Medicina e chirurgia estetica: il “ritocco” per non perdere il lavoro

 

Boom di ritocchi per non perdere il posto di lavoro. Accade in America ma si sta già diffondendo in Italia. Ed è corsa ai trattamenti di chirurgia estetica, già in forte incremento negli ultimi anni. Una problema che pare riguarda in particolar modo una certa categoria di persone che lavorano a stretto contatto con il pubblico.

Iniezioni di botulino e minilifting sono ormai all’ordine del giorno, ma in questo caso a dettare le regole non è l’insicurezza personale ma la paura di perdere il posto di lavoro. Secondo le stime dell’American Society of Plastica Surgeons, negli ultimi anni il numero di persone che si sottopongono ad un intervento estetico, è salito vertiginosamente.

E non sono dati che riguardano soltanto le donne, anche gli uomini si sottopongono spesso ad una plastica, basti pensare che nel 2010 gli uomini “con il ritocco” sono arrivati quasi ad un milione. Tra loro la categoria più importante per numero è quella degli uomini di oltre 55 anni che temono di perdere il lavoro, e così mentre le donne rassodano il seno e correggono gli zigomi, i maschi ricorrono al bisturi per nascondere le rughe.

In Italia, invece, la situazione è un po’diversa. Da noi sono ancora le donne quelle più tentate “dal ritocco”, ma nella maggior parte dei casi si tratta di medicina estetica, sicuramente meno costosa e meno impegnativa perché prevede un breve periodo di convalescenza. Certamente una segretaria giovane e bella non è mai dispiaciuta a nessuno, ma da qui al ritocco la strada è ancora lunga.