Delitto di Garlasco, la famiglia di Chiara Poggi: “Stop alla campagna diffamatoria”
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, la famiglia della giovane vittima denuncia una campagna diffamatoria che infanga la sua memoria, mentre il caso torna sotto i riflettori con nuove indagini e polemiche sulla giustizia.

Chiara Poggi
A quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, la famiglia della giovane vittima torna a far sentire la propria voce. In una nota diffusa nelle ultime ore, i legali della famiglia, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, hanno denunciato una “assillante campagna diffamatoria” orchestrata da organi di informazione e social media, che non risparmia nemmeno la memoria di Chiara. Le recenti trasmissioni televisive, in particolare un servizio de Le Iene mandato in onda ieri sera, hanno riacceso polemiche e speculazioni, spingendo la famiglia a promettere iniziative giudiziarie per tutelare la dignità della giovane.
Le accuse dei legali
Secondo i legali, il servizio de Le Iene ha “adombrato una presunta relazione sentimentale di Chiara con un ‘uomo adulto’”, basandosi su dichiarazioni risalenti di una persona deceduta, già all’epoca considerate “del tutto false”. “La continua sovrapposizione fra fughe di notizie, vere o presunte, riguardanti l’attività di indagine e le autonome ricostruzioni romanzesche liberamente costruite dai soggetti più vari, ha determinato l’incontrollabile diffusione di ogni genere di insinuazioni in totale dispregio della realtà dei fatti e del rispetto dovuto a ogni singola persona a qualsiasi titolo coinvolta nelle vicende in questione”, si legge nella nota. I legali hanno espresso l’auspicio che le autorità possano contribuire a fermare queste “reiterate condotte illecite” e hanno annunciato che la famiglia Poggi intraprenderà ogni azione legale necessaria per proteggere l’onore di Chiara.
Il dolore della madre
Rita Poggi, madre di Chiara, ha rilasciato dichiarazioni al TgR Lombardia, esprimendo il disgusto della famiglia per le recenti narrazioni mediatiche. “Siamo disgustati dalle affermazioni fatte in questi giorni dalle varie trasmissioni televisive. Si continua a infangare la memoria di nostra figlia. È veramente disgustoso”, ha affermato. La madre ha difeso con forza l’immagine di Chiara, descrivendola come “una ragazza pulita, semplice. Non aveva segreti e non aveva amanti. Ho sentito anche quello ieri sera. Non aveva due telefoni”.
Le nuove indagini e il caso Sempio
Il caso di Garlasco è tornato alla ribalta con la riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia, che sta nuovamente esaminando la posizione di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco. Sempio era già stato sospettato durante le prime indagini per alcune telefonate effettuate a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto, l’8 agosto 2007, quando Marco e i genitori erano in vacanza. Gli inquirenti, come emerge dagli atti coordinati dall’ex pm Rosa Muscio, si erano chiesti perché Sempio avesse chiamato casa Poggi, “parlando necessariamente con Chiara”, il 7 agosto alle 17:42 e alle 17:50, sapendo che l’amico non era presente. La sua posizione fu inizialmente scartata, ma nel 2017 un nuovo fascicolo fu aperto e poi archiviato. Oggi, la Procura di Pavia ha ripreso in mano il caso, alimentando ulteriori speculazioni.
Il monito di Antonio Tajani
Le recenti evoluzioni del caso hanno suscitato anche il commento del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto a Ping Pong su Rai Radio1. Tajani ha espresso preoccupazione per la gestione mediatica e giudiziaria del caso, sottolineando il rischio di creare “confusione nell’opinione pubblica”. “Chiudere processi per poi riaprirli è un fatto che crea una grande confusione. Si dà un senso di incertezza del diritto. Forse, prima di comunicare che si riapre un processo, bisogna riflettere e vedere se ci sono tutti gli elementi per farlo”, ha dichiarato. Tajani ha poi aggiunto: “La persona che è stata assassinata è pure vittima, non può diventare vittima due volte: dell’omicidio, ma anche della damnatio memoriae. Come se fosse colpevole di chissà che cosa, questo non è assolutamente giusto”. Il ministro ha invocato maggiore discrezione nelle indagini e un approccio più rispettoso da parte della stampa, sottolineando che “c’è sempre il rispetto della persona come elemento fondamentale”.