento. Vive una certa ambivalenza: non è più un bambino e non è ancora un adulto. In una simile condizione si ribella ai genitori, perché rappresentano il rifugio dell’infanzia da cui deve uscire, e, nello stesso tempo, non riesce ad accettare nemmeno l’età adulta per paura delle proprie responsabilità. In tale situazione i genitori assumono, volendoli tenere legati dal punto di vista affettivo, comportamenti estremamente permissivi: si mostrano deboli e scendono, viziandoli, a compromessi. Il conflitto sembra, pertanto, ciclico ed inestricabile.
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