Conizzazione: cos’è, quando è indicata e quali rischi comporta

Avete mai sentito parlare di conizzazione? Dei casi in cui è consigliabile sottoporsi a questo intervento e dei rischi che potrebbe comportare? Ecco tutto quello che dovete sapere su questa piccola operazione chirurgica che consente di asportare piccole porzioni di tessuto dal collo dell’utero per eliminare eventuali lesioni maligne. In realtà la conizzazione però è anche uno strumento diagnostico perché consente di prelevare piccole porzioni di tessuto da sottoporre a esame istologico nel caso in cui dal Pap test venga fuori qualche situazione che necessita di essere approfondita.

Il collo dell’utero, o cervice uterina che dir si voglia, è la zona inferiore dell’utero che confina con la vagina e che ha un importanza particolare, dato che è di fatto il canale del parto, ma è anche una parte dell’utero da tenere sotto controllo dal punto di vista oncologico. Non è raro infatti che le donne, anche in età fertile, possano incorrere a tumori alla cervice uterina.

La conizzazione quindi consente di prelevare porzioni del collo dell’utero in relazione al tipo di problematica e necessità, ma se la porzione da esportare ha un certa dimensione e si trova vicino all’endometrio purtroppo possono esserci delle complicanze, inoltre non è detto che con un solo prelievo di tessuto il problema possa risolversi. Cerchiamo di capire meglio come funziona.

Intervento di conizzazione

La conizzazione è un intervento abbastanza veloce che viene effettuato in regime ambulatoriale con una leggera sedazione della paziente. È una pratica semplice, veloce e anche sicura e che praticamente ha un decorso post-operatorio ordinario, con la raccomandazione di evitare sforzi durante le prime 48-72 ore. La conizzazione di solito viene praticata in caso di carcinomi o displasie dell’utero con tecniche di intervento che ovviamente si differenziano in base alla gravità del caso in questione.

Possono esserci rischi? Sono rari, ma ovviamente dipende sia dalla procedura di conizzazione che dalla problematica specifica. Se è vero che da un lato si tratta di una procedura conservativa volta a proteggere l’utero, dall’altra però bisogna tenere in conto che si tratta comunque di un intervento in una zona molto delicata. Seppure raramente qualche rischio quindi potrebbe esserci, come emorragie durante o dopo l’intervento, infezioni e infiammazioni, lesioni alla vescica o al retto e perforazione uterina.

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