È morto David Bowie, ecco le 6 canzoni del Duca Bianco da riascoltare

di Elisa Malizia


Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di DonnaClick! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

David Bowie è morto_ l’annuncio arriva direttamente dai profili social ufficiali dell’artista. Bowie aveva pubblicato il nuovo album, Blackstar, appena 3 giorni fa, l’8 gennaio, giorno del suo compleanno.  Malato di cancro da più di un anno, Bowie aveva dichiarato poche settimane fa che non avrebbe più cantato dal vivo, gettando nello sconforto milioni di fans. David Bowie mancava dal palco ormai da 10 anni, eppure la speranza dei fans di rivederlo cantare dal vivo non si erano mai spente, fino a questa mattina.

La carriera di Bowie vanta 50 anni di sperimentazioni e invenzioni, non solo musicali, ma anche di veri e proprio personaggi quasi letterari, alter ego che vivevano esistenze proprie, il più famoso dei quali resta Ziggy Stardust.  Non c’è genere che David Bowie non abbia toccato e brillantemente dominato, dal rock al glam, dal soul al pop. Un cantautore che è stato anche attore, polistrumentista, produttore, un mito che ha segnato tante epoche culturali e ha influenzato in modo indelebile la storia della musica e migliaia di altri suoi colleghi, illustri e meno noti. Vogliamo celebrare la sua arte ricordando le 6 canzoni fondamentali di David Bowie, consapevoli, però, che in una sconfinata discografia come quella del Duca Bianco, 6 pezzi sono solo un frammento.

David Bowie: le 6 canzoni da ricordare

1) Space Oddity, dall’album “Space Oddity” (1969)

David Bowie aveva solo 22 anni quando pubblicò questo disco, e il singolo omonimo è un capolavoro assoluto. Tutto, dal testo alla musica, è un inno al nuovo, alla sperimentazione riuscita. Un testo che, da solo, potrebbe essere trasformato in un film. La frase che risuonerà nella testa dei fans del Duca Bianco, oggi, è facilmente intuibile ed è proprio in questa canzone: “And I’m floating in a most peculiar way/And the stars look very different today” (“e sto galleggiano in un modo molto particolare/E le stelle sembrano diverse oggi”).

2) Changes, dall’album “Hunky Dory” (1971)

“Cambiamenti”, quelli che Bowie non ha mai temuto e ha sempre abbracciato con passione, una canzone cantata con un balbettìo nel ritornello e una impostazione vocale che ha fatto scuola. Il camaleontico Bowie, ventiquattrenne all’epoca, canta: “every time I thought I’d got it made it seemed the taste was not so sweet” (“ogni volta che ho pensato d’avercela fatta, il sapore non sembrava poi così dolce”) e allora è bene cambiare, e farcela di nuovo, alla ricerca di un sapore ancora più dolce.

3) “Ziggy Stardust” dall’album “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” (1972)

Arriva Ziggy Stardust e il mondo della musica non è più lo stesso. Il testo appariva troppo netto e troppo allusivo per l’epoca, ma non era certo un problema per David e il suo alter ego. Arrivato tra noi e celebrato, l’alieno Ziggy finì col “fare l’amore col proprio ego e fu risucchiato dalla sua mente” (“Making love with his ego Ziggy sucked up into his mind”): un avvertimento, forse, utile anche a Bowie.

4) “Heroes” dall’album “Heroes” (1977)

Una delle canzoni più famose e più ispirate di Bowie, arrivato alla maturità artistica e già afflitto da tanti problemi che lo spingeranno a lasciare Los Angeles e tornare in Europa. Durante il biennio trascorso a Berlino, Bowie ritrova ispirazione e creatività, e “Heroes” è la prova tangibile. “We can beat them, for ever and ever /Then we could be Heroes, just for one day” scandiva Bowie in questa canzone, “possiamo batterli, ancora e per sempre/potremmo essere eroi, almeno per un giorno”.

5) “Rebel rebel” dall’album “Diamond dogs” (1974)

Anche questa è una delle più famose tra le tanti canzoni di David Bowie, con un riff di chitarra tra i più noti della storia del rock. Un testo definito a tratti troppo rude ma che per Bowie era solo diretto e semplice, “Rebel rebel” anticipa il punk almeno nel testo e un’ambiguità che diventerà marchio di fabbrica per molti.  “Rebel Rebel, you’ve torn your dress/Rebel Rebel, your face is a mess/Rebel Rebel, how could they know?” (“ribelle ribelle, hai strappato il tuo vestiti/ribelle ribelle, la tua faccia è un casino/ribelle ribelle, gli altri che ne sanno?”) è solo la parte di un ritornello che probabilmente chiunque conosce.

6) “The man who sold the world” dall’album “The man who sold the world” (1970)

Una canzone che, stranamente, non trovò quasi mai spazio nelle scalette dei tanti concerti di David Bowie, questo pezzo tornò popolare nel 1993, quando i Nirvana decisero di omaggiare il Duca Bianco nel loro concerto unplugged, registrato pochi mesi prima della morte di Kurt Cobain, negli sudi di Mtv. Lo stesso Bowie spiegherà il testo come la sensazione costante di un giovane che non si sente ancora completo, che cerca se stesso e tenta di capire chi è realmente. Si avvertono anche tante influenze letterarie, riferimenti culturali che in Bowie sono spesso presenti. “I searched for form and land, for years and years I roamed”, ovvero “ho cercato una forma e una terra, per anni e anni ho vagato”, come tutti i giovani che cercano il loro posto nel mondo e sperano di trovarlo compatibile con l’adulto che diventeranno.

Dalla stessa categoria

Lascia un commento

Correlati Categoria