Ilaria Sula, il femminicidio di Roma: cosa nascondono microsim e cellulare?

di Redazione
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Il 26 marzo scorso la vita di Ilaria Sula, una studentessa 22enne di origini umbre, è stata brutalmente spezzata nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano di Roma. L’autore del femminicidio, Mark Antony Samson, 23 anni, ha confessato di aver ucciso la sua ex fidanzata con tre coltellate al collo.

Ora, nuovi elementi emersi dalle indagini, tra cui una dash cam, una microsim e il cellulare della vittima, potrebbero chiarire le circostanze del delitto e il ruolo di altre persone, inclusa la madre di Samson, indagata per concorso in occultamento di cadavere.

La tragedia di via Homs

Secondo la ricostruzione di Mark Samson, il delitto è avvenuto la mattina del 26 marzo, nell’appartamento di via Homs dove viveva con i genitori. Ilaria, che aveva avuto una relazione con Samson terminata il 19 marzo, si era recata da lui la sera del 25 per restituirgli alcuni vestiti. Dopo una lunga conversazione, avrebbe deciso di dormire nell’appartamento per evitare di prendere i mezzi pubblici di notte. La mattina successiva, Samson sostiene di aver perso il controllo dopo aver visto un messaggio di un altro ragazzo sul cellulare di Ilaria. “Ho visto i messaggi di un altro ragazzo e ho perso la testa”, ha dichiarato durante l’interrogatorio.

Con un coltello da cucina, Samson ha colpito Ilaria con tre coltellate al collo, causandole uno shock emorragico fatale. Secondo il medico legale, la morte è avvenuta in pochi minuti. Dopo il delitto, Samson ha avvolto il corpo in un sacco nero, lo ha infilato in una valigia e lo ha lasciato vicino alla porta d’ingresso per alcune ore, dedicandosi a ripulire la stanza con stracci, alcol e guanti in lattice.

Il trasporto del corpo e i depistaggi

Verso le 14:00 del 26 marzo, Samson ha caricato la valigia contenente il corpo di Ilaria nella sua auto e ha guidato per circa 40 chilometri fino a una zona boschiva vicino a Poli, in provincia di Roma, dove ha gettato la valigia in un dirupo. Una telecamera di videosorveglianza, posizionata a poche centinaia di metri dal luogo dell’abbandono, ha documentato il passaggio dell’auto intorno alle 18:00 dello stesso giorno, fornendo un elemento chiave per incastrare il 23enne.

Tornato a Roma, Samson ha cercato di depistare le indagini. Utilizzando il cellulare di Ilaria, ha pubblicato una storia su Instagram con il testo: “Sto bene. Grazie a tutti”, e ha inviato messaggi rassicuranti ad amici e familiari, tra cui: “Non ti preoccupare, comunque ci sta pensando la polizia”, in risposta a un amico che chiedeva notizie della ragazza. Questi tentativi di depistaggio hanno insospettito gli inquirenti, che hanno concentrato le indagini su di lui fin dalle prime ore.

Inizialmente, Samson ha dichiarato di aver gettato il coltello in un cassonetto a Monte Sacro e il telefono di Ilaria in un tombino. Tuttavia, durante un colloquio con i suoi difensori, ha ritrattato, ammettendo che il cellulare era stato nascosto nell’appartamento, nella stanza da letto dei genitori. Il dispositivo, ritrovato il 23 aprile sotto un materasso, è ora sotto analisi forense per verificare chat, messaggi e altri dati che potrebbero chiarire la dinamica del delitto.

Nuovi indizi: la dash cam e la microsim

Un’importante svolta nelle indagini è arrivata oggi, 28 aprile, con il sequestro di una dash cam e una microsim dall’auto di Samson. La microsim, trovata in un mobile dell’appartamento di via Homs grazie alla collaborazione tra i difensori del 23enne e gli investigatori, potrebbe contenere video che documentano il trasporto del corpo di Ilaria. Gli inquirenti stanno analizzando il supporto digitale per verificare se Samson fosse solo durante il tragitto verso Poli e per confermare l’orario esatto dell’abbandono del cadavere.

L’assenza di tracce di sangue nell’auto, nonostante il trasporto del corpo, ha sollevato dubbi sulla ricostruzione di Samson. Tuttavia, le immagini della dash cam potrebbero fornire prove decisive, chiarendo se il 23enne abbia agito da solo o con l’aiuto di complici. “La sim sarà analizzata per verificare anche se nella memoria vi siano video che hanno ripreso il trasporto del cadavere della 22enne”, hanno dichiarato fonti investigative.

Il ruolo della madre: indagata per occultamento

Un altro elemento cruciale è il coinvolgimento di Nors Manlapaz, la madre di Samson, indagata per concorso in occultamento di cadavere. Durante un interrogatorio durato quattro ore il 7 aprile 2025, la donna ha confessato di aver aiutato il figlio a ripulire l’appartamento dopo il delitto. “Ho aiutato mio figlio a pulire le macchie di sangue in casa”, ha ammesso, aggiungendo: “Ho sentito dei rumori e sono entrata in camera di Mark”.

Secondo gli inquirenti, Nors Manlapaz avrebbe sentito le urla di Ilaria e, entrata nella stanza, avrebbe trovato la ragazza già morta. Ha poi collaborato con il figlio per cancellare le tracce di sangue, utilizzando detersivi e strumenti acquistati il 26 marzo, come confermato da uno scontrino sequestrato in un negozio di casalinghi vicino a via Homs. Le celle telefoniche collocano la donna nell’appartamento durante le ore del delitto, rafforzando i sospetti sul suo ruolo attivo.

Gli investigatori stanno valutando se Nors Manlapaz abbia partecipato anche al trasporto del corpo, un’ipotesi che potrebbe aggravare la sua posizione. Inoltre, una macchia di sangue trovata nel corridoio dell’appartamento ha sollevato l’ipotesi che Ilaria fosse ancora viva quando la madre è intervenuta, potenzialmente riconfigurando l’accusa in concorso in omicidio.

Dubbi sulla dinamica e sull’orario del delitto

La ricostruzione di Samson, che colloca l’omicidio alle 11:00 del 26 marzo, presenta diverse incongruenze. L’autopsia, condotta presso l’Istituto di Medicina Legale de La Sapienza, ha rivelato tracce di caffè nello stomaco di Ilaria, un elemento coerente con la sua abitudine di berlo solo al mattino, come confermato dalle amiche. Tuttavia, l’esame non ha potuto stabilire con precisione l’orario della morte, collocandola in un arco di 12 ore tra la sera del 25 e la mattina del 26 marzo.

Le tracce di sangue rinvenute nell’appartamento, non solo nella camera da letto ma anche nel corridoio, nel bagno e in cucina, suggeriscono che il corpo di Ilaria sia rimasto in casa per circa 20 ore prima di essere trasportato. Questo rafforza l’ipotesi che l’omicidio sia avvenuto la sera del 25 marzo, quando entrambi i genitori di Samson erano presenti, e non la mattina successiva, come sostenuto dal 23enne.

Un ulteriore elemento di sospetto è il comportamento di Samson il 25 marzo, quando ha tentato di accedere al computer di Ilaria nel suo appartamento a San Lorenzo, scattando foto delle schermate. Secondo un’amica della vittima, questo gesto indica che Samson stesse cercando informazioni sulla vita privata di Ilaria, alimentando i sospetti di un delitto premeditato, un’aggravante al momento non contestata.

Le indagini si allargano: il padre e gli amici

Sebbene il padre di Samson, Rik Samson, non sia attualmente indagato, la sua posizione rimane sotto esame. Samson ha dichiarato che il padre era assente al momento del delitto, ma le sue prime dichiarazioni, in cui affermava di essere in casa, hanno generato contraddizioni. Gli inquirenti stanno analizzando i tabulati telefonici del padre per verificare i suoi spostamenti.

Una nuova svolta è arrivata l’8 aprile, con l’inizio delle indagini su due amici di Samson, sospettati di averlo aiutato a disfarsi del corpo. Il giudice per le indagini preliminari ha espresso “forti dubbi e perplessità” sul fatto che Samson abbia agito da solo, sottolineando la “significativa capacità criminale” dimostrata nel ripulire la scena e occultare il cadavere.

Inoltre, una traccia di DNA maschile estranea a Samson, trovata sulla scena del crimine, ha aperto la possibilità che il padre o un altro individuo fosse presente durante o dopo il delitto. Gli inquirenti stanno confrontando il materiale genetico per identificare il proprietario, un passo che potrebbe ridefinire il quadro accusatorio.

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