Allattamento al seno: vantaggi e svantaggi per la mamma e il bambino

di francesca


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Con l’evolversi della cultura della società contemporanea (e soprattutto con il passare degli anni) ho assistito a diversi cambiamenti ideologici a proposito dell’allattamento del neonato.

Nei primi tempi della mia attività professionale, veniva privilegiato il latte materno; poi, per un lungo periodo, l’entusiasmo per la tecnologia (“latti formula” ritenuti perfetti) e soprattutto l’ingresso sempre più massiccio della donna nel mondo del lavoro hanno fatto preferire l’allattamento artificiale.

Oggi c’è una chiara inversione di tendenza, e quindi un ritorno all’allattamento al seno. Negli ultimi anni, su indicazione dell’OMS, si è assistito a una massiccia e lodevole campagna per la promozione dell’allattamento al seno. Questa campagna, nata per tutelare la qualità della vita del bambino, viene gestita soprattutto da ostetriche, infermiere professionali e consulenti di associazioni, sorte per sostenere l’allattamento al seno e, forse, in modo meno determinato, dai pediatri (decisamente più impegnati sono i neonatologi).

Purtroppo, qualche volta viene condotta con eccesso di rigore e diventa una campagna ideologica, quasi una crociata, che da qualche tempo a questa parte ha fatto meritare alle sue sostenitrici di punta l’appellativo scherzoso di “talebane dell’allattamento” (sono loro stesse, in molti casi, a definirsi così).

Verità sul latte materno

Il latte materno è certamente il miglior alimento per un neonato, come lo è il latte di mucca per il vitellino, e così via. Ma come in tutte le vicende della vita, gli estremismi possono portare a comportamenti distorti e, in definitiva, controproducenti: ho visto neonati lasciati affamati e disperati in attesa dell’arrivo del latte materno, o mamme forzate ad allattare quando loro stesse si lamentavano di non vedere una goccia del prezioso liquido, o anche mamme colpevolizzate (“Lei non si impegna abbastanza”) in modo francamente scriteriato.

Ritengo che chiunque sia fermamente convinto della bontà di un’idea sia nel pieno diritto di difenderla, ma sempre nel rispetto dell’altro e, quando si tratta di bambini, anche con un corretto comportamento etico.

Falsi miti sull’allattamento al seno

Per quel che riguarda l’allattamento, mi rendo conto che a volte le indicazioni che vengono fornite sono più “psicologicamente promozionaliche scientificamente corrette. Ve ne cito alcune. I bambini alimentati con latte artificiale potrebbero:

  • non ricevere un numero di anticorpi sufficiente a difendersi dalle malattie;
  • andare incontro a gravi forme di allergia;
  • essere candidati ideali per l’obesità;
  • addirittura essere meno intelligenti!

Secondo una studiosa americana, Eleanor Schwarz, le mamme che allattano corrono minori rischi di sviluppare diabete, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche.

Può anche darsi che esista una correlazione tra allattamento al seno e salute della mamma e del bambino, ma trovo che sia un peccato che un’iniziativa di così notevole portata sanitaria, culturale e sociale abbia talvolta applicazioni pratiche esasperate, che la rendono poco utile.

Certo, l’ideale è che ogni mamma possa allattare il suo bambino. Tuttavia può succedere che alcune donne non siano in grado di allattare, perché non producono latte (evenienza rara, ma che si può verificare, a dispetto di chi sostiene che sia impossibile).

L’allattamento al seno è praticamente irrinunciabile nei Paesi in via di sviluppo, di basso livello economico-sociale e soprattutto igienico-sanitario. Nel nostro Paese è un fatto gratificante per la mamma, e certamente utile al bambino, ma non è un’esigenza assolutamente indispensabile per la sua salute.

Per come la vedo io, una madre ha eseguito il proprio dovere quando ha fatto ragionevolmente il possibile per cercare di allattare il suo bambino. Il mio più grande desiderio è che una mamma che non allatta al seno non si senta una mamma di “serie B”.

Tranne rarissimi casi, la possibilità di allattare non è legata alla buona o cattiva volontà delle madri, ma a evenienze naturali. La qualità di una madre non si misura dai litri di latte che dà al suo bambino, ma dall’amore con cui lo circonda e lo assiste. Oltretutto, una mamma con sensi di colpa non può essere una mamma serena. E una mamma non serena non può essere una buona mamma per suo figlio.

Quando nei miei colloqui prenatali con i genitori parlo loro di allattamento mi guardo bene dal caricare di eccessiva rilevanza la scelta: temo infatti di mettere sotto accusa la mamma, in caso la sua idea non dovesse coincidere con quella del papà. Cerco di assumere una posizione imparziale, e aggiungo un paio di considerazioni che non sempre vengono diffuse:

I sostenitori dell’allattamento al seno affermano che, applicando i loro metodi, il 90% delle donne italiane esce dai nidi neonatali allattando esclusivamente con il latte materno. E’ vero. Mi risulta però che, secondo le statistiche, dopo poche settimane la percentuale scende notevolmente. La percentuale del 90%, talvolta si raggiunge a scapito della qualità della vita dei neonati: notevoli cali ponderarli, pianti disperati) e delle mamme (eccesso di colpevolizzazione).

In ogni caso, nonostante questi miei personali rilievi critici, la percentuale di mamme che allattano al seno è considerevolmente aumentata. E’ dovere degli “addetti ai lavori” di non opprimere le mamme con l’obbligo “morale” di allattare.

Si incentiva maggiormente l’allattamento materno, rasserenando le mamme con dolcezza e pazienza, insegnando a loro l’approccio più corretto all’allattamento naturale, aiutandole  a superare senza ansie il delicato momento del dopo parto.

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