Come aiutare una donna che subisce una violenza

di Alice Marchese


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A volte succede che sappiamo come comportarci nel momento in cui scopriamo che una donna a noi vicina affettivamente subisce violenza. Spesso il sospetto o la certezza del maltrattamento subito da una donna che conosciamo può suscitare in noi sentimenti contrastanti. E’ importante prendere una posizione e tendere una mano.

Come faccio a capire se una donna viene maltrattata?

Esistono degli indicatori (psicologici, comportamentali, fisici) che possono aiutarci a comprendere se una donna subisce violenza:

  • psicologici: paura, stati d’ansia, stress, attacchi di panico, depressione, perdita di autostima, agitazione, auto colpevolizzazione;
  • comportamentali: ritardi o assenze dal lavoro, agitazione in caso di assenza da casa, racconti incongruenti relativi a lividi o ferite, chiusura o isolamento sociale;
  • fisici: contusioni, bruciature, lividi, fratture, danni permanenti, aborti spontanei, disordini alimentari.

Esiste un solo modo per saperlo con certezza: chiederlo direttamente. E’ fondamentale che la donna si senta a suo agio e al sicuro, perché possa parlare. E’ normale ci sia della paura o vergogna, perché erroneamente si pensa che sia colpa della vittima. Ascoltare è la chiave di tutto.

Come posso aiutarla?

Informati sulle dinamiche della violenza di genere sulle donne, non azzardare consigli ma documentati sull’argomento e chiama un centro antiviolenza. Si tratta di situazioni complesse e spesso pericolose. In caso avvertire anche le forze dell’ordine.

Che atteggiamento adottare?

L’ascolto è il primo modo per tendere una mano, rassicurandola e farle capire che non è assolutamente colpa sua.  Non stupirti del fatto che il racconto può far emergere sentimenti della donna verso il compagno molto diversi fra loro: amore e paura, stima e odio, volontà di chiudere la relazione e speranza di una riconciliazione.
Dille che non c’è nessuna giustificazione alla violenza, che è una responsabilità di chi l’agisce.
Fai domande per capire da quanto tempo avviene la violenza, se è aumentata nel tempo e nella gravità, se ci sono armi in casa. Ti serviranno per capire la pericolosità della situazione e l’urgenza di una soluzione. Non sottovalutare le sue paure. Non farle domande tipo: “perché non te ne sei andata prima/non lo lasci?”. Si sentirà giudicata e non compresa nella complessità della situazione che sta vivendo.

Nessun giudizio

Evita di dare giudizi e consigli su quello che deve fare. Sarà lei stessa a dirti ciò di cui ha bisogno. Non prendere iniziative senza accordarsi con la donna stessa.
Spesso al maltrattamento si associa un forte isolamento e una chiusura verso l’esterno. La tua vicinanza e solidarietà sono molto importanti.
Una delle minacce usate più frequentemente dal maltrattatore per ricattare la donna vittima delle sue violenze è quella di dirle che perderà i figli in caso di separazione o denuncia. Aiutala a capire che non è una “cattiva” madre se cerca di proteggere i suoi figli e che la violenza a cui assistono può essere destabilizzante per loro.
Sostieni le sue decisioni e rimandale forza. Ci sono sempre rischi legati a ogni decisione presa da una donna maltrattata ed è stata molto coraggiosa ad aprirsi e a raccontarti. Rassicurala che non rivelerai al suo compagno quanto ti ha esposto :ciò potrebbe recarle ulteriori rischi. La fase della separazione, in caso di maltrattamento, può essere molto pericolosa.

Contatta una centro antiviolenza

  • Dalle il numero di telefono del centro antiviolenza più vicino. Rassicurala del fatto che lì sarà ascoltata, troverà informazioni utili, non verrà forzata a prendere decisioni e che le sarà garantita la riservatezza.
  • In caso di emergenza chiamare: telantiviolenza
  • Linea di aiuto sulla violenza, multilingue e attiva 24 ore su 24 in tutta Italia: 1522, chiamata gratuita.
  • Carabinieri: 112
  • Polizia: 113
  • Emergenza sanitaria: 118
  • Casa delle donne per non subire violenza, Bologna: 051-333173

Farmacia chiedi mascherina 1522

“In farmacia chiedi la Mascherina 1522”, monito che è stato lanciato durante la prima ondata di Covid-19. Sebbene si ritenesse che rimanere a casa fosse la soluzione per tutti per sfuggire al contagio, per molti non è stato così. La violenza domestica è stata temuta molto di più della pandemia stessa, e la tragedia è aver pensato che per tutti la propria dimora fosse la zona franca all’interno della quale ci si poteva salvare.

Dunque, per combattere contro un altro nemico che a differenza del Covid-19 è visibilissimo e spesso difficile da tenere a distanza, è stato ideato questo modo per tendere la mano e far sentire meno sole le persone più deboli e vittime di un tormento quotidiano.

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