“Il mio corpo vi seppellirà”: film di Giovanni La Parola

di Alice Marchese


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“Il mio corpo vi seppellirà” di Giovanni La Parola è un omaggio al cinema di genere degli anni 60 e 70, attraverso la storia di quattro bandite, le Drude, impegnate in una vendetta personale nel Regno delle Due Sicilie, all’alba dello sbarco delle truppe garibaldine del 1860. Sono Errè (Miriam Dalmazio), Maria (Antonia Truppo), Lucia (Margareth Madè) e Ciccilla, interpretata dall’attrice siracusana Rita Abela (classe 1984), già nel cast de “Le nozze di Laura” di Pupi Avati, e che vedremo prossimamente ne “Il Cacciatore 3” e nel corto “Big” di Daniele Pini.

Ci parla del suo personaggio: «Ciccilla è la più istintiva del gruppo, con un fiuto quasi animalesco. È una donna crudele, capace di azioni efferate, ma la sua indole è legata ad un vissuto passato fatto di violenza; ed è questo il tratto che più la rende un personaggio dalla grandissima tridimensionalità».

Senti di avere con lei qualche tratto in comune?
«Se la sua crudeltà non mi appartiene, sento di assomigliarle nel mio lato ironico. Perché l’ironia rappresenta il mio approccio alla vita di tutti i giorni. Un altro elemento in comune è il sentimento di “sorellanza”, che io, come lei, vivo a 360 gradi. Per Ciccilla questa banda di donne è la prima ed unica forma di affettività con cui viene in contatto nella sua vita. Nella cornice di una pellicola di genere, “Il mio corpo vi seppellirà” lancia infatti un messaggio di solidarietà di genere molto attuale».

È quindi un western al femminile in piena regola?
«Sicuramente, ed è bello che lo si possa definire così, perché qui le donne finalmente non sono mogli o madri, ma solo guerriere che difendono la propria identità attraverso una grande solidarietà reciproca; fanno spirito di corpo, non accettando ciò che suona come imposto dall’esterno, e questo fa di loro delle vere e proprie combattenti».

L’ambientazione del film tocca luoghi aspri e selvaggi della Puglia, tra le Murge, il Laghetto di bauxite di Otranto e Gravina
«Sono luoghi adatti allo spirito del film, ed hanno aiutato anche noi attrici ad instaurare la sintonia necessaria. Prima di iniziare le riprese abbiamo trascorso un periodo in un agriturismo di Gravina, dove alloggiavamo tutte insieme, provando alcune scene, in particolare quelle a cavallo. È stato stimolante lavorare a stretto contatto l’una con l’altra e col regista; ognuna di noi ha acquisito quella familiarità con i luoghi, le persone, i cavalli stessi, fondamentale per realizzare il girato».

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