Etichette alimentari, sappiamo leggerle davvero? Gli errori più comuni e come evitarli

di Redazione


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Quanta attenzione facciamo alle etichette alimentari? Molti di noi non se ne curano molto, ma l’associazione Altroconsumo ci ricorda che è una buona pratica quella di leggere (e comprendere) le informazioni riportate. Approfondiamo meglio tutto quello che c’è da sapere.

L’importanza delle etichette degli alimenti

Oltre che a conservare bene i cibi, leggere l’etichetta di ciò che compriamo al supermercato è utile per una corretta alimentazione. Quasi 6 italiani su 10 prestano attenzione agli slogan sulle confezioni e, tra questi, il 79% dice di esserne influenzato negli acquisti. C’è anche, però, un 12% che non di cura delle informazioni in etichetta, poiché sono scritte con caratteri troppo piccoli.

A dare questi numeri è Altroconsumo, che ha presentato un questionario a 1.146 cittadini, distribuiti per sesso, età (18-79 anni), livello d’istruzione e area geografica. L’inchiesta è stata svolta tra giugno e luglio dell’anno scorso. Stando a quanto emerso, nel carrello della spesa finiscono spesso prodotti che si scelgono per slogan che vantano qualità nutrizionali o effetti benefici (“senza zuccheri aggiunti”, “poche calorie”, etc…).

Il problema, però, secondo l’associazione “è che gli slogan nutrizionali e salutistici si basano su singoli ingredienti o nutrienti, per esempio le fibre o una certa vitamina, ma non tengono conto della composizione complessiva dell’alimento, che potrebbe essere fortemente sbilanciata sotto il profilo dei grassi, degli zuccheri o del sale”.

Data di scadenza o termine minimo?

Anche sulla data di scadenza c’è spesso un po’ di confusione: l’86% degli intervistati la verifica, è vero, ma per il 23% è difficile da trovare e per il 15% da leggere. Sono soprattutto gli anziani ad avere questa difficoltà. Le diciture sono generalmente due: “da consumare entro” (data di scadenza) e “da consumarsi preferibilmente entro” (termine minimo di conservazione).

Sebbene la quasi totalità (97%) degli intervistati abbia detto di conoscere bene le due diciture, pochi hanno compreso bene la differenza. È importante sapere che la data di scadenza indica che superata quella data, il prodotto non va consumato, perché potrebbe mettere a rischio la salute. Il termine minimo di conservazione, invece, concede la possibilità di consumare il prodotto anche qualche giorno o settimana dopo (avvalendosi di vista, gusto e olfatto per verificare se si può mangiare ancora).

L’analisi di Altronconsumo si conclude con una richiesta di maggiore chiarezza, specialmente riguardo le informazioni. Gli ingredienti devono essere riportati con caratteri grandi e leggibili, perché è importante confrontare prodotti simili. Non tutti sanno che gli ingredienti sono elencati in ordine decrescente, quindi i primi della lista sono presenti in maggiore quantità. Solo gli ingredienti in quantità inferiori al 2% sul totale del peso del prodotto finito possono essere indicati in ordine casuale.

Foto: Depositphotos.com.

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