Prima vincitrice di un concorso: unico vigile del fuoco donna siciliana

di Alice Marchese


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Aveva un marito a quei tempi e aveva due bambine di 4 e 8 anni, si dedicava con amore e dedizione alla propria casa e famiglia; sebbene fosse tutto al suo posto, sentiva che le mancava qualcosa. Fu così che spinta da suo fratello, più giovane di lei, con l’intenzione di proporsi per il concorso di Vigile del Fuoco, presentò anche per lei la domanda.

«Sono sempre stata una donna dinamica – racconta a Balarm- e dovevo trovare qualcosa che appagasse questa mia voglia di fare ma l’idea del vigile del fuoco non mi sfiorava. Eppure quando mio fratello mi propose di presentare insieme la domanda, non ci pensai un attimo ed è stata la scelta giusta. Per partecipare bisognava avere un diploma da geometra o la patente per guidare i camion, o un attestato di lavoro come elettricista, carpentiere di legno o ferro, muratore, idraulico. Nulla di “femminile” insomma, per me non c’era nulla. Io per altro avevo un diploma magistrale, sì, per fare la maestra».

Margherita comprese la difficoltà, ma la sfida la affascinava e fu così che le sue giornate presero una piega diversa e al ruolo di mamma si aggiunse quello di lavoratrice, studentessa e ovviamente di preparazione atletica, perché il concorso prevedeva una parte teorica e una valutazione fisica.

«La prima cosa che ho dovuto fare – dice – è stato trovare qualcuno disposto a farmi lavorare e insegnarmi un mestiere e bussando bussando, trovai chi mi aprì la porta e iniziai, da zero, in una ditta di carpenteria di legno».

La sua giornata tipo prevedeva sveglia prestissimo, preparare la colazione e sistemare le figlie per la scuola, sbrigare le faccende domestiche e poi dritta da sua madre per addestrarsi per la prova di mestiere del concorso. Erano sei le possibilità a sorteggio, quindi ogni giorno si dedicava ad una prova diversa: carpentiere di legno, puntellamento di un muro, realizzazione di una casseforme per il cemento e altro. Poi c’era la pausa pranzo, successivamente aiutava le bambine ad ultimare i compiti e nel pomeriggio continuava in palestra fino alle sette. Al rientro a casa una doccia, la cena e poi Margherita si metteva sui libri, per la teoria.

«Per sei mesi è stato così – continua Margherita -. La palestra era indispensabile perchè dovevo addestrarmi per una prova ginnica difficile, uguale sia per uomini che per donne, e dunque dovevo irrobustire braccia e gambe per saltare il muro di due metri ad esempio. Difficile quindi sia mentalmente che fisicamente, ma volevo farcela».

E così arrivò il giorno della prova, a Roma, erano circa centomila da tutta Italia per 814 posti. E di donne lei ne ricorda una soltanto oltre lei. Era il 1999.

Dopo la prima selezione erano rimasti in 4 mila. «I quiz ricordo che io e mio fratello li facemmo insieme, poi quando ci fu la parte dei “mestieri”, siamo stati divisi necessariamente, lui era per autista di camion e io per carpentiere di legno. Fu un successo, arrivai undicesima e sono riuscita ad entrare non come idone, ma come vincitrice di concorso e quindi subito».

La prima destinazione fu Piacenza, ma dopo un po’ chiese l’aspettativa, a stipendio zero, unica chance che aveva per restare a casa sei mesi. «Non potevo più stare lontano dalle mie figlie – ricorda – avevamo bisogno di stare insieme. Così presi quella decisione. Ricordo che tornata a casa fu difficile per me appendere nell’armadio la mia amata divisa, ma era quello che andava fatto. Poi chiesi l’avvicinamento parentale essendomi intanto separata e così riuscì ad ottenere il trasferimento ad Agrigento». La sua città, dove ancora oggi lei rimane l’unica donna vigile del fuoco.

“Mi sono spesa tantissimo nella vita io, al di là di tutto, le mie giornate le ho sempre sudate – dice con emozione e consapevolezza -. C’è gente per bene e gente che non lo è, ma oggi io sono più forte e i miei colleghi mi rispettano. C’è collaborazione e mi conoscono”

“Ho sempre lavorato senza risparmiarmi, senza lamentarmi, sempre sul camion pronta ad andare a spegnere incendi, col freddo, col caldo cocente e con il ciclo mestruale, ma che ne sanno gli uomini… di cosa vuol dire non potersi cambiare o trovare facilmente un posto per fare la pipì. Sembrano banalità ma noi sappiamo che non lo sono, soprattutto in lavori del genere. Ti parlo da donna a donna, stremata sì ma mai passare il naspo a nessuno”.

«L’intervento più bello che ricordo? Beh sono tanti, sono tutti quelli in cui fisicamente aiuti qualcuno che è nei guai. Una volta abbiamo soccorso una vecchietta che non poteva deambulare e che era rimasta chiusa in casa. La sua badante era uscita sul pianerottolo per un momento e la porta si era chiusa per un colpo di vento. L’anziana signora era sulla sua poltrona e non poteva muoversi. Arrivati sul posto, nonostante le nostre manovre la porta non si apriva, così abbiamo preso l’autoscala. Arrivata lassù ed entrata in casa, ho trovato la vecchietta tremante e mi guardava come una bambina impaurita e felice allo stesso tempo di vedermi. Era tenerissima, e ti senti una sorta di angelo custode. Le persone ti aspettano, fiduciose, sanno che ce la facciamo».

Se le chiedi se ha paura ti risponde che è normale averne «Non c’è vigile del fuoco che non ne abbia. La paura è necessaria per essere attenti e prudenti ma l’ho sempre governata. Devi salire al sesto piano, la scala lassù oscilla, pensi “ok, sto per cadere”, ma stai lì, a compiere il tuo dovere. Ho stima del corpo dei Vigili del Fuoco e di tanti miei colleghi e delle loro mogli. Perchè lo so che non deve essere facile per loro».

E di certo, di un vigile del fuoco in particolare ha molta stima ed è chiaro da come ne parla, suo fratello Angelo: «Se non fosse stato per lui non sarei quello sono oggi. Mio fratello mi ha sostenuta sempre ed è sempre presente. È, con le mie figlie e mia madre, la mia famiglia. Le mie figlie belle, che credo siano orgogliose del mio lavoro anche se non me lo dicono a parole. Ho conciliato il mio essere madre e il mio essere vigile del fuoco, non è stato facile ma ci sono riuscita, anche perché non sono tipa da panini o robe surgelate e quindi ho sempre cucinato per come si deve. Ho fatto tante rinunce, è vero, ma quello che faccio è bello, facciamo del bene, diamo alla gente, per questo le persone amano i vigili del fuoco».

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