Sophie Marceau e le sfide delle donne in carriera

di francesca


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L’11 marzo arriverà nei cinema italiani Carissima me, la commedia brillante diretta da Yann Samuell con protagonista Sophie Marceau. In questa nuova pellicola, l’indimenticabile attrice de Il tempo delle mele interpreta il ruolo di Margaret: una donna totalmente assorbita dalla propria carriera che, giunta all’età di quarant’anni, inizia improvvisamente a rivalutare le sue scelte e a chiedersi cosa desidera davvero dal proprio lavoro e dalla propria vita.
Carissima me ci induce a riflettere sulle sfide che le donne di oggi sono continuamente costrette ad intraprendere per riuscire a bilanciare percorso professionale e vita privata, e sulle difficoltà a cui vanno incontro ogni giorno. Per approfondire l’argomento abbiamo intervistato la scrittrice e psicologa Paola Poli, esperta di sviluppo risorse umane e comunicazione ed autrice del libro Donne che cambiano – Carriera, famiglia, qualità della vita: dati e storie vere, edito da Franco Angeli nel 2010, in cui esamina appunto i vari aspetti della realtà femminile nel mondo del lavoro.

Nel film Carissima me, la protagonista Sophie Marceau interpreta il ruolo di una donna in carriera totalmente assorbita dal proprio lavoro. Per le donne di oggi, quali sono le direttive più utili per riuscire a trovare un equilibrio fra vita professionale e vita privata?

Fin dalla nascita siamo abituate a pensare di essere e fare tutto quello che vogliamo. Poi ci troviamo a scegliere. Le nostre possibilità di scelta oggi sono molte, veniamo attratte dalla carriera, dai mille stimoli che il mondo ci offre, siamo molto più libere di prima nel perseguire quello che ci piace, ma come disegnare un percorso di vita che ci renda felici? Diventa importante capire quali sono le proprie potenzialità e attitudini, conoscere bene il contesto in cui ci muoviamo, le opportunità che abbiamo, i nostri desideri più importanti, da qui bisogna partire per disegnare un percorso di vita che ci renda felici. Non serviva farlo quando le nostre prospettive erano più ristrette, è fondamentale farlo ora per non ritrovarci con una vita in cui manchi qualcosa che per noi è importante.
Occorre inoltre tener conto di un fattore importante: il successo sul lavoro è eccitante, si è gratificati dai riconoscimenti, dal ritorno economico, ma il successo di una donna non si misura solo con il lavoro, i soldi, il potere; i meccanismi di gratificazione di una donna sono più complessi.

Per una ragazza che sta entrando nel mondo del lavoro, come è possibile distinguere il percorso professionale più adatto alle proprie aspirazioni? È preferibile perseguire un percorso ben preciso oppure adattarsi alle situazioni e alle opportunità del momento?

Per una donna disegnare un percorso di vita che renda felici è un lavoro che richiede di tener conto di più fattori non sempre facili da mettere assieme. Come responsabile per anni di progetti di sviluppo e change management internazionali, ho visto che possiamo fare molto agendo sulla sfera della persona, definendo un piano di sviluppo personale che realizzi le potenzialità e gli obiettivi di ogni individuo. Vanno anche colte tutte le opportunità, le esperienze che rafforzano il nostro bagaglio professionale e personale: l’importante è avere ben chiaro il proprio dream, usarlo come faro di orientamento e nel frattempo sviluppare le proprie capacità. Lo raccontano nel libro donne con profili e background diversi tra di loro, che hanno investito nella carriera e nella famiglia. Storie vere, senza filtri, che raccontano le situazioni che le donne si sono trovate di fronte e come le hanno gestite, percorsi di scelta diversi tra di loro, dove carriera, famiglia e qualità della vita si intersecano in modo irrinunciabile.

Una carriera di successo può essere un efficace veicolo per una piena realizzazione personale? In quale momento, invece, l’attenzione alla carriera diventa un ostacolo per la vita privata e familiare?

Sicuramente una carriera di successo dà grandi soddisfazioni ma richiede anche tanti sforzi, in termini di tempo dedicato e di energie. È opportuno capire quanto tempo ed energie vanno dedicate anche alle altre sfere dell’esistenza nelle diverse fasi della vita. Come in un film che si ripete, molte donne si trovano nelle stesse identiche situazioni nel tentativo di far convivere l’esigenza di esprimersi sul lavoro con l’esigenza di una vita affettiva piena. Fare un figlio è un tema con cui si confrontano tutte le donne prima o poi nella vita. Non tutte le donne hanno lo stesso desiderio / attitudine nei confronti della maternità. Per chi sceglie di fare un bambino, l’impegno fisico, psichico, emotivo è intenso. Avere un figlio mette di fronte a desideri profondi e istinti materni che sono parte costitutiva dell’essere donne e che non sempre vanno d’accordo con i desideri di realizzazione professionale.
Inoltre in Italia, nonostante per la prima volta nella storia le donne abbiano assunto una presenza sul lavoro e sull’economia tale da far prevedere una forte evoluzione, c’è ancora una situazione di disparità di genere che si esprime in particolare nell’incontro tra maternità e sviluppo di carriera. Più del 25% delle donne che lavorano escono dal mercato del lavoro con la nascita del primo figlio, si arriva anche a percentuali del 40% con il secondo e terzo figlio.

Negli ultimi anni, come sono cambiate le opportunità e le condizioni di lavoro per le donne nel nostro paese? Quando sarà possibile raggiungere una piena parità professionale fra uomini e donne?

Sono cambiate ma non abbastanza da considerarci al passo con gli altri paesi europei. Facciamo ancora fatica a sfondare il tetto di cristallo ma ci troviamo di fronte ad un fenomeno importante che sta passando quasi sottotono: una forte crescita del management femminile in tutti i campi. Si è formata una massa critica a livello di management che non potrà che fungere da accelleratore naturale del cambiamento. La situazione della donna è cambiata molto in questi ultimi anni ed è in forte evoluzione, in ambito lavorativo, politico, sociale: basti pensare che mentre le donne sono ammesse al voto politico in Italia solo dal 1946, le proiezioni dell’Unifem (Osservatorio Nazioni Unite) prevedono che la presenza di donne in parlamento nei paesi sviluppati passerà dall’attuale 20% al 40% nel 2030.
Non sarà certo facile, il contesto in cui viviamo pone ancora molte resistenze e lo conferma anche l’ultimo avvenimento sulle quote rosa: dando uno splendido esempio di coesione, donne di destra e di sinistra hanno firmato e presentato la proposta di legge del 30% di quote rosa nei CDA delle società quotate e pubbliche. Peccato che la proposta di legge, una volta arrivata al Parlamento, anziché diventare legge in sei mesi lo diventerà in dieci anni!

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