Divorzio consensuale: gli italiani vanno all’estero

Si prende in affitto un appartamento all’estero, ci si fa intestare il contratto di affitto incluse le bollette e infine si chiede la residenza. Sei mesi dopo si fa istanza di divorzio al Tribunale straniero prescelto e in pochi mesi si torna in Italia con una copia conforme della sentenza di divorzio che l’ufficiale di stato civile italiano dovrà semplicemente trascrivere. Tali documenti debbono essere solo apostillati, cioè tradotti in italiano con dichiarazione dell’interprete sulla fedeltà del testo all’originale“.

Questo è quanto spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, che indica agli italiani una scorciatoia rapida per porre fine ad un matrimonio sbagliato, e per abbattere i tempi lunghi delle procedure di separazione in Italia.

Una prassi decisamente rapida, ma forse non troppo economica, rispetto ai 4 anni che occorrono per una separazione consensuale, che potrebbero anche triplicarsi nel caso in cui sia particolarmente difficile trovare un accordo tra i coniugi. Secondo le stime negli ultimi 5 anni sono almeno 8.000 le coppie italiane che hanno divorziato all’estero, dati che dimostrano una certa intolleranza nei confronti del nostro diritto di famiglia caratterizzato ancora da tempi burocratici eccessivamente lunghi.