“#Iosolo”: Lara Lugli e il diritto alla maternità

di Alice Marchese


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Prima della finale di Coppa Italia A2 femminile Mondovì – Macerata le capitane delle due squadre si sono messe un pallone sotto la maglia. Così viene lanciato un chiarissimo messaggio a sostegno di Lara Lugli, l’ex pallavolista che ha raccontato di essere stata citata per danni dalla sua società dopo essere rimasta incinta.
Il gesto di mettersi il pallone sotto la pancia è stato replicato in molti altri palazzetti dello sport, ciò è valso anche per i campionati maschili. In tanti hanno preso posto in campo con un pallone sotto la maglia.

Questa iniziativa fa seguito alla campagna social #iosolo, lanciata dall’associazione Assist e da Aip, l’associazione italiana pallavolisti con differenza donne. L’appello è stato rivolto a tutti, lo slogan è: “Lo sappiamo tutti che alle atlete incinte viene tolto ogni diritto ed è ora di porvi rimedio”.

Lara Lugli nei giorni scorsi su Facebook con un post ha smosso le coscienze raccontando la sua storia. Due anni fa giocava in B1 con il Volley Pordenone, una squadra ambiziosa, che la liquida su due piedi dopo che la giocatrice aveva comunicato di essere incinta. Così vuole la pressi. Lugli un mese dopo perde il bambino per un aborto spontaneo e chiede alla società il versamento dello stipendio di febbraio, che però non arriva.

Ne nasce una battaglia legale, con la società che accusa Lugli di “aver taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli, e di aver puntato a un ingaggio sproporzionato “vendendo” la sua età e la sua esperienza”. Lugli su Facebook si è detta delusa soprattutto per le parole usate dai suoi ex datori di lavoro: “Mi ha colpito molto a livello personale hanno messo nero su bianco cose personali allucinanti. Detto che ho passato un brutto momento, fisicamente e psicologicamente, nessuno mi ha mai chiesto di tornare a giocare e il mio contratto, come succede a tutte le atlete in questo paese, si è interrotto quando ho comunicato la gravidanza”.

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