Prova 3 volte a uccidere il fidanzato: in passato aveva denunciato l’ex pubblicando i lividi

di Redazione


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Una storia drammatica che in pochi mesi si è ribaltata completamente. Lo scorso ottobre Anna Paola Battaglini, 34enne artista circense di Zevio, denunciava sui social e alla stampa le violenze subite dall’ex compagno, mostrando le foto dei lividi e invitando tutte le donne a non tacere. Venerdì notte invece è finita in carcere con l’accusa di tentato omicidio nei confronti dell’attuale fidanzato, un 30enne di origini romene.

L’accusa di tentato omicidio dell’attuale compagno

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, verso l’1.40 Anna avrebbe cercato di uccidere il partner per ben 3 volte nel giro di pochi minuti, colpendolo con un coltello da cucina mentre lui dormiva e successivamente aggredendolo in sala con un coltello seghettato. L’uomo è riuscito a disarmarla e a divincolarsi, riportando solo ferite superficiali giudicate guaribili in 4 giorni. La Procura ipotizza che la donna abbia agito sotto l’effetto di cocaina e benzodiazepine, per futili motivi legati a dissapori nella coppia, convivente da circa 2 mesi. Il tentato omicidio pluriaggravato le è valso l’arresto in flagranza di reato.

La difesa punta su una possibile legittima difesa

La difesa però punta l’attenzione su una testimonianza chiave, quella di un vicino che poco prima dell’1.05 avrebbe sentito urla disperate della donna, rumori di piatti infranti e colpi alle pareti. Lo stesso testimone riferisce di aver visto Anna bussare alla porta chiedendo aiuto. Elementi che potrebbero far emergere un quadro diverso rispetto alla ricostruzione accusatoria.

La psiche di una vittima può trasformarsi in quella di un carnefice?

La parabola di Anna Paola sembra dunque ancora tutta da chiarire. Da presunta vittima di violenze a potenziale carnefice nel giro di 4 mesi. Cosa è successo nella psiche e nella vita della donna per portarla a questo gesto estremo? Secondo gli psicologi, non è infrequente che vittime di abusi e violenze si trasformino in carnefici, interiorizzando la cultura della violenza subita. Soprattutto se non adeguatamente supportate nel percorso di emancipazione e liberazione dal trauma.

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