Autobomba in una scuola, cos’è successo sabato a Kabul

di Alice Marchese


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La scuola, luogo di conoscenza e palestra di vita, può trasformarsi in un incubo senza fine. Mentre le studentesse in Afghanistan escono dalla scuola Sayed-ul-Shuhada, un’autobomba è stata fatta detonare sabato. Sono almeno 55 le persone rimaste uccise. I feriti almeno 150, alcuni molto gravi.

Cos’è successo sabato in Afghanistan

Il quartiere dove si è verificato il tragico evento è di Dasht-e-Barchi, la zona abitata dalla minoranza sciita degli Hazara, a Kabul.
Sono fuggite vie le ragazze, ma sono morte in seguito alle successive esplosioni. Decine di ragazze sono state sepolte in un cimitero in cima a una collina a Kabul, il giorno dopo l’attentato davanti a una scuola femminile, il più sanguinoso attacco in Afghanistan in oltre un anno.

Le parole del capo missione di Emergency

“Tutti necessitano di cure chirurgiche, almeno una decina sono gravi. Una ragazza è arrivata già morta. Abbiamo dovuto chiamare staff aggiuntivo, infermiere donne e altri chirurghi. Le nostre sale operatorie lavoreranno tutta la notte”. Si pronuncia a riguardo da Kabul il capo missione di Emergency, Marco Puntin. Riportato così da Repubblica. Nell’ospedale dell’ong sono state portate molte delle ragazze ferite.

Il portavoce della polizia di Kabul Ferdaus Faramarz

“La natura di una delle esplosioni era un’esplosione di un’autobomba. Altre due esplosioni sono state causate da ordigni esplosivi improvvisati posizionati nella stessa posizione”. Ha detto ai giornalisti il portavoce della polizia di Kabul Ferdaus Faramarz. Dice RaiNews.

Il presidente afghano Mohammad Ashraf Ghani ha condannato fermamente l’attacco e ha incaricato i funzionari sanitari di fornire le migliori cure mediche possibili ai feriti.
Il gruppo militante talebano ha negato il coinvolgimento dei propri ribelli nell’incidente e ha accusato i militanti dello Stato Islamico (IS) dell’attacco mortale.
Non si conosce esattamente la dinamica di quanto accaduto. È un attacco al futuro dell’Afghanistan, dichiara la rappresentanza diplomatica europea.

“Finché avrò voce”

#IAmMySong: Io sono la mia canzone. Hashtag forte lanciato su Twitter per portare avanti una protesta il cui epicentro è Kabul. In Afghanistan volevano impedire alle ragazze di cantare; il gesto ha fatto regredire notevolmente il governo afghano, ma per fortuna non è andato a buon fine.

Nel giro di qualche ora centinaia di donne hanno postato video in cui si riprendevano mentre intonavano melodie. Emblema della lotta contro l’estremismo e la discriminazione del ministero dell’Istruzione.

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