Il dramma dei genitori di Filippo Turetta: “Nostro figlio ha avuto uno scoppio nel cervello”

di Redazione


Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di DonnaClick! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Nel tardo pomeriggio di ieri, Nicola ed Elisabetta Turetta, genitori del 23enne Filippo Turetta attualmente in carcere in Germania con l’accusa di aver ucciso e fatto a pezzi l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, si sono recati nella canonica della chiesa di Torreglia, in provincia di Padova, per un colloquio con il parroco don Franco Marin.

Il dolore e lo smarrimento dei genitori di Filippo Turetta

Un incontro voluto dalla coppia per trovare conforto spirituale dopo la tragica vicenda che ha sconvolto per sempre la loro vita e quella della famiglia Cecchettin. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, i coniugi Turetta hanno voluto esprimere tutto il loro dolore e smarrimento di fronte all’efferato delitto commesso dal figlio Filippo, respingendo con forza le accuse mosse alla loro famiglia di maschilismo e mentalità patriarcale. “Non siamo mai stati una famiglia patriarcale, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio” dichiarano all’unisono Nicola ed Elisabetta, visibilmente provati e con gli occhi arrossati dal pianto. “Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto per mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza contro le donne”.

Respingono le accuse di maschilismo

I coniugi Turetta respingono con forza l’accostamento della loro famiglia ai recenti casi di femminicidio che hanno indignato l’opinione pubblica italiana: “Proviamo immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è successo. Ci fa molto male vederci additare come genitori inadeguati, come famiglia simbolo del patriarcato”. Molte critiche si sono concentrate sul presunto rapporto morboso tra Filippo e la madre Elisabetta, accusata di aver viziato eccessivamente il figlio maschio. “Cosa avrei dovuto fare di diverso?”, si difende la donna. “Non stirare le sue maglie quando doveva andare a giocare a pallavolo? Non preparargli una cotoletta quando tornava dagli allenamenti? Ho fatto solo quello che fanno tutte le madri”. Anche il marito Nicola prende le difese della moglie: “Mi dicono che avrei dovuto preoccuparmi quando Filippo andava a letto abbracciando ancora il suo orsacchiotto e pensando alla sua ex. Ma io onestamente non ho dato peso a queste sciocchezze. Era un ragazzo sensibile, viveva una normale sofferenza d’amore”.

I genitori cercano di comprendere il movente

Sul possibile movente e la premeditazione del folle gesto, i genitori di Filippo non sanno darsi una spiegazione: “Sinceramente ci sembra impossibile che abbia pianificato tutto. Poi leggo delle fascette di plastica, del coltello…non so davvero cosa pensare”. Il padre Nicola prova a ipotizzare una possibile dinamica dei fatti: “Forse voleva sequestrarla solo per non farle discutere la tesi il giorno dopo, ma poi la situazione gli è sfuggita di mano ed è degenerata in modo imprevedibile”. I coniugi Turetta ammettono di non poter trovare una ragione plausibile dietro la furia omicida del figlio: “Secondo noi gli è scoppiata qualche vena nel cervello. Non c’è davvero una spiegazione razionale. Parlano di possessività, incapacità di accettare che lei fosse più brava e indipendente da lui…ma vi assicuriamo che Filippo non era assolutamente così. Aveva un carattere dolce, riflessivo”.

L’amore per il figlio nonostante tutto

I genitori di Filippo rivelano di non aver ancora potuto parlare direttamente con il figlio, attualmente detenuto in un carcere tedesco in attesa di estradizione: “Non ci hanno permesso di sentirlo al telefono. Se non verrà rimpatriato a breve, siamo disposti ad andare noi in Germania per poterci confrontare con lui. Vogliamo guardarlo negli occhi e capire cosa può averlo spinto a questa follia”. Nonostante la gravità del gesto, Nicola Turetta ribadisce che Filippo resta sempre e comunque il loro figlio: “Certo che deve pagare per ciò che ha fatto e non vogliamo giustificarlo. Ma per noi rimane la nostra carne, il sangue del nostro sangue. Secondo noi era in uno stato confusionale quella notte. Ha vagato senza meta per l’Europa, non è tornato perché probabilmente aveva paura di affrontare le conseguenze”.

Dalla stessa categoria

Correlati Categoria