La storia di Francesca: “Sono stata licenziata per il colore dei miei capelli”

di Redazione


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Francesca Sparacino, 24enne di Granarolo, ha raccontato di essere stata licenziata a causa del colore dei suoi capelli. Attraverso i social la giovane ha spiegato cosa è successo e ha aggiunto di aver già contattato sindacato e avvocato del lavoro. Immediata la replica dell’azienda: “Nessuna discriminazione“.

Francesca Sparacino: “Licenziata per il colore dei capelli”

“Sono appena stata licenziata dopo che mi è stato comunicato dalla capoarea che il colore dei miei capelli‘non era quello concordato” ed era troppo acceso… Perché loro sono ”un negozio dallo stile semplice””. A scriverlo su Facebook, Francesca Sparacino, consigliera comunale di Granarolo.

La 24enne emiliana ha spiegato che, al momento dell’assunzione, aveva i capelli fuxia, “così mi è stato chiesto di scurirli ”per essere assunta”“. Ha iniziato il suo periodo di prova ad aprile. Così “ho fatto un colore ciclamino e dopo la nuova tinta sono stata assunta in prova… Il colore con i lavaggi però si è di nuovo acceso e poi schiarito, sono andata così di nuovo dalla parrucchiera, avrei voluto un rosa tenue ma la tinta era troppo leggera così con la mia parrucchiera abbiamo concordato questo colore melanzana“.

“Non pensavo di perdere il lavoro per questa scelta”

Continuando il suo racconto attraverso Facebook, Francesca ha detto anche: “Mai avrei pensato di dover perdere il posto di lavoro per questa scelta, anzi ero tranquillissima perché tanto mi era stato chiesto di fare colori scuri… Oggi però dopo aver discusso di nuovo questa scelta, e dopo di aver chiesto alla azienda a questo punto una tavolozza approvata di colori a cui possa attingere mi è stata consegnata la lettera di licenziamento”.

Quindi ha concluso: “Complimenti!! Ora però dovranno prepararsi alle conseguenze! Ho già contattato avvocato del lavoro e il mio sindacato”.

Francesca Sparacino ha spiegato: “Sono laureata in pittura e stavo lavorando per mettere da parte dei soldi per conseguire la seconda laurea e diventare insegnante. Per questo ho svolto tanti lavori: ho fatto la lavapiatti, poi la responsabile in uno stand di elettronica, infine sono passata nel mondo dell’abbigliamento circa un mese fa. Sono stata contattata dalla responsabile dello store, alla quale piaceva come lavoravo. Anche all’epoca aveva i capelli colorati”.

La lettera di licenziamento ha sorpreso la giovane, come riporta Fanpage.it: “Sono sorpresa. Nella lettera hanno scritto che non ho superato il periodo di prova, eppure c’erano giornate in cui non veniva venduto niente fino al mio arrivo. Poi, quando prendevo in mano io il negozio, facevamo 1.200 euro di fatturato in un pomeriggio“.

“Inoltre non sono mai stata richiamata, mi era stato addirittura chiesto di allestire vetrine e manichini e tra l’altro da qualche giorno mi avevano chiesto di affiancare una nuova collega”. Secondo l’azienda, Francesca non ha superato il periodo di prova di 25 giorni. Nella lettera di licenziamento non si fa nessuna menzione al colore dei capelli.

Il parere dell’avvocato

La ragazza si è rivolta al sindacato USB e all’avvocata Claudia Candeloro, esperta di diritto del lavoro, cha a Fanpage.it ha spiegato. “Impugneremo già nella giornata di domani il licenziamento formalmente comminato per mancato superamento della prova ma, nei fatti, in assenza di qualsiasi altra motivazione e come risulta da messaggi scritti, esclusivamente basato sul mancato gradimento da parte della datrice di lavoro del nuovo colore di capelli della lavoratrice e per non essersi la stessa adeguata al colore dei capelli che la datrice aveva scelto per lei”.

“Come è evidente, una tale pretesa da parte di un’azienda non può trovare accoglimento nel nostro ordinamento, che vieta ogni tipo di discriminazione nella scelta dei lavoratori da assumere o da licenziare, potendo le aziende recedere dai contratti di lavoro solo per ragioni esclusivamente inerenti al rapporto e non certo alla persona del lavoratore o della lavoratrice”.

“In questo caso, poi, c’è addirittura un salto di qualità: un’azienda che subordina il mantenimento dell’occupazione di una lavoratrice al fatto che essa si tinga i capelli. Del colore prescelto dalla datrice, con un’illecita interferenza nella sfera personale della propria dipendente. Chiederemo di certo la reintegra nel rapporto e il risarcimento dei danni ulteriori“.

La replica dell’azienda

Attraverso una nota, l’azienda ha negato che nei confronti di Francesca Sparacino vi sia stata discriminazione e ha fatto sapere che ci sarebbe stato un giudizio complessivo non positivo sul lavoro della giovane, che era in prova.

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