Eva Dal Canto dice a Grillo: “Il Giorno dopo sono andata a scuola”

di Alice Marchese


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Il video di Beppe Grillo ha scatenato innumerevoli reazioni, soprattutto tra partiti. Giorni fa, è stato pubblicato da lui un video in cui difende il figlio e altri ragazzi accusati di violenza sessuale. Le parole utilizzate, il tono concitato e il potere mediatico sfruttato sono dei motivi per cui il video è stato aspramente criticato, ritenuto inaccettabile e scandaloso.

“Perché non li avete arrestati? Perché non è vero niente. Se una persona viene stuprata la mattina, al pomeriggio fa kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia, vi è sembrato strano. È strano. C’è un video e si vede che è consenziente”. Da qui, è stato lanciato un hashtag #IlGiornoDopo da Eva Dal Canto.

#IlGiornoDopo: la storia di Eva Dal Canto

Eva è una sopravvissuta. È stata stuprata all’età di diciassette anni e durante l’intervista ha esposto come il dramma di subire una bruttura simile sia impossibile da verbalizzare e da condividere con qualcuno nell’immediato futuro o anche a distanza di tempo. Non ha mai denunciato.

In seguito alle parole di Beppe Grillo, ha deciso di dare il via ad una manifestazione mediatica. Attraverso l’hashtag #IlGiornoDopo, l’obiettivo è raccontare cosa è stato fatto ore dopo aver subito uno stupro. Perché c’è un giorno dopo, la vita continua. Ma il silenzio non porta giovamento, come ha scritto su Instagram.

Il post su Instagram di Eva Dal Canto

“In un recente sproloquio, Beppe Grillo ha difeso il figlio dalle accuse di #stupro dicendo che la vittima l’indomani è andata a fare surf.
Come se questo invalidasse magicamente non soltanto le accuse, ma anche la reputazione della ragazza.
Troppe persone subiscono stupri e violenze nel segreto delle loro camere, nelle macchine dei compagni di classe e non acquistano consapevolezza di ciò che hanno subito fino a molto tempo dopo.
Talvolta, come nel mio caso, dopo anni.
Ma il problema è anche che una certa narrazione sembra voler colpevolizzare chi sopravvive, che dopo lo stupro non può voler trovare una distrazione o un piccolo attimo per non pensare al dolore e cercare di andare avanti.
Ci volete mortə, oppure in lutto perenne. Si parla poco di sopravvivenza, di quanto sia difficile e di quanti sforzi comporti, per questo, voglio che tuttə noi ci facciamo sentire.

Lancio l’hashtag #ilgiornodopo perché le/i sopravvissutə allo stupro e alle violenze raccontino quanto drammaticamente sia normale e diffuso non aver denunciato immediatamente.

O, come nel mio caso, non aver denunciato affatto”.

La storia di Luce

“Sono qui per una legge ingiusta e per un’educazione sbagliata”. È l’appello di Luce, 23 anni. Attraverso il suo profilo Instagram lancia un messaggio notevolmente forte per le vittime di stupro. “La legge dei sei mesi”, s’intitola così.

Non si sofferma sulle dinamiche dell’accaduto, ma quanto questo tragico evento abbia influito su di lei e come la sua mente abbia cercato invano di proteggerla rimuovendo ricordi. Purtroppo per quanto ci si possa difendere da tali brutture, quando si verificano sono laceranti e si ripropongono giorno dopo giorno.

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