Il grido di Ilaria Salis dal carcere ungherese: “Rinchiusa 23 ore al giorno tra cimici e scarafaggi”

di Redazione


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Mentre continua il processo in Ungheria contro l’attivista italiana Ilaria Salis, arrestata a Budapest lo scorso 2 ottobre, emerge un drammatico memoriale scritto dalla donna durante la sua detenzione e consegnato al consolato italiano.

Condizioni disumane dietro le sbarre: la denuncia dell’attivista italiana

Il testo, mostrato in esclusiva dal Tg La7, descrive le durissime condizioni di vita all’interno del carcere ungherese. “Sono trattata come una bestia al guinzaglio – si legge nel memoriale – da tre mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto, l’aria è poca, solo quella che filtra dallo spiraglio”. Ilaria denuncia di essere sottoposta a condizioni igieniche precarie, con scarsa alimentazione e privazione dei diritti fondamentali. “All’arresto sono stata fatta spogliare e lasciata in mutande e reggiseno, poi costretta a rivestirmi con abiti malconci e puzzolenti” scrive nel testo. In cella ha dovuto sopportare lenzuola non cambiate per settimane, punture di cimici e la presenza di scarafaggi e topi. Il cibo, sempre lo stesso, sarebbe di pessima qualità.

Condizioni disumane

La reclusione è durissima, con 23 ore al giorno chiuse nella cella e un’ora sola d’aria. Non c’è alcuna possibilità di socializzazione. Ilaria racconta anche dei timori per la propria salute, con visite mediche rimandate e nessuna certezza su esami effettuati. Le condizioni disumane descritte nel memoriale gettano nuove ombre sulla detenzione dell’attivista italiana in Ungheria. Il testo è stato redatto quando Ilaria era in carcere da 8 mesi senza aver potuto parlare con un avvocato italiano. “Gli avvocati ungheresi dicono che non si può fare niente” scrive nel testo.

Libertà negata, diritti calpestati: l’appello del padre per la figlia “deperita”

Intanto il padre di Ilaria, rientrato in Italia dopo averla incontrata, parla di una figlia “deperita” e sottoposta a forti pressioni psicologiche. L’uomo si augura che la situazione possa sbloccarsi al più presto. Il caso continua a sollevare indignazione e preoccupazione per la sorte di Ilaria Salis, detenuta in condizioni durissime solo per aver manifestato democraticamente le proprie idee. La speranza è che le istituzioni italiane e internazionali possano intervenire con forza per garantire il rispetto dei diritti umani e ottenere quanto prima la liberazione dell’attivista.

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