L’ex vigilessa uccisa, il collega arrestato si difende ma l’accusa è di “omicidio premeditato”

di Gaetano Ferraro


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L’omicidio di Sofia Stefani, ex vigilessa di Anzola Emilia, è ancora un giallo mentre il Gip non crede all’incidente e conferma il carcere per il collega Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, accusato dell’omicidio. Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni è stata uccisa lo scorso 16 maggio e l’ex poliziotto resta in carcere. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta del Pm sottolineando la “spiccata pericolosità sociale” dell’indagato e il rischio di reiterazione del reato.

Gualandi in carcere: il Gip sottolinea la sua “spiccata pericolosità sociale”

Secondo la ricostruzione del Gip, basata sugli atti a disposizione, l’omicidio non sarebbe stato un incidente come sostenuto da Gualandi durante l’interrogatorio. Il giudice ritiene che il 62enne, quel fatidico 16 maggio, fosse arrivato al comando della polizia locale con l’intenzione di uccidere la giovane ex collega, che non accettava di concludere la loro relazione. Gualandi avrebbe ritirato l’arma dall’armeria e recuperato la scatola per la pulizia, poi ritrovata sulla scrivania, per predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza della pistola.

La ricostruzione del Gip: un omicidio premeditato, non un incidente

Una volta arrivata Sofia Stefani, tra i due sarebbe iniziata una discussione. L’ex vigilessa avrebbe insistito a voler continuare il rapporto, mentre Gualandi, “esasperato”, avrebbe impugnato la pistola, puntandola verso la donna e premendo il grilletto. Consapevole di quanto accaduto e della necessità di fornire una versione alternativa, l’uomo avrebbe poi chiamato il 118 per “simulare una tragica fatalità”.

Le incongruenze nella versione difensiva di Gualandi

Il Gip evidenzia tutte le incongruenze e gli elementi di debolezza della versione difensiva di Gualandi, sottolineando come “l’utilizzo dell’arma a fronte di soggetto che risultava disarmato esprime una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta”. Inoltre, i messaggi scambiati tra i due nei giorni precedenti al delitto dimostrano come Gualandi fosse “una persona logorata dalla presenza nella sua vita” di Stefani, che non intendeva troncare la relazione.

Le indagini in corso: autopsia e consulenza balistica

Nel frattempo, sono iniziati gli accertamenti sul corpo della vittima. La Procura di Bologna ha incaricato la dottoressa Valentina Bugelli di effettuare l’autopsia, stabilendo un termine di 90 giorni per portare a termine gli esami. Anche la consulenza balistica, ritenuta fondamentale per fare luce sulla dinamica dell’omicidio, è stata affidata al maresciallo maggiore Luigi Desideri e al maresciallo Lorenzo Talamelli, con un termine di 90 giorni per completare le analisi. La difesa di Gualandi, rappresentata dall’avvocato Claudio Benenati, ha annunciato che depositerà un ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento del provvedimento di carcerazione o, in subordine, gli arresti domiciliari. Nel frattempo, hanno nominato come consulenti il dottor Guido Pelletti per l’autopsia e il tenente colonnello dell’esercito Paride Minervini per la balistica. La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Andrea Speranzoni, ha designato il dottor Andrea Casolino come consulente per l’esame autoptico.

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